lunedì 6 luglio 2009

Sì, viaggiare (1)

Annarita

Era un mio vecchio sogno.
Sin dal lontano giorno in cui ritagliai dal supplemento I Viaggi di Repubblica un articolo che riguardava Hay-on-Wye, la bizzarra storia di Richard Booth che il 1 aprile 1977 dichiarò il paesino principato indipendente e si autoproclamò re.
E allora, direte voi?

Allora sappiate che questo delizioso paesino gallese del Powys, al confine con la contea inglese di Herefordshire, è noto dappertutto come il paese dei libri.
Il fantasioso signor Booth vi aprì nel 1961 la prima libreria dell'usato, presto seguita da numerose altre con un tale incremento turistico da far proclamare appunto nel 1970 Hay-on-Wye come Book Town.
Migrando dalla scrivania alle guide turistiche, il prezioso ritaglio poi è andato perduto, ma non è per questo diminuita la curiosità e quando quest'anno il consorte ha proposto un itinerario letterario che passava non lontano da lì, ho gettato subito l'esca alla quale il suddetto ha abboccato, quale notorio e storico appassionato di volumi vecchi e nuovi.
Come viatico avevo le numerose informazioni trovate su Internet e la conseguente, piacevolissima lettura del post che la nostra Sabrina aveva dedicato all'argomento nel suo blog.

Siamo arrivati a destinazione verso le quattordici e mi è stato subito ben chiaro che non saremmo riusciti a visitare tutte le librerie a causa della deprecabile abitudine anglosassone di chiudere bottega alle 17,30 con somma noncuranza nei confronti dei turisti.
Un gelato è stato il nostro rapido pasto e poi via, a passo di marcia e senza un criterio preciso.
Tutti e due avevamo però un campo di ricerca ben preciso: il consorte miss Austen ed io le Bronte sister e i preraffaelliti.
La ricerca è stata piuttosto fruttuosa e ci ha poi portati ai piedi del castello...

All'interno delle vaste stanze semibuie regnava la più totale confusione ed era quasi impossibile orientarsi e cercare. Abbiamo abbandonato in fretta l'impresa. Del resto il mio cuore era già stretto per il colpo d'occhio all'ingresso...

Interi scaffali traboccanti di libri, affidati al buon cuore dei lettori al prezzo di 50 e 30 pence, dipendeva dalla rilegatura, dopo una vita più o meno lunga all'addiaccio e alle intemperie. Una visione insostenibile! È vero che si trattava per la maggior parte di cose senza importanza o interesse, ma frugando tra gli scaffali erosi dalla ruggine ho trovato:
The Earthly Paradise (William Morris) vol.1, 1911
Mary Queen of Scots ((Eric Linklater), 1930
La famille Bronte (Robert de Traz), 1939
Gaio Sallustio Crispo tradotto da Vittorio Alfieri da Asti, 1823

Poveri libri! Li ho portati via con me, verso l'approdo sicuro che sarebbe diventata per loro la mia libreria. Mi sentivo come una mamma che avesse adottato dei bambini abbandonati, sottraendoli alla vita della strada. Esagero? Abbiate pazienza. A me i libri maltrattati fanno questo effetto.



Vi lascio con due immagini dell'HCB, l'Hay Cinema Bookshop, la più grande libreria del paese con circa 200.000 volumi in perfetto ordine. È stato un piacere aggirarsi tra gli scaffali ordinati e chiaramente identificati per argomento! Che libridine!

P.S. Cliccate sulle immagini per vedere meglio!

8 commenti:

Gioacchino ha detto...

Un bel post, fa venire voglia di viaggiare, scegliere un tema per farlo, prevedere e superare le fatiche e le bizzarre abitudini che ci aspettano altrove, come la chiusura dei negozi alle 17.30 (ma alcuni posti sono così, e credo che ci sia una giusta ragione in ciò che fanno, anche se non riesco a vederla, o forse. sì). Credo che il livello di cultura e civiltà di una città si misuri anche osservando le sue librerie. Dove vivo ci sono 4 grandi librerie concentrate nel Centro storico, nel raggio cioè 500 mt., fuori del quale inizia una penuria sconcertante e la dice lunga - se non sulla cultura dei miei concittadini - almeno sulla loro mentalità da "pecora al pascolo", che se ha bisogno di qualcosa deve percorrere chilometri di traffico per infilarsi infine in un budello umano tutt'altro che piacevole. Ma le note dolenti riguardano soprattutto le librerie di libri usati che per me sono sempre state una risorsa importante di letture, viste le mie scarse disponibilità economiche: ce ne sono due o tre, botteghe minuscole, male illuminate e stipate di libretti dal valore insignificante, buoni solo a prendere polvere, frammisti a soprammobili scheggiati e a comodini tarlati. Ci sono anche bancarelle di libri usati, sempre in centro, ma si sono ormai specializzate in riviste di "punto e croce", quaderni da colorare per bambini e vera spazzatura libraria. Ma credo, in fondo, che abbiamo ciò che ci meritiamo: sarà un caso il proliferare incontrollato di negozi di intimo, sempre affollatissimi?

Ciao,

Gioacchino

zena ha detto...

Che meraviglia!
E che libridine violenta, davvero.
Farei molto volentieri questo viaggetto, ma mi dovrei decidere ad imparare qualche parola d'inglese: sarei muta come un pesce anche a fronte delle domande più semplici, al mio stato attuale.

Vorrà dire che, nel frattempo, mi consolerò coi mercatini. Io riesco ancora a trovare qualche chicca.
Qualche classico, ad esempio...
Mi son portata a casa da Genova una edizione del '52 (Hoepli)della Divina Commedia col testo critico della SDI, comprensiva del rimario!
Il tutto per 5 euro.
Un abbraccio e grazie, cara Annarita, del tuo racconto.

zena

sabrinamanca ha detto...

Anche a me quegli scaffali all'aperto avevano dapprima stimolato un forte istinto di protezione ma poi ho pensato che faceva parte della magia del paese. Che voglia di tornare a Hay on Wye ma in Inghilterra dappertutto ci sono negozietti di libri usati gestiti da associazioni di volontariato.
Poprio ieri un'amica inglese mi ha chiesto se poteva dare i libri che avevo lasciato da lei ad una di queste associazioni. Col cuore debole ho detto, certo!!!

annarita ha detto...

Gioacchino, la chiusura dei negozi alle 17,30 è dettata dall'abitudine di cenare molto presto. Nei ristoranti infatti vedevamo gente a tavola gia alle 18,00 e spesso per noi, che preferivamo cenare dalle 20,00 in poi, si rivelava difficoltoso trovare un locale che restasse aperto oltre le 21,00, bar compresi! Nei paesi nordici hanno questo tipo di abitudine almeno da un paio di secoli, nei romanzi di Jane Austen i personaggi cenano addirittura molto prima! Quella della periferia spoglia culturalmente è purtroppo una dolente realtà di molte città italiane, ma in qualche quartiere sta avvenendo un certo risveglio fatto di incontri nelle biblioteche, dibattiti, presentazioni di libri. Certo, ci vorrebbero più librerie, che a volte in periferia sono collocate in situazioni davvero infelici, e bancarelle con meno spazzatura. Ho bellissimi ricordi di ore passate a spulciare le bancarelle! :-)
Zena, vale davvero la pena di fare viaggetti così! I mercatini vanno sempre frequentati, la ricerca spesso premia, come nel tuo caso :-)
Sabrina, innanzitutto grazie per le interessanti notizie del tuo post! Io sono ancora lontana dalla magia del luogo, ome dici tu, mi sento ancora emotivamente coinvolta da tanto abbandono...Sì, ho visto questi negozietti di cui parli. Se ci fossimo potuti fermare a visitare tutte le librerie, grandi e piccole, credo che saremmo ancora in Inghilterra. Sei stata generosa, io non sono capace. Figurati che ho prestato un libro in lettura a un amico e non vedo l'ora di riprenderglielo, visto che lui non ne parla :-)
Grazie e salutissimi a tutti, Annarita

Silvia ha detto...

Su questa cosa dei libri "prostituiti" sul ciglio della strada ci sarebbe da scrivere una storia. Sono certa che qualcuno di mia/nostra conoscenza ne avrebbe scritta una bellissima:) Comprendo il tuo stato d'animo e la sorpresa piacevole di aver scovato qualcosa che ne valesse la pena. E per quelli considerabili di poco conto? Per loro nessun conforto, nessun probabile acquirente? Mi auguro di sì. Mi piace pensarli come pensarli come persone dispensatrici d'amore.
Bel viaggio:)
Bacio

Amfortas ha detto...

La libridine mi è piaciuta assai :-)
Forse un giorno troverò la voglia (perché il tempo, volendo, c'è) di intraprendere un viaggio emozionalmente impegnativo.
Magari cenando ad un'ora decente!
Cioao :-)

Barbara Cerquetti ha detto...

Come mi ispira quel castello pieno di scaffali all'aperto...
...bello, bellissimo.

Un giorno ci andrò anch'io. Non so quando, ma ci andrò!

:-)

Solimano ha detto...

Annarita, le due macrofotografie delle librerie all'aperto mi hanno fatto venire in mente lo stato attuale delle mie quattro librerie (l'unica differenza è che le mie stanno al chiuso).
Per cui, l'ora delle grandi decisioni è giunta: quando ci vedremo porterò con me un dono personalizzato di libri per ogni partecipante, ed a chi la tocca la tocca, come la Divina Provvidenza (o la grandine?).
Riguardo i libri che hai preso tu, mi ha incuriosito il Morris, ma ancor più il Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri: credo che due stili di scrittura in fondo così diversi facciano le scintille fra di loro.
Per me, l'esperienza più bella è stata quella delle librerie antiquarie di Copenhagen, numerose, ben tenute e ben frequentate. Appena fuori, i canali così limpidi che vedi il fondo. Ah, la Danimarca!

grazie Annarita e saludos
Solimano