lunedì 14 settembre 2009

Imparare a leggere: che momento magico

Giulia

Non ricordo che età avessi, ma rammento molto bene il giorno che cominciai a guardare con curiosità quegli strani segni neri che erano sotto le illustrazioni di un libro che qualcuno mi aveva regalato. Già da tempo avevo imparato a far parlare io quelle illustrazioni, quei personaggi che apparivano ai miei occhi e che mi volevano raccontare qualcosa. Se un adulto era vicino a me, lo tempestavo di domande: chi è quello? cosa sta facendo? cosa dice? Con quella sete di sapere che è propria di ogni bambino.
Era mio fratello che qualche volta mi leggeva la storia. Ha sette anni più di me ed era molto bravo a creare l’atmosfera adatta ad ogni lettura, lo è ancora adesso con le sue nipoti. Seguivo i suoi occhi e le sue labbra e tutto mi sembrava assolutamente magico.
Scoprii, in seguito, che quei segni in grandezze diverse comparivano in altri luoghi: nelle pubblicità delle strade per esempio. Pian piano alcuni di loro si trasformarono nella mi testa in suoni o a volte in parole, quando erano semplici.
Mi divertivo in silenzio, da sola, a cercare di trasformarli nella mia testa, di fargli prendere vita. Segni che si trasformavano in suoni: era stupefacente.
Improvvisamente un giorno la maestra mi chiamò alla lavagna ed io lessi una dopo l'altra tutte quelle parole che erano davanti a me in sequenza ordinata e appariva tutto chiaro: un mondo si era spalancato ai miei occhi e alla mia mente. Improvvisamente mi sono fermata ed ho detto: “Ma sto leggendo!”. Ho chiara in mente quell'immagine, ho davanti a me il sorriso compiaciuto della mia maestra e non so se ci fosse davvero, ma ricordo la presenza di mia mamma. E' possibile? credo di no, ma sicuramente dentro di me era forte il desiderio che ci fosse, perché lei non doveva mai mancare quando mi succedeva qualcosa di importante.
Finalmente comprendevo quello che una volta semplicemente guardavo.
E' incredibile come questi ricordi siano ancora così vivi dentro di me! Forse perchè la lettura è oggi diventata così importante nella mia vita e mi ha aiutato ad affrontare con più coraggio la realtà, mi ha prepara ad affrontare anche momenti difficili, perché in qualche modo non mi colgono più di sorpresa.

Non sono stata, invece, da ragazza una grande lettrice. Amavo troppo correre, stare all'aria aperta, giocare. La lettura la lasciavo a quando ero malata ed allora era il libro a restituirmi la libertà perduta, in quei giorni in cui mi sentivo agli arresti domiciliari. Non lo mollavo più fino a quando non fosse finito e lo chiudevo con dispiacere a meno che non ce ne fosse un altro ad attendermi.
Mi immergevo in quelle realtà: ogni libro era un mondo a sé. Io ci entravo dentro con tutta me stessa. Mi identificavo col personaggio che più sentivo vicino al mio modo di essere e di sentire e attraverso lui mi relazionavo con tutti gli altri. Quando chiudevo il libro tutto continuava a vivere nella mia immaginazione.
Se finalmente potevo uscire, abbandonavo i libri per vivere all’aperto, ma ero più ricca e le storie tornavano ad animarsi nei miei giochi con gli amici.

Oggi comincia la scuola. Spero che imparare abbia lo stesso fascino che aveva per me alla loro età. Lo auguro in particolare a Giulia (la figlia di mia nipote) che oggi varca per la prima volta quel mondo.

Fotografie tratte dal film Essere e avere di Nicolas Philibert

13 commenti:

Silvia ha detto...

Sai che mi sono commossa? Imparare a leggere è come nascere una seconda volta, e per certi aspetti è come nascere la prima volta. Si apre l'universo immenso dello scritto, e poi della stampa. E non si è più figli di nessuno, non si vive più in terra straniera, si appartiene ad un idioma, per poi, volendo, diventare cittadini del mondo.

Solimano ha detto...

Siamo diversi, Giulia. Non ricordo nulla di come ho imparato a leggere, salvo qualche quaderno a righe che aveva conservato la mamma, con sopra la figurina che mi avevano fatto disegnare e sotto la parola scritta (ma li rividi dopo i trent'anni. Non ricordo neppure i maestri delle prime tre classi.
Ricordo quasi tutto delle prime letture per conto mio (non dei libri scolastici): i libricini della BUR, quelli con la copertina grigia: volume singolo L.60, volume doppio L.120 etc. Un centinaio li ho ancora. La voracità della lettura che avevo a 12 anni non l'ho avuta più.
Quello che ricordo benissimo sono i libri di Scarry, con mio figlio di tre anni che puntava il dito e io che gli raccontavo cos'era. Andavamo avanti per mezz'ora, appena tornavo dall'ufficio e non so se ero più contento io o era più contento lui.

grazie Giulia e saluti
Solimano

Habanera ha detto...

Io ricordo perfettamente, sì, ricordo...
Il desiderio di imparare a leggere mi divorava, non vedevo l'ora di iniziare la scuola per poter leggere finalmente da sola, senza dover più dipendere dai "grandi".
Ho imparato prestissimo, molto prima dei miei compagni di classe, e mi fu dato anche un premio dalla mia maestra che era orgogliosissima di me.
Senza tutti i libri che ho letto non sarei io, sarei un'altra, diversa. Noi siamo anche quello che abbiamo letto e non importa ricordare sempre tutti i particolari, i dettagli.
Conta, secondo me, l'azione che quel determinato libro ha avuto su di noi, il contributo che ha dato alla nostra formazione.
E' un tesoro immenso, molto personale e non condivisibile, che ciascuno custodisce dentro di sè.

Bentornata, Giulia, con questo bel post.
H.

mazapegul ha detto...

Io ricordo di quando non sapevo leggere: guardavo i libriccini di Mio-Mao, che chissà perché teneva la mia vecchia zia Andreina: storie senza parole di un gatto; fumetti muti. L'ultimo anno della materna sapevo leggere abbastanza bene e l'anno successivo avrei iniziato con Tex, che mi avrebbe accompagnato fino alla fine delle medie.
Quando io abbia imparato, non lo so. Dice mio padre che una volta passammo di fianco a un bar della Motta e io chiesi di fermarci a prendere le brioches: fu il primo avviso agli adulti che sapevo leggere.

Auguri alla piccola Giulia!

Maz

Barbara Cerquetti ha detto...

Ahahah!
Esperienze superdiversissime le nostre!
Io l'ho vissuta come una tortura cinese, ma di quelle cattive cattive.

Sentite qua:
verso giugno mia madre si mise in testa che io dovevo arrivare al primo giorno di scuola già capace di leggere e scrivere. Ogni pomeriggio mi faceva sedere al tavolo della cucina a fare stanghette. Dopo due giorni di quello strazio lanciai il quaderno dalla finestra (all'epoca eravamo al piano terra e la finestra dava sul nostro orto, tranquilli!), tra le strilla di mia madre che mi inseguiva indignata. Corsi nell'orto e iniziai a correre in cerchio attorno al nostro vecchio fico gridando:
-Uhuhuhuh! Non me ne importa un fico! Non me ne importa un fico! Fico guarda: non me ne importa un fico!

La passione per la scrittura mi venne a otto anni, quando capii che potevo scrivere le storie che inventavo così non me le sarei più dimenticate.

La passione per la lettura arrivò con l'adolescenza, quando scoprii che mamma nascondeva in doppia fila i romanzetti con le "scene zozze" ! Ah, l'adolescenza!

Anonimo ha detto...

Silvia, credo proprio di ricordare quel giorno in particolare per il motivo che dici e perchè la maestra seppe dargli un peso particolare. Era una donna piccola e dolce che, al contrario d molti maestri di quel periodo, era molto affettiva.

Solimano, anche io non ricordo nulla di cosa facessero leggere, anzi no, ricordo il libro Cuore di De Amicis che non mi piaceva per gli stessi motivi per cui non mi piace adesso. Credo che a farmi allontanare dalla lettura in seguito sia stata proprio la scuola. La passione per i libri, che a volte rischia di essere un po' eccessiva, è venuta dopo, molto dopo.
Sono d'accordo Habanera, i libri che leggiamo hanno preso un posto importante, ma quando ero ragazza non era per me così: è stato il gioco ad aiutarmi molto, in particolare lo sport.

Barbara, mia madre era esigente, ma grazie al cielo non ci aiutava nella scuola, nè ha mai fatto pressione perchè imparassimo prima. Ogni cosa a suo tempo e ci ha sempre fatto fare da soli. Al tuo posto anche io avrei lanciato quel quaderno chissà dove!
Io amavo scrivere poesie, tipo filastrocche che regalavo a tutta la famiglia.

Saluti a tutti
Giulia

Ermione ha detto...

Non ricordo quando e come imparai a leggere, mentre ricordo perfettamente le pagine e pagine di aste, cerchi, lettere e sillabe che mi portarono a scrivere bene da subito. Poi, crescendo, sono diventata un'avidissima lettrice. Guarda, nulla è cambiato nei bambini di oggi che cominciano la priman la classe che faccio quest'anno: stessa voglia di imparare e scoprire, stessa magia, stesso stupore nei loro occhi, stesso entusiasmo quando qualcosa riesce bene. E che dire dei numeri! La soddisfazione che mi danno i bambini quando si parla di questo mondo meraviglioso dei numeri è ineguagliabile.

Anonimo ha detto...

Cara Ermione, condivido con te questo amore per i bambini e per la gioia dei loro sguardi quando imparano e crescono. I miei erano più grandi, ma per altre cose si sapevano entusiasmare insieme a me.
Devi essere davvero una brava insegnante perchè sai provare entusiasmo con loro. Grazie per quello che hai detto, mi piacerebbe davvero parlare più a lungo con te di questo.
Un abbraccio grande
Giulia

Solimano ha detto...

Mi sono ricordato qual è stato il libro fondamentale nella prima adolescenza: l'Orlando Furioso!
E' un poderoso stimolo alla fantasia. Tutto l'ho letto e riletto e i più bei personaggi erano Astolfo e Olimpia. Anche Angelica, però che antipatico quel Medoro che vince il biglietto della lotteria!

saluti
Solimano

Anonimo ha detto...

Anche io ho amato molto l'Orlando Furioso. Con i miei allievi lo abbiamo letto e rappresentato in uno spettacolo teatrale. Non mi sono mai divertita tanto e i ragazzi lo hanno amato tantissimo (ed erano in seconda media). Chi dice che non ci si può divertire a scuola?

Barbara Cerquetti ha detto...

Ma quale Orlando Furioso!

"Ribelle in amore", quello sì che era un titolo da adolescenti: le appassionanti vicende della duchessa Miranda che sposa controvoglia un capitano di marina del quale poi si innamora perdutamente, viene rapita da un crudelissimo conte russo e fugge per tutta l'Europa pur di ricongiungersi (in ogni senso) al suo amore. Nel frattempo approfondisce diversi temi filosofici culturali con: uno schiavo greco, un marajà persiano, un soldato irlandese. Ma in tutti questi simposi non dimentica mai il marito. Ah, quelli sì che erano grandi libri! ;-)

(Ricordava un pochetto la serie di Angelica, ma vabbè).

Solimano ha detto...

Eh no, Barbara! L'Orlando Furioso l'avrai letto in una edizione curata dalle Benemerite Suore di Santa Rita della Perdonanza di Cingoli. Leggiti i canti con Ruggero e la maga Alcina, con il rapporto fra Fiammetta e Ricciardetto, col racconto dell'oste sul duca longobardo e il suo scudiero che gestiscono in due una pudica fanciulla, poi ne parliamo. I temi filosofici e culturali sono approfonditi con tale acribìa che La Meravigliosa Angelica sembra una cresimanda.
A proposito... ce l'ho il DVD del primo film di Borderie e qui mi si pone il dubbio da blogghiere pudibondo: i capezzoli della Signora Michèle Mercier li metto o no? Per le natiche sono quasi per il sì, ma i capezzoli? Eh?
Questi sono i veri problemi!

saluti
Solimano

Barbara Cerquetti ha detto...

Solimano: ma veramente? Non erano mica quelle le parti che c'ha fatto studiare al liceo Madre Addolorata delle Sette Ferite! Mi sa che farò un ripassino...

p.s. In my opinion i capezzoli sono più eleganti se li si immagina, ma la questione è effettivamente difficile.