sabato 16 maggio 2009

Parliamone

Habanera


Commentando il post di Giulia "C'è nessuno?" Solimano fa delle riflessioni che vorrei approfondire.

Quando dice "Il punto non è incrementare il numero dei commenti, il punto è partecipare ad una piccola comunità, dando e ricevendo" dice una cosa verissima perchè troppo spesso siamo portati a prendere più che a dare, magari senza rendercene conto.
Lo dico per prima a me stessa, perchè capita anche a me.

Lo spirito con cui sono state create queste Stanze non è quello di scodellare un post ogni tanto e poi disinteressarsi di tutto il resto. Neppure quello di infilare una serie di commenti che hanno l'aria più del compitino doveroso che di un'autentica partecipazione.

Siamo stati invitati per socializzare, conversare, aprirci, conoscerci, per dirci cose serie ed allegre, leggere e profonde, purchè sempre sentite.
Non è importante il numero dei post pubblicati, è importante ascoltare, interessarsi agli altri, capire cosa è il senso di appartenenza.

Non è una gara a chi scrive il post più bello nè a chi riceve il maggior numero di commenti; non c'è rivalità, al massimo un pizzico di sana competizione che sprona a fare meglio.

Ci vuole generosità per tutto questo, ed una disponibilità che non sia solo di facciata.

Io ho imparato a volere molto bene a queste Stanze ed anche se qualche giorno sono silenziosa non mi sfugge niente di quello che succede.
E' un'attenzione volontaria e affettuosa che mi consente di captare gli umori e di sentire come batte il cuore del blog; proprio come succede a Giulia che è attenta quanto me ma infinitamente più generosa e disponibile.

Proprio a Giulia voglio dire che continui a richiamarci dolcemente, come solo lei sa fare, perchè fa bene a tutti la luce che mantiene accesa per invitarci ad entrare.
Dà un senso di accoglienza, di calore, di casa.

10 commenti:

Solimano ha detto...

Il senso di appartenenza non è un obiettivo, ma un sentimento di tipo lucido, però sottoposto come tuttecose all'unica legge permanente: quella dell'impermanenza. Legge benefica: solo perché c'è l'impermanenza l'esperienza del momento (momento, non attimo) che si vive, è una esperienza unica, irrepetibile, non una banale coazione a iterare un sé stesso costruito ad arte per non essere sorpresi, e dover quindi fare i conti con le continue sorprese che la vita -inconsapevole però benigna- ci riserba ogni giorno. Una bella botta di culo esserci, nella nostra vita, finché ci siamo!
Scendendo dal pero dei sommi ponzamenti -però è un pero vero con radici, tronco, foglie, fiori, frutti- dico alcune cose molto pratiche.
Che questo posto goda ottima salute, basta scorrere la home page con i post in fila per accorgersene, ed esplorando i commenti ce ne si accorge ancora di più. Se poi uno non se ne accorge, mi dispiace -veramente- per lui, non per me e non so che farci.
Trovo sempre più intollerabile (e largamente maggioritario) che nella vita reale e in rete si facciano discorsi discorsi discorsi a cui non corriponde nessun piccolo fatto (più piccolo è più autentico è, in genere).
E il mio: "Vabbè, tutte belle cose, ma tu, tu, proprio tu, cosa fai?" continuerò ad iterarlo volentieri: lo so che si incazzano, ma mi fa veramente piacere che si incazzino, je sta bbene.
L'abuso dispersivo dello stare in rete è un grosso guaio: rischiamo, soprattutto per questo, irresponsabilità, cinismo di tipo sentimentale, mancanza di un progetto seppur piccolo (i piccoli progetti sono i migliori, perché non hanno la furberia della futurizzazione, lo vedi subito, se funzionano o no).
Prima le persone, poi i blog: sono le persone che contano, non i blog.
Prima le persone, poi la scrittura, poi la cultura (e se c'è uno che crede alla scrittura e alla cultura, eccomi qua). Ma è l'eperienza individua della persona, il vero talento, quello che mi dà il piacere maggiore a venire qui.
Conflitti? Se non ci sono è meglio, a patto che non si pratichino i soliti accomodamenti, così diffusi in rete(col pepe di qualche scazzo furioso di minima durata). Con molto rispetto, quando vedo a leggere in rete la sfilza di certi commenti, rimpiango le ave maria dei rosari serali in casa del mese di maggio: c'era più varietà.
E così via. Questo posto ha un che di sperimentale, che non è un dato iniziale poi basta con gli eperimenti, è strutturale, perché i sentieri, le scorciatoie e le radure, sono tante, con mucho gusto.
Stanze all'aria continuerà, con alcune persone in più, ma non tante. Ho fatto i conti ammodo: più di venti guest con una ragionevole continuità di post e commenti non li reggerebbe proprio, se vogliamo mantenere il coinvolgimento personale, le esperienze individue au pair che sono il motivo per cui c'è un fatto dato per scontato, ma che normalmente non lo è: il reciproco ascolto.

grazie Habanera e saludos
Solimano

Barbara Cerquetti ha detto...

Sai Haba,
io spesso capito qui più che da me. Però l'affinità aumenta tanto più uno si mette in gioco. Le persone che sento più vicine sono quelle con cui ho uno scambio da più tempo, con cui ho avuto modo di parlare di tanti argomenti, di cui in piccolissima parte conosco qualcosa, che magari frequentavano il mio blog da prima di Stanze all'aria o di cui io frequento il blog o con cui magari è capitato di scambiare qualche email. Poi, sapendo che sono qui, allora anche io bazzico qui per ritrovarle.
Ma non so se è una cosa che si possa decidere o se piuttosto cresce spontaneamente.
Sai qual'è una cosa che spesso mi chiedo? Chissà se ci fossimo incontrati nella vita reale come ci saremmo posti? Chissà se quella signora di cui ammiro tanto i modi, a vederla di persona mi sarebbe andata subito a genio? Magari mi sarei fatta un'idea preconcetta per come va vestita e non si sarebbe mai creata l'occasione di parlare... Chissà se quella persona che mi dice che sono simpatica, se mi vedesse in carne ed ossa cambierebbe idea? E così via...
Ecco, credo che certi processi più di tanto non si possano pianificare, ma forse uno più ci tiene più deve impegnarsi. Proprio come fa Giulia, che riesce ad essere presente senza essere invadente.
E forse, prima di fare una cena sociale, far passare ancora qualche tempo, così abbatteremo definitivamente qualsiasi impressione sui vestiti :-)

zena ha detto...

'Comunità' è una parola grande: vive in simbiosi con 'insieme'.
Mio padre da ragazza mi fece scoprire Majakovskij, con una poesia sul lavoro degli uomini che si uniscono ed alzano una trave. Solidarietà di mani e di animi.
Ho sempre cercato compagni di strada, per fare cose: forse mi è rimasta questa idea attivistica del progetto che unisce e condensa gli sforzi. Le opportunità di lavoro che mi si sono presentate, infatti, le ho ogni volta condivise con gli amici di sempre.

Il senso di comunità che le Stanze suggeriscono passa per strade ancora diverse: quelle del dirsi, del ragionare, del sentire.
Penso che questo tipo di comunità si costruisca piano piano,respirando la stessa aria, captando gli stessi pensieri e un'atmosfera fatta di rispetto.
Coi ritmi e i modi di ciascuno: qualcuno sa aprirsi con immediatezza, altri - e io rientro nella categoria - hanno bisogno di tempi più lunghi per dirsi e dire (pure per mostrarsi).
D'altra parte 'i modi sono due del maturare' dice la Dickinson: c'è il modo della pesca che rotola solare nel pomeriggio più caldo, c'è il modo della noce che s'addolcisce chiusa nel suo guscio, nei giorni freddi...
Credo che il leggerci reciprocamente ( il nostro ascoltarci ) sia già importantissimo: è il regalo del tempo.
Io credo che il senso di appartenenza passi anche attraverso questo dono.
Con affetto
zena

annarita ha detto...

Senza dubbio è il senso di appartenenza il nostro collante, ma senza la minima sfumatura di snobismo o di presunzione che la paroletta potrebbe far intendere. Ho apprezzato molto il garbato richiamo di Giulia, era proprio nel suo stile di dolce e ferma presenza. Mentre mi esercito a tenere a bada le cucciolate di sensi di colpa, ribadisco che spesso è un grande e silenzioso piacere passare di qui, leggere e riflettere senza parlare. E questa fase la vivo come una conquista, una vittoria sul faticoso doverci essere sempre e a tutti i costi che è un po' la spirale perversa di quasi tutti i blog. Ben contenta del senso di appartenenza, saluto caramente tutti. Ha ragione anche Barbara, il fatto che alcuni di noi avessero una frequentazione visrtuale precedente alle stanze ha dato senza dubbio una grossa mano. Davanti alla profonda e motivata riflessione di Solimano mi limito a calare il cappello ;-)
Lunga vita a Stanze all'aria!
Annarita

Habanera ha detto...

Solimano, Barbara, Zena, Annarita, (rigorosamente in ordine di apparizione) devo ringraziarvi perchè avete capito del mio post più di quanto abbia capito io stessa.
A volte si mettono giù delle cose soprattutto per chiarirle a se stessi ed è un'operazione estremamente facilitata quando si hanno dei vicini di Stanze come voi.
Condivido ogni vostra parola e vi ringrazio.
Che voi sappiate stare in rete come nella vita reale, senza maschere nè infingimenti, è assolutamente evidente ed ora mi rendo conto che questo post vuole essere soprattutto un test.
Chi risponderà e chi no?
H.

Anonimo ha detto...

Grazie Habanera per quello che dici. Credo che sia giusto che si rispettino tutti i "modi di maturare" di cui parla la Dickinson e di cui parla Zena e sono altrettanto d'accordo che ci sono prima le persone e poi i blog, come dice Solimano. Il mio chiedere se c'era qualcuno, era non tanto un richiamo, ma un chiedere davvero. Chiedere a chi c'era se c'era davvero, come si sentiva qui, cosa pensava di questo progetto che vive solo se c'è il desiderio in qualche modo di approfondire la conoscenza di "persone" che, come dice Barbara in qualche modo abbiamo conosciuto anche nei rispettivi blog e di altri che stiamo conoscendo qua.
Il bello di questo blog, per lo meno per me, è quello dello scambio, del "colloquio", del dialogo di persone tanto diverse, che non è così comune.
Bisogna, è vero, "darsi tempo", ma per darsi tempo, credo che sia anche importante il desiderio di rendersi "visibili" attraverso la parola.
Cara Barbara, tu poni delle domande che mi sono posta anche io. Entrare in questo blog ci permette di raccontarci pian piano in modi deiversi anche solo dicendo quello che ci piace, quello che amiamo e questo "pian piano" permette a chi legge di aprirsi all'altro senza pre-giudizi, quei pre-giudizi che forse senza accorgencene abbiamo nella vita comune.
Io penso che valga la spesa di provarci, di continuare ognuno come vuole certo.
Abbracci a tutti

Silvia ha detto...

Ci reputo dei privilegiati. Lo dico con sincerità e per più motivi. Ho un blog che mi piace, nel quale incontro persone bellissime a cui sento di "voler bene" perchè loro hanno condiviso con me per anni, molte cose, senza pregiudizio, con onestà. Non sono grandi numeri, ma posso affermare che sono grandi persone che incontrerei tutte anche domani mattina. Ho la certezza che non avrei sorprese spiacevoli.
Coloro che ho avuto il privilegio di conoscere mi hanno stupita per la grandezza e la bellezza della loro personalità e sono anche qui:) Io sono doppiamente fortunata.
Poi c'è Stanze, nel quale condivido uno spazio, un pensiero, un modus vivendi collettivo, una finestra sempre aperta in cui è fondamentale all'appello, che ci siate tutti, perchè ognuno di voi è un tassello importante di questo magnifico mosaico.
Così io vedo Stanze, un mosaico in continuo movimento, un caleidoscopio in cui ogni post mette in rilievo un tassello e attorno luminano le presenze degli altri. Una bel quadro fatto di presenze intelligenti, senza conflitti, rivalità, ansie, molto vera, e senza paura.
La cosa fondamentale di questo luogo è che non si prova paura, di nulla. Di essere giudicati, di essere fuori luogo, di essere incapaci. Forse a volte si ha paura di non essere abbastanza presenti, ma nell'animo ognuno sa che in fondo viene compreso senza la minima diffidenza. Una bella prova di condivisione collettiva, quando sappiamo tutti molto bene, quanto sia difficile condividere qualunque cosa, serenamente, nel mondo adulto.
Sono contenta di essere qui.

sabrinamanca ha detto...

Ci sono le persone e poi c'è il resto. Il punto è che anche in rete ci sono le persone.
Per me questo periodo è pieno di vita lontano dal computer. Mille cose da risolvere prima delle vacanze e soprattutto un po' di silenzio per concentrarmi su me stessa, e poi questa relazione contrastata con internet che da sempre cerco di rendere meno conflittuale.
Qui in Stanze ci sono delle persone che stanno "intrecciando" le loro vite raccontate, intersecando i loro cammini, aggiungendo motivi di riflessione alle esperienze altrui.
C'è anche il tempo che fa il suo lavoro, che scava ma che piano piano costruisce, anche. Se sappiamo (e parlo soprattutto per me) rispettare i tempi dell'altro allora qualcosa si erge attorno alle parole, qualcosa che ha più corpo, maggiore consistenza.
C'è altro pero'. La frustrazione di non incontrarsi di persona. Le parole, par quanto spieghino e svelino, restano sempre una parte noi.
Un abbraccio forte Antonella, e già ti ho detto quanto mi farebbe piacere farlo di persona, cosi' come a tutti gli altri, qui.

Habanera ha detto...

Giulia, Silvia, Sabrina , non ho mai dubitato che voi avreste risposto. Un ulteriore segno di attenzione e di affetto per questa casa comune.
Poi, che ognuno si prenda i suoi tempi, è naturale.
Chi c'è aspetta tranquillamente gli altri, tanto ormai sappiamo che prima o poi arrivano.

Un bacione
H.

Solimano ha detto...

Ben detto, Habanera: tanto sappiamo che prima o poi arrivano.
Ma più che provare sensi di colpa sicuramente sinceri quando arrivano, farebbero bene a porsi una domanda: perché, nei fatti (che hanno notoriamente la testa dura e che vanno accuratamente distinti dalle opinioni) si procede come se si volesse che vada male una cosa che può andar bene?
Non è una mia polemica, è una domanda, sincera come certi sensi di colpa. La risposta è semplice, perché di fondo gli esseri umani sono semplici, ma la risposta funziona se uno se la dà da solo, e in quel momento dice Ah!Per quello che mi riguarda, qui in Stanze all'aria sono attrezzato per ogni scenario e non per impropria assicurazione, ma perché, comunque vada, personalmente mi va bene lo stesso. Per questo, ormai tutti l'hanno capito, mi guardo bene dallo scodinzolare. Il senso di responsabilità (innanzi tutto rivolto a premiare se stessi), esiste anche nelle cose piccole, come Stanze all'aria, che è una cosa piccola (non piccolissima).

saludos y besos
Solimano