domenica 5 luglio 2009

Una Woodstock della democrazia

Solimano

In questi giorni, siccome sono curioso, ho esplorato il blog di Pippo Civati. Sentite un po' cosa mi è successo.

Mi sono letto il breve discorso che ha fatto al Lingotto, solo che a un certo punto sono inciampato in questo brano:

Come alle feste che qualcuno portava i dischi e qualcun altro portava da bere, noi portiamo i contenuti e la speranza di una politica diversa, vicina, ‘etica’ perché fa bene le cose, perché non fa perdere risorse, perché non ci fa perdere tempo. A noi, al Paese, alle persone che di tempo ne hanno già pochissimo. Per questo abbiamo pensato a questa Woodstock democratica, tornando sul “luogo del delitto”, dove tante cose erano state rappresentate, nell’entusiasmo generale, prima di essere clamorosamente lasciate da parte.
27 giugno 11.45

Eh no! Questa non gliela potevo lasciar passare, ed ho scritto questo commento:

Woodstock democratica... questa è bella! Proprio tu, Civati, che hai combattuto ogni forma di morettismo, di girotondismo e anche di ulivismo, ora usi un nome del genere! Per la Festa di Protesta in Piazza San Giovanni scrissi "Una Woodstock della democrazia" nel blog di Claudio Sabelli Fioretti, un post che girò la rete, arrivò persino in Dagospia. Fu pubblicato anche a Monza su Arengario, visto che sono monzese, e lo trovi qui, in data 16 settembre 2002. Credo proprio che tu l'abbia letto.
Ma basta andare in Google per accorgersene.
La legge del contrappasso ha colpito ancora...
Ma Nanni Moretti merita ancora la damnatio memoriae oppure no?
Ah, giovinastri! Scegliete i lemmi vostri e lasciate stare quelli che abbiamo usato noi.

saludos
Solimano
28 giugno ore 13.14

dopo quattro minuti quattro è apparso questo commento anonimo (in quel posto costuma l'anonimato, chissà perché):

si si sicuro termini come giovinastri e come saludos te li lasciamo volentieri.
Anonimo
28 giugno ore 13.18


Ah giovinatri! Filippo Neri diceva ai ragazzi dell'oratorio: "State buoni se potete!"" ed io dico a Pippo Civati: "Non copiare, se puoi!". Fortebraccio diceva che Tanassi aveva la fronte inutilmente spaziosa, io mi permetto di dire che esiste anche chi è inutilmente giovane. A scanso di ulteriori copiature metto qui il post come uscì originariamente nel blog di Claudio Sabelli Fioretti. Ne sono tuttora fiero, non per merito, ma chi scrive sa che a volte (molto raramente) succede che più che scrivere si viene scritti, e lo si fa senza fatica. Così successe quella volta. Eccolo qui:


WOODSTOCK DELLA DEMOCRAZIA
da Primo Casalini, Monza

Venti poliziotti con la faccia dura in fondo alla pensilina di Roma Termini. Mille persone che scendono dal treno, ognuna col suo zaino. Santoro che si sbraccia per salutare i plauditores. Cesare Salvi ed Aldo Tortorella seccatissimi vicino a Via Merulana perché non erano riusciti ad entrare nella piazza per la calca. Ma la calca si poteva affrontare, io l'ho fatto quattro volte; e che, aviveno paura che je stropicciassero la giacca? Il baracchino ladresco dell'acqua minerale: due Euro la bottiglietta. La telefonata ad una amica da Piazza S.Martino ai Monti, proprio mentre dalla chiesa uscivano gli sposi, attesi da una rossa Ferrari. Il gruppetto di monzesi loscamente da me dirottati in Piazza Vittorio: "Ne parla Gadda…" L'ora di arrivo a Milano era prevista per le 5 AM; qualcuno ha fatto la proposta di fare una manifestazione appena scesi dal treno col motto: "Milano, svegliati!" La proposta è stata bocciata. A malincuore. Il ragazzo col pacco delle copie del Manifesto vendute tutte in cinque minuti. Due metri davanti ai venti poliziotti etc etc. La cappella di S.Zenone ("il giardino del paradiso") in Santa Prassede. Ci si ammucchiano trenta turisti, tutti col naso per aria a sentire le frasi profumate della maestra giardiniera. Si spegne la luce a tempo, e je tocca a Primetto de mettece 'a moneta. Giovanni Berlinguer, aristocratico, elegante, bello, settantasettenne. Ci passa davanti. Lo applaudiamo. Ci guarda e ci sorride come se sorridesse ad ognuno di noi. Il folgorante incipit di Moretti: "Non perdiamoci di vista!". Il saluto nu puculillo scucciato di Bertinotti, alla che tocca a ffà pe' campà. Flores la mena con la numerologia del quanti siamo, argomento che Moretti sottilmente non tratta: perché parlare dell'evidenza? Veltroni, il sindaco, c'è pure lui. Uno da 7+, che è un bel voto. Gli voglio bene. Fanno parlare una studentessa di 17 anni, perché, si sa, i giovani... Meglio Vittorio Foa o Giovanni Berlinguer, per i giovani, che oggi sono in tanti. La sacca delle girandole cinque metri dietro i venti poliziotti etc etc. Ne prendo una, a righe bianco-azzurre (non ditelo ai romanisti!). Per quasi tutto il giorno, vorticherà invidiata sopra il mio zaino. Sparirà misteriosamente a metà pomeriggio. In quali mani sarà ora? Trattatela con dolcezza... C'è pure Arturo Parisi. Nun je frega gnente a nissuno. Rita Borsellino e Federico Orlando: con Moretti, gli interventi migliori. Flores dice tante cose giuste, intelligenti, acute, ma le dice con un'aria che ti vien voglia di dargli torto. Ci sono pure Bersani, Finocchiaro, Turco e Visco: i dalemiani hanno preso appena in tempo l'ultimo predellino dell'ultimo vagone dell'ultimo metrò. Ma anche a loro, in particolare a Bersani, voglio bene. Al nome di D'Alema, fatto da chissà chi, applausi e zittii pari sono. Un nome che unisce... Gli ippocastani lungo tutta via Merulana: ma ci sono sempre stati? Non li ricordavo. Il gusto innegabile di Moretti nello scegliere i cantanti ed i musicisti: Vecchioni, Mannoia, De Gregori, Avion Travel, Barbarossa; nessun rischio di uva fogherina nè di coro bulgaro di Plovdiv. Una Woodstock intelligente e politicamente corretta. Non è una battuta, è una lode. La faccenda è durata dalle 14.30 alle 20: cinque ore e mezzo senza nomenclaturizzare, per fortuna, ma anche per accortezza. Proprio una festa di protesta, come si voleva che fosse. I venti carabinieri giovanissimi (quasi dei ragazzi), che in fila longobarda cercano di attraversare la calca: facce più smarrite che dure. I tanti Emergency venuti per Gino Strada. Tutti con la maglietta rossa e la scritta bianca. Ognuno di loro in treno legge un libro. Utopisti senza essere rompicoglioni. Molte ragazze giovanissime. A proposito, fatto cento il totale, cinquanta erano donne. E questa, per manifestazioni così, è una novità, e grande. L'altra novità è che Internet è oramai fondamentale. Magari solo il 10% di questi lo usa bene; ma basta ed avanza per tenerli tutti (e tutte) svegli col passaparola. Moretti, furbissimo, ha letto il nome "Sergio Cofferati" con lo stesso tono asettico con cui aveva letto gli altri nomi. Entusiasmo prolungato. Moretti lo ha lasciato sfogare fino (quasi) all'ultimo battimani, e poi, sempre con lo stesso tono ha detto: "Gugliemo Epifani". Così si fa. Mentre il solito Flores, sempre tanto colto, tanto acuto etc etc, mezz'ora dopo ha costruito una storia tipo "ci sarà un operaio alla Pirelli...". Ma cosa crede Flores? Questi non hanno l'anello al naso. Così non si fa. Ciò detto, continuerò a leggere Micromega. Incidenti? Zero, a parte la sparizione (sigh) della mia girandola.
16 settembre 2002

P.S. Nelle immagini, Nanni Moretti nel film Aprile (1998).


9 commenti:

annarita ha detto...

Prima di imbarcarmi in un commento sono andata a curiosare nel blog che citi. Così, tanto per avere un'infarinatura, visto che ignoravo completamente l'esistenza di questo signor Civati. Siamo nel tuo territorio, insomma. Per mia fondamentale e ottimistica propensione alla fiducia nel prossimo, ho creduto per buona parte del post che si trattasse di una pura coincidenza, ma la risposta in forma anonima, che l'anonimato non è mai limpido, non mi è piaciuta. Non ci voleva molto a scrivere due righe chiarificatrici invece di quel commento un po' supponente che lascia il tempo che trova. È sempre così difficoltoso sprecare due parole in nome della chiarezza, del rispetto e della trasparenza? A volte sembra proprio di sì. Tiremm innanz.
Salutissimi, Annarita

sabrinamanca ha detto...

Io mi son fatta davvero delle belle risate nel gustare questi post (due insieme, alla fine).
E mi son chiesta che cos'è che gente, come me, che crede di difendere valori che possono dirsi di sinistra dovrebbe fare di fronte alle insistenti richieste di iscriversi al PD.
Come fare della politica,quella in cui si crede, vivendo?

Silvia ha detto...

Che bell'articolo Solimano:) Mi ci soo calata dentro e mi sarebbe piaciuto esserci. Ci sono a volte delle "storie" che senti ti possano appartenere.
Per quanto riguarda il plagio, credo che in rete sia all'ordine del giorno. Fai bene a segnalarlo ma non credo che tu possa fare di più se non ti sei cautelato prima. E se uno, ad una domanda legittima come la tua, risponde in forma anonima e in quel modo, ha già detto tutto quello che doveva dire: che è un coglione.
Buona serata:)

Amfortas ha detto...

Io, come sempre mi succede in questi casi, resto ammirato della passione politica che anima tutti, originali e copie.
O non avte sbattuto il muso tanto forte come è successo a me, oppure, ipotesi più probabile, avete più pazienza.
Ciao.
P.S.
L'anonimato in Rete giustifica tutte le pretese di "regolarizzazione" che di solito sono l'anticamera della censura.

Barbara Cerquetti ha detto...

Caro Primo, che ce voi fa?

Senti cosa accadde a me in terza media. La professoressa di educazione artistica ci da come compito la realizzazione di un cartellone pubblicitario. Io scelsi di fare la pubblicità di una bibita e disegnai un sole molto accaldato che beveva con la cannuccia trovando sollievo.
La prof disse che non era niente di che e mi diede una sufficienza stiracchiata.

Due anni dopo la COCA COLA (scusate se è poco) fa uno spot con un sole accaldato e sudacchiato che beve con la cannuccia, trovando sollievo.

Sgrunt.

Detto questo il tuo articolo è bellissimo. Mi sembrava di stare lì anch'io.

Silvia ha detto...

Barbara vuoi dire che ora la tua insegnante è alle Maldive sotto il sole accaldato che ha rubato a te:)?

Solimano ha detto...

Il punto non è la piccola copiatura, niente di che.
Da Abbracci e pop corn non copiano solo le immagini (che ho lasciato libere volutamente) ma copiano interi post senza mettere il link e ottengono magari una esposizione migliore perché accettano la pubblicità da Google, cosa che io non voglio fare. Ma non mi lamento, sono contentissimo di come va il blog del cinema, né mi sogno di andare a protestare nei blog che copiano, per loro sarebbe una soddisfazione. Lascio perdere, si stuferanno, come tutti quelli che si basano solo sull'opportunismo.

Il mio fastidio riguardo a Pippo Civati è legato al fatto che è stato sempre molto ostile alla Festa di Protesta, alla Associzione di Monza per l'Ulivo. Cosa lecita, essere ostile, ma per favore si faccia gli slogan suoi e lasci stare i nostri. Non faccia il furbo per di più romantico.
Il bel risultato di tutta l'ostilità degli apparati (di cui Civati faceva e fa parte) è stato che adesso molti non votano il PD ma l'IDV, cosa che io non faccio, ma capisco chi lo fa.
Questa dei piombini non è una rivoluzione, ma una caricatura: è come se i sagrestani si rivoltassero contro i preti per dir messa al loro posto. E i fedeli ed i catecumeni che volete che facciano? Se ne vanno dalla chiesa. Ma ci tornerò, su questo argomento.

grazie e saludos
Solimano

Barbara Cerquetti ha detto...

Silvia : no no, io volevo solo dire che la prof poteva darmi anche un votarello più alto, visto che in fondo non era un'idea così malvagia...

...però...effettivamente... adesso che mi ci fai pensare, mica lo so che fine ha fatto!
;-)

Primo : in quegli anni io ero una giovinastra (eheh) nel vero senso della parola. Non scherzo. Della politica non me ne importava niente, le uniche cose che mi interessavano era l'amore (non quello universale) e la musica rock!
Il 2002 lo ricordo solo per un fantastico Heinneken Jamming Festival in cui suonarono i Red Hot Chilli Peppers. Ero andata solo per loro e mi delusero profondamente. Ma poi, in quello stesso festival, ascoltai Santana, uno dei concerti più belli della mia vita.
I girotondi erano per me lontani anni luce.
Beh, passano gli anni e cambiano le teste, e il tuo articolo me li ha resi un po' più vicini. Grazie, ciao.

Solimano ha detto...

Barbara, quel giorno a Piazza San Giovanni avevo appuntamento con tre compagnie: quella dei monzesi con cui avevo viaggiato in treno, quella di Ulivo Selvatico e quella dei compagnucci e delle compagnucce del blog di Claudio Sabelli Fioretti, che mi perdonò perché disse che gli avevo tolto l'incombenza di scrivere lui la cronaca.

Fra i commenti, il più gradevole fu questo, di una compagnuccia romana:

PRIMO CASALINI
da Valeria Garabello

Primo: Casalini, ti abbiamo evocato, ti abbiamo aspettato e ora - come dice Claudio - con questa cronistoria della manifestazione, anche perdonato per non esserci venuto a salutare (Ceratti in particolare era in lutto, fai qualcosa)
Secondo: sì, gli ippocastani ci son sempre stati a via Merulana e pure troppo. Pensa che essendo ormai diventati un pericolo per i passanti (cadevano rami grossi come case a ogni piovutina pure insulsa) i romani ne chiedevano a gran voce come minimo la potatura regolare. E invece niente. Fino alla provvidenziale visita del papa alla basilica di san giovanni. Dovendo fare quella strada, il Comune ha provveduto. 7+ a Veltroni? Gli tolgo quel + almeno fino a quando non organizza bene la potatura degli alberi, occulto pericolo pubblico delle strade romane, peggio dei motorini (c'è gente sulla sedia a rotelle perché gli è cadutoi un ramo sulla schiena). Ciao.


Fra i partecipanti a quel blog, c'era anche Piergiorgio Welby, e quando Claudio pubblicò il suo libro "La mia vita è come un blog", Barbara Melotti ed io ci mettemmo a recuperare tutti gli interventi che Piergiorgio aveva scritto (scriveva molto bene: colto, ironico, per forza di cose drammatico negli ultimi tempi). Così il libro uscì doppio, perché c'era un libro allegato con gli scritti di Piergiorgio e alla presentazione qui a Milano intervenne anche Mina Welby.

Dopo di che, chmemmefrega a me di Pippo Civati, che si comporta in quel modo? Andrà a sbattere, perché se ne accorgeranno, ma intanto illude qualcuno, e si perde del tempo.

Ho sempre saputo, Barbara, che hai un che di giovinastra. Continua così che vai bene (eh eh...)

Non capiscono neppure un po' di ironia, il che significa che non sanno neanche dove stia di casa l'autoironia. E questo è il guaio più grosso.

grazie e saludos
Solimano