lunedì 18 maggio 2009

Vietato fotografare

Annarita


Lo vedete? Guardatelo bene.
È il famigerato divieto in grado di sguinzagliare la belva che è in me e di trasformare la vostra mite e rispettosa Annarita in una Furia.
Quando viaggiamo, io non mi separo mai dalla macchina fotografica digitale, scatto foto cercando di essere il più possibile discreta, sto bene attenta a togliere il flash nei luoghi chiusi e pregusto la goduria emotiva e intellettuale che deriverà, al mio rientro, dalla possibilità di rivivere il viaggio grazie a quelle immagini.
E appena mi trovo davanti a questo cartello, i miei freni inibitori mi piantano in asso e il mio senso civico va irosamente a farsi benedire.
Perché non sono padrona di fotografare ciò che mi piace e che si trova esposto in un luogo pubblico? In una chiesa o in un museo per i quali ho pagato un biglietto a volte pure caro?
Nessuno sa rispondere a questa domanda, è vietato e basta e neppure l'assicurazione di non usare il flash muove a compassione i draconiani guardiani che mi circolano intorno e mi marcano a uomo.
Il mio filosofico marito si stringe nelle spalle e mi obietta che il ricordo è la migliore macchina fotografica, ma io da quest'orecchio non ci sento.
Fotografare un'opera d'arte o solo un suo particolare è un gesto dettato dall'emozione del momento, dell'aver colto un messaggio diretto solo a me e che quindi va fissato su un supporto che sia un poco più longevo e affidabile della mia labile memoria.
E allora mi trasformo in una incivilissima turista che gioca d'astuzia e coglie l'attimo per rubare lo scatto alla faccia del divieto.
Non c'è scopo di lucro, è solo per mio piacere personale, di solito compro anche guide, cataloghi e cartoline al bookshop, perché dunque vogliono privarmi dell'a gioia di fissare in uno scatto che sia solo mio l'emozione dell'incontro con un capolavoro?
Il massimo dell'affronto è quando si deve pagare per fotografare o riprendere.
Io cerco di resistere, ma a volte proprio non ce la faccio. A metà percorso torno sui miei passi e vado a procurarmi il famigerato tagliando adesivo da ostentare sulla maglietta e che mi mette al riparo dal cerbero di turno.
Però non è la medesima cosa, mi sento schedata e obbligata, tutto il piacere della foto se ne va.
Forse sarò esagerata, ma non so descrivervi l'emozione che provo quando rivedo certe foto rubate, perché mi dicono che in quel momento e in quel luogo c'ero io, davanti a un capolavoro che per pochi istanti mi è appartenuto.
È un'emozione che neppure la più sofisticata riproduzione d'arte può darmi.
Forse è solo un malinteso desiderio di possesso, una specie di bulimia artistica che dovrei combattere, ma so che non ce la farò mai.

8 commenti:

Solimano ha detto...

Succede di peggio, Annarita. Quando imparai a guardare (a guardare, non a disegnare, che è solo una conseguenza), andavo in giro con un notes per schizzi e un astuccio -roba piccola. In tre minuti tiravo giù poche decine di linee di fronte al quadro od alla statua. Gli sguardi delle persone! La maggioranza mi guardava come un minus habens, il pensiero segreto era: "Ma che sta questo a disegnare quando c'è la macchina fotografica e il baracchino delle cartoline all'ingresso?" Qualcuno con invidia, e l'invidia è il motore sfigato e celato del mondo (l'invidia ce l'hanno gli altri, mai noi). Qualche custode mi sgridò, e avrei voluto dirgli: "Stai fermo un momento, che faccio lo schizzo pure della tua brutta faccia".
Il mio problema attuale è la luce dei quadri nelle chiese: o drammaticamente non c'è, o se c'è, è a tempo, grossa fregatura, perché libertà interiore è non sapere se davanti a quel quadro ti fermerai mezzo secondo o venti minuti.
La tua è una forma lieve di possessività, una possessività innocua. Ribadisco, innocua, non innoqua che è sbagliato e neppure innocqua come dicono i dirigenti del PD perché hanno la mediazione nel DNA.
C'è una possessività molto peggiore, apparentemente in estinzione, ma mai dire mai: lasciare la propria stramaledetta firma su affreschi vecchi di secoli. Ma ci tornerò.

grazie Annarita e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Annarita, vedo che abbiamo la stessa passione. Anche io giro con la macchina fotografica,perchè è un prolungamento di te stessa. Catturi le immagini che vuoi ricordare, i momenti che vuoi fissare, ed è un metodo a volte per me essenziale per ricordare.
E faccio esattamente come te.
Un abbraccio

Barbara Cerquetti ha detto...

Io amo fare fotografie, ma il mio problema è che non mi dice niente fotografare le cose (che siano opere d'arte o paesaggi poco cambia).
A me piace fotografare le persone, soprattutto quando non sanno di essere fotografate. Mi piace catturare un'espressione, un pensiero, o un modo di stare in relazione al contesto. Questo è ancora peggio, perchè se chiedo il permesso perdo l'attimo e la posa non è più spontanea, se non chiedo il permesso non devo farmi accorgere, perchè il soggetto in questione potrebbe risentirsi, e credo che avrebbe ragione. Da qualche anno, lacerata dall'eticità della cosa, fotografo solo i membri della mia famiglia che, rassegnati, neanche mi badano più. Ma il divieto di cui parli, Annarita, non lo comprendo tanto bene neanche io. Forse è un problema il flash, ma se dici che prometti di non usarlo, perchè farla tanto lunga? Boh!

Roby ha detto...

Riguardo alla riproduzione fotografica di beni culturali c'è tutta una normativa farraginosissima da rispettare (UFFFFA!!!): lo so perchè anche i documenti archivistici sono beni culturali, e come tali regolamentati dalla stessa legge (RI-UFFFFA!!!!). Probabilmente anche il divieto di foto alle opere d'arte rientra nel de cuius....

Rrrrrroby

Ermione ha detto...

Certamente le motivazioni del Vietato fotografare sono del tipo illustrato da Roby. Personalemnte non amo fotografare le opere d'arte, anzi: a Parigi, dove sono stata l'anno scorso, mi facevanoun po' ridere e un po' pena i giapponesi (soparattutto loro, manon solo loro) che si facevano fotografare accanto ai Gauguin ed ai Vam Gogh.
Nelle chiese l'obolo è di prammatica, se vuoi ammirare qualche bella pala o degli affreschi; e sul più bello, quando sei solo all'inizio, si spende tutto; d'accordo con Solimano. Non capisco invece quella puntatina sull'innocqua del PD.
Ermione (bello, eh?)

Silvia ha detto...

L'Annina ribelle:)

Io con le fotografie ho un rapporto diverso a seconda del momento.
In un incontro, una cena, una gita, un viaggio, ritengo fondamentale possedere la mia macchinetta e immortalare TUTTO ciò che reputo mi potrà riportare le sensazioni vissute in quel momento. Le foto hanno questa capacità evocativa a volte, pari alla musica, e non è poco.
Però di fronte a certe opere d'arte, certi dipinti, certi affreschi che dal flash potrebbero essere danneggiati, gli "armati" li temo come la peste.
Due episodi ricordo bene in tal senso, entrambi a Parigi. Quello della coppia di giapponesi che si faceva fotografare continuamente davanti ad ogni quadro di ninfee nelle sale ovali di Monet, li avrei uccisi anche se non c'era divieto, perchè per me il loro atteggiamento, quasi appoggiati alle pareti, mi risultava offensivo, e al magnifico museo de Cluny sul medio evo, davanti agli splendidi arazzi della Dama con l'Unicorno. Tornerei a Parigi anche solo per questi. In una sala allestita in modo speciale con luci schermate perchè non si rovinassero i grandi arazzi di una bellezza da mozzare il fiato, un soggetto ha scattato due foto col flash. Ripreso severamente dalla sorveglianza, ha fatto il giro dalla parte opposta e ha riscattato. Allontanato duramente, ho percepito l'appaluso fatto col cuore, dai silenziosi ed educati visitatori.
Le foto a pagamento invece le ritengo un affronto. O un'opera si rovina e quindi il divieto deve essere tassativo per chiunque, oppure no e quindi è patrimonio di tutti e ognuno ne può godere come crede, senza toccarla s'intende:)Ma qui il discorso si fa lungo, lungo.
Ti prego Annina, scatenati, ma all'aperto oppure senza flash:)

Solimano ha detto...

Ermione, il mio era uno sfottò al PD forse non riuscito.
Innocuo e innoquo sono due parole diverse, una giusta ed una sbagliata: si sceglie quella giusta e festa finita.
Nel PD fioccano argomenti come se piovesse, e con gli argomenti è come con le parole, c'è quello giusto e quello sbagliato. Solo che nel PD, pur di non scegliere, fanno un fritto misto di argomenti incompatibili, che sarebbe come scrivere innocquo, che è sbagliato. Il tutti assieme appassionatamente non si ottiene con questi sistemi, perché diventa un tutti insieme livorosamente.
Tutti... non è detto, c'è chi se ne va e chi non entra. Credo proprio che un partito politico un sapore lo debba avere, e oggi il sapore del PD chi lo sente? Io no, io, che ho sempre desiderato che ci fosse il Partito Democratico.

grazie e saludos
Solimano

Habanera ha detto...

Ma sai che mi veniva quasi da ridere leggendo questo post? Perchè le stesse cose avrei potuto scriverle anche io.
Con la differenza che non sono una fotografa espertissima e non ricordo mai di prendere la macchina fotografica, neppure quando viaggio. In genere a fotografare non ci penso proprio. Solo quando mi trovo davanti qualcosa che mi emoziona profondamente (può essere un'opera d'arte ma anche un volto, un paesaggio) sento il bisogno di fermare quell'attimo solo mio e... tiro fuori il telefonino. Non è un granchè ma sempre meglio di niente e qualche foto mi riesce anche bene.
Poi, quando sono a casa, le scarico sul computer, ma non le guardo quasi mai.
Quello che conta è l'emozione dello scatto, l'aver fissato quel particolare momento.
H.