(Molino, "Bertoldo", 1937)
Sempre nel libro di cui ho scritto l'altro giorno, ho trovato un altro brano di Giovanni Mosca: fu pubblicato il 19 giugno 1935 su "Marc'Aurelio". E' una parodia di Edmondo De Amicis e di tutti i doloristi e le doloriste a seguito; non solo, dei genitori che instillano nei figli giorno per giorno sensi di colpa irrimediabili (o quasi). A parte il sommo divertimento, mi sembra che valga la pena di rileggerlo, perché il dolorismo e la colpevolizzazione sono ben presenti in rete:
Tu sai quanto tua madre ed io ti vogliamo bene, Paolino, figliol nostro, epperciò mi piange il cuore ogni volta che devo rimproverarti: ma stamane, Paolino, quando tu dormivi, quando io ero già al mio lavoro di tutti i giorni, e tua madre, poveretta - che non dorme più, non mangia più, piange sempre perché sei tu, Paolino, che uccidi tua madre, sei tu, Paolino, che le spezzi il cuore - camminava in silenzio per casa per non svegliarti, stamane, dico, un cavallo imbizzarrito, rovesciato al suolo il guidatore, attraversava correndo pazzamente il corso Valdocco, imboccava per via Garibaldi, giungeva in piazza dello Statuto, ove, per fortuna, il pompiere Bottino, Giuseppe Bottino di cinquantasei anni, da Moncalieri, riusciva a fermarlo con grave pericolo della sua vita. E tu, Paolino, dormivi. Tu non t'alzi presto la mattina, figlio mio, tu non percorri mai, sempre vigile, sempre in guardia, il tratto corso Valdocco via Garibaldi piazza dello Statuto, in attesa di cavalli imbizzarriti. I cavalli imbizzarriti passano, rovesciano i vecchi, seminano strage, e tu dormi, Paolino, o, quel che è peggio, giuochi. E tua madre soffre, e io mi ammazzo di lavoro per te: ma passano i cavalli imbizzarriti, e tu non ne fermi uno: tu dormi e giuochi, Paolino.
Tuo padre
Le immagini sono di Walter Molino, che prima di realizzare per trent'anni le copertine della Domenica del Corriere (cominciò nel 1941) disegnava soprattutto donnine provocanti (cover girl) per "Marc'Aurelio" e "Bertoldo".
a smentirmi su tutto ciò che dico sulla Lituania... (Molino, "Bertoldo", 1937)
4 commenti:
Questo brano è strepitoso!
Quante persone dovrebbero leggerlo, qui dalle mie parti!
Qualche volta farei bene a leggerlo pure io mi sa!
Davvero una chicca... Davvero se non si soffre per alcuni si vive sempre nel "peccato"...
Grazie
Uno dei più brutti momenti della mia vita è stato quando, anche senza figli, mi sono accorta che mi ero data alla produzione industriale di sensi di colpa altrui. Mi sono fatta schifo.
Ho riflettuto sui temi che normalmente si danno nelle scuole medie superiori.
Credo che nessuno si sognerebbe di dare due temi con i due brani di Giovanni Mosca che ho inserito nei due post, e con un "Dite cosa ne pensate".
Sono brani scritti male? No.
Sono brani che non trattano problemi reali? No, anche il brano col Granduca e Bertoldo tratta questioni di espressione e di comunicazione serie, che riguardano sia la letteratura che la comunicazione interpersonale.
E allora, perché? Perché, in modo spesso inconscio, quasi tutti avvertono che a certi problemi è meglio girarci intorno, facendo finta che non esistano: chi ce li ha, si gratti!
Poi, c'è un'altra questione: il senso dell'umorismo che tutti dicono di avere in modo inversamente proporzionale all'invidia, che nessuno ha. Credo che molti, leggendo questi brani, alla fine dicano: embè? E in quel caso non c'è niente da fare, come non c'era niente da fare col Caso Scafroglia di Corrado Guzzanti, una delle trasmissioni migliori in assoluto che ci siano state alla TV.
Pe me le due parti di questo commento sono strettamente collegate l'una all'altra, si rimandano la palla vicendevolmente, una sfiga tira l'altra.
Scrivevo in Perle nel pagliaio: "Tu puoi scrivere il miglior post della tua vita, ma contro chi ti risponde "Uhei!" o "Aarghhh!", sei assolutamente disarmato".
grazie Barbara Giulia Silvia e saluti
Solimano
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