giovedì 30 luglio 2009

Educazione e semi d'anguria

sabrinamanca


Il fatto è accaduto l'estate scorsa. Me ne sono ricordata qualche giorno fa, mentre con pazienza eliminavo uno ad uno i semi dell'anguria che avevo davanti.
Sono a casa di amici. Il figlio di una coppia presente al pranzo ha circa due anni. I genitori gli mettono davanti una bella fetta d'anguria tagliata a cubetti. Continuano a chiacchierare con altri invitati mentre il bambino con il dito tenta di togliere qualche seme ma poi rinuncia e ingoia uno dopo l'altro i cubetti, soddisfatto.
All'improvviso entrambi i genitori lo guardano e urlano, nello stesso tempo, uno:
- Chi ti ha detto di togliere i semi?
L'altro:
- Chi ti ha detto di ingoiare i semi?
Dato che tutti a quella tavola avevamo ancora un filo di buon senso, compresi i genitori, abbiamo cercato di capire da dove venissero quei dictat imperiosi a proposito dei semi d'anguria.
- I semi rendono stitici, ha spiegato lei.
- All'interno dei semi c'è una sostanza che favorisce il transito, ha ribattuto lui.
Entrambe le spiegazioni venivano dalle famiglie d'origine, entrambe parevano incontestabilmente corrette, nessuna delle due era però sufficiente a spiegare l'impeto con il quale i due si erano rivolti al figlio, ancora smarrito.
Ognuno di noi ha tirato fuori i suoi ricordi di bambino, le imposizioni dei genitori riguardo all'anguria e altri frutti, legumi, cibarie diverse, che si potevano consumare solo in quel certo modo pena un evento catastrofico e una punizione severa.
Abbiamo riflettuto sui fatti minuscoli accaduti fra noi e i nostri genitori durante l'infanzia e che hanno condizionato con forza i nostri comportamenti odierni.
E soprattutto, i due genitori ci hanno raccontato la forza con la quale intimamente si erano affidati, bambini, alle parole dei propri genitori, rispetto all'anguria e a tanto altro, e quanto costava loro, ora, nel presente, lasciarsi andare, e far fare al figlio come voleva, nell'attesa di informazioni più dettagliate sui benefici/rischi dei semi dell'anguria.

5 commenti:

Solimano ha detto...

Io tendo a depurare dai semi la fetta di anguria (che non mangio a cubetti) ma non mi preoccupo soverchiamente se qualche seme scende giù per il gargarozzo.
Da quando ho capito che non c'è il rischio che mi cresca un'anguria nella pancia, procedo tranquillo.
Ma il discorso di Sabrina si presta a letture impegnative e spero di non turbare raccontando ciò che sciveva Erodoto prima del 400 a.C.
L'impero persiano conteneva molte nazioni con costumi differenti e un giorno il Gran Re volle metterli alla prova. Disse ad esponenti di una nazione che bruciava i suoi morti che invece li avrebbero dovuti mangiare, e a una nazione che mangiava i suoi morti che avrebbero dovuto bruciarli. Entrambe le nazioni risposero che avrebbero preferito morire piuttosto che cambiare queste loro usanze.
Noi naturalmente capiamo quelli che bruciano i morti, mentre orripiliamo su quelli che i morti li mangiano. Ma c'è stato un tempo non lontano in cui la nostra cultura non accettava che si bruciassero i morti, mentre adesso lo accetta.
Ma non finisce qui. Quando ci fu lo tsunami, mi ricordo un cronista che dalle coste indiane diceva che la situazione era talmente grave che la gente faceva falò su cui bruciare i morti (abituale costumanza in India da sempre).
E nella Bibbia, se gli ebrei vincevano contro un'altra nazione, o gli adulti maschi venivano uccisi o venivano comunque circoncisi, cioè costretti ad indossare una costumanza che non era la loro. Mentre il Gran Re dei Persiani, i Greci ed i Romani lasciavano libertà alle nazioni di continuare con le loro costumanze. Il nesso con i culti politeisti da una parte e monoteisti dall'altra è del tutto evidente, per chi non si rifiuta di vederlo. Difatti poco tempo fa ho scritto un brano per il Nonblog, titolato Ester a Venezia. Per farlo, mi sono letto il Libro di Ester della Bibbia. E' stato scritto più di duecento anni dopo le Storie di Erodoto, eppure esprime una cultura tribale più arcaica. Erodoto scrive al tempo delle guerre persiane, essenziali per la sopravvivenza della cività ellenica, eppure esprime una vera curiosità culturale verso il mondo dei Persiani, e in altri libri delle Storie, verso il mondo degli Egizi.
Le prescrizioni alimentari (e in genere i tabù) sono tipiche del tribalismo, in tutte le parti del mondo è stato così. Mi piacerebbe che il tribalismo appartenesse ad un passato lontano, cosa che evidentemente non è. Da cui una serie di guai di cui magari non ci accorgiamo.

grazie Sabrina e saludos
Solimano
P.S. I cinesi mangiano i cani, ma a Verona mi hanno detto che quelli di Vicenza mangiano i gatti. E Kutuzov dice in Guerra e Pace: "I francesi mangeranno la carne dei loro cavalli!"

sabrinamanca ha detto...

A Sassari la "fettina di cavallo" cotta per pochissimi istanti con aglio e prezzemolo è un piatto tipico e molto apprezzato!

E' importante come lo fai tu sottolineare come culture diverse attribuiscono agli stessi atti valenze a volte opposte perché è sormontando l'idea che la propria cultura è l'unica che la mente apre uno spiraglio per accettare le diversità.
Ci vuole poi il tempo per spiegarne l'origine e capirne l'importanza. Fatto questo, ciascuno può smetterla di attaccarcisi con tutte le forze. La cultura è importante ma non fa l'uomo.
Fatti piccoli come quello che ho raccontato sono stati illuminanti per me che avevo creduto che la mia educazione fosse l'unica possibile. Sapere che nella casa dei vicini, tutti, ma proprio tutti, toglievano le scarpe quando entravano in casa mentre a me era assolutamente proibito camminare scalza hanno fatto sì che io sia più elastica quando incontro un adulto tirato su con un'educazione diversa.
Buon fine settimana!

annarita ha detto...

È buona norma confrontarsi con le usanze e le credenze altrui, direi necessario se si vuole capire bene chi ci sta di fronte. Và da sé che certe idee inclcateci da piccoli sono dure a morire e inevitabilmente si riflettono e si ripropongono nelle nostre azioni. Non rammento mi siano state impartite raccomandazioni particolari circa l'anguria, salvo che, sosteneva mia madre, se ne poteva mangiare a volontà perché tanto era acqua. Per i semini ho un'idiosincrasia personale ed evito di mangiarla in pubblico perché la devo puntigliosamente deseminizzare oppure non la mangio :-p
Salutissimi, Annarita

zena ha detto...

Ho passato un'infanzia a preoccuparmi.
Ero molto credulona e mio nonno si divertiva a dirmi le cose più strane per vedere le mie reazioni.
(Ad esempio la faccenda del sale sulla coda per prendere i pettirossi...).

Guai a mandare in giù i noccioli-diceva-: sarebbe nato un ciliegio nella pancia (e io mi vedevo già coi rami uscire dagli orecchi)
Anche un'anguria sarebbe stata ingombrantina, eh :)

saluti accaldatissimi

Solimano ha detto...

Su questo argomento, la cosa che mi è servita di più l'ho imparata poco dopo i vent'anni. Credo di averla raccontata in un altro contesto, ma la riprendo qui.
A Bologna, vicino ai locali della FUCI, c'era un collegio gestito da preti e in cui erano ospiti studenti e studentesse di diversi paesi: peruviani, libanesi, nigeriani etc etc. Non era beneficenza, era un piano molto razionale (ci hanno sempre saputo fare in questo, e la chiesa di Pio XII andava avanti spedita così). Tutti cattolici, appartenenti a famiglie bene inserite nei paesi di provenienza, quindi potevano essere parte della futura classe dirigenti in quei paesi. Conobbi una studentessa indonesiana, che si chiamava Teresa (avevano tutti nomi non dei paesi, ma di santi e sante, altro aspetto significativo). Ballando (perché li invitavamo alle nostre feste) le chiesi qual'era il problema più serio che avesse incontrato. Mi rispose: "I primi mesi sono stati difficili: non vi distinguevo l'uno dall'altro, avevate tutti la stessa faccia".
Come pensiamo noi dei cinesi e dei giapponesi etc etc...
Qualche anno fa ho imparato da un mio amico, che mi ha convinto, una cosa che sembra banale ma tale non è, se la personalizziamo nella nostra vita: non è vero che c'è la morale e poi la civiltà, è il contrario.
C'è la civiltà che di per sé costruisce una certa morale. Non solo, questa morale varia seguendo il variare della civiltà di cui è figlia.
E questo spiega il moralismo amorale che è tipicamente degli italiani(e delle italiane, come no).

saludos
Solimano