martedì 28 aprile 2009

A proposito di senso della collettività, individualismo e libertà

Giulia

Ieri ero dal medico. Al mio turno il dottore esce dalla sua stanza e avvisa quelli che erano in attesa che avrebbe potuto arrivare un caso urgente e che l'avrebbe fatto passare prima di tutti.
Un signore alza la testa dal giornale e dice perentorio: "Mi dispiace, ma io ho fretta". E l'accento su quell'IO era forte e chiaro.
Il medico spiega che è urgente perchè sospetta qualcosa di molto grave.
Sempre il signore ripete senza scomporsi: "Mi dispiace ma IO ho fretta".
Quell'uomo mi sembrata tanto chiuso nei suoi piccoli problemi da non aver coscienza di quello che stava dicendo.
E stato un altro signore che ha alzato a sua volta la testa dal giornale a farglielo notare: "Se ha tanta fretta, può alzarsi e andare via subito. Qualche volta qualcuno ha più diritti degli altri ed è giusto fargli posto. Domani potrebbe capitare a lei, stia attento!".
Due modi semplici di agire nella stessa realtà.
Il secondo signore aveva dimostrato nei fatti di essere un buon cittadino non indifferente alla comunità nella consapevolezza che da qui ne derivava anche un bene per se stesso.

Diceva Constant Benjamin: "Il rischio della moderna libertà è che, assorbiti nel godimento della nostra indipendenza privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità al nostro diritto di partecipazione al potere politico".

7 commenti:

Silvia ha detto...

Questo Giulia cara è un colpo basserrimo: tu dici in poche righe quello che io ho tentato di esprimere in 402. Più o meno:)
Vero cmq, anche questo, che io considero un effetto alla causa che ho pedantemente cercato di illustrare:)

mazapegul ha detto...

La poca filosofia che ricordo (tra la pochissima studiata), mette come punto di partenza l'individuo, al di la' del quale e' difficile muovere il primo passo. Che gli individui esistano, non c'e' dubbio (esistono anche delle "percezioni di individualita'"), ma questo e' solo parte dell'inizio. Non e' vero, cioe', che l'uomo inizia come individuo (ammesso che se ne possa indicare un inizio), ma come individuo tra gli altri. Esistono infatti anche le percezioni dell'altro, altrettanto basilari. I neuroni a specchio, che fanno di un gruppo d'individui un solo sistema, con cellule che entrano, per cosi' dire, in risonanza, costituiscono un pezzettino del nostro hardware super-individuale.
Ok, sono per tre quarti off-topic e s'e' capito benissimo quali filosofi NON abbia studiato. Il punto e' che pensare a sestessi come parti di un tutto non e' solo un costrutto sociale. E' piu' autocostruito l'eremita, l'uomo isolato nella sua villetta.
Ricordo a mestesso queste cose perche', di questi giorni, quando le dici molti ti prendono per un inguaribile idealista (mentre io vedo nel senso di collettivita' una cosa assai concreta).

Grazie Giulia!
Maz

Barbara Cerquetti ha detto...

E poi come è andata a finire? Se ne è andato scornacchiato, oppure ha continuato a leggere il giornale mentre tutti voi lo fissavate con sguardo severo?
Avete fatto scendere un silenzio carico di disprezzo?


Che il suo comportamento sia becero è fuor di discussione, ma non puoi togliere il finale dalla storia. ;-)

Te lo immagini se arrivava uno tutto sanguinante, pieno di bernoccoli e con le bistecche appoggiate sull'occhio nero, e quello che continuava a dire "IO ho fretta"... oppure la donna al nono mese con le doglie... o un fachiro con il letto di chiodi infilzato sulla schiena...basta per carità. Hai scatenato la mia fantasia surreale.

Comunque, senza chiamare in causa tanti (giusti) discorsi, quello era semplicemente un maleducato.

sabrinamanca ha detto...

Fulminante questo episodio Giulia.
Concordo con te Maz, l'uomo è un essere sociale, per istinto, per scelta, per necessità? Chi sa, pero'districare se stessi dagli altri mi pare inverosimile.

Anonimo ha detto...

Silvia cara, non è un colpo nè basserrimo nè basserrimissimo... è continuare a ragionare su dei comportamenti che purtroppo vediamo sempre più numerosi e che nel nostro piccolo cerchiamo di contrastare.
Sono perfettamente d'accordo con te Maz l'uomo è un essere sociale e l'individualismo esasperato a cui assistiamo ogni giorno non porta nulla di buono nè alla società, ma neanche a chi lo è. Inguaribile idealista io lo sono da sempre, me lo ricordano anche in famiglia... ma proseguiamo così!
Barbara è andata a finire che io poi me ne sono andata e non so se è arrivato il malato "urgente", ma quell'uomo anche se imbronciato ha continuato a stare lì, ma in silenzio e il medico, quando si è seduto davanti a me, mi ha detto: "Ma l'ha sentito? Ma dove andremo a finire?" Era un sostituto del mio ed era esterefatto... Era sicuramente un maleducato, ma di questi maleducati ce ne sono sempre di più purtroppo o li incontro solo io?
Sabrina, davvero quando mi trovo davanti a questi "personaggi" li fulminerei...
Baci

annarita ha detto...

Non c'è più senso civico, direbbero certe persone di mia conoscenza, dimenticando che questa è una vecchia storia. Basta pensare a tanta letteratura, specchio della società, corollario della filosofia in questo senso. Pensate a tutte le cose moderne che Seneca ha scritto nelle lettere a Lucilio.
Salutissimi, Annarita.

Solimano ha detto...

D'altra parte, si parla della vita reale, e in rete, che succede? Di tutto e di più. Non possiamo chiamarci fuori, con l'aggravante che litigare in rete è peggio (come anche al telefono) perché non hai di fronte la persona fisica, con cui interviene una sorta di freno legato al fatto che oltre a un certo limite ci si potrebbe menare fisicamente.
Sono convinto che comportamenti del genere descritto da Giulia non bisogna premiarli, perché è proprio quello che vogliono: vedere che gli altri scantonano. Così vanno a casa e dicono alla felice famiglia: "Mo' vi racconto che cosa ha fatto oggi il babbo. E nessuno ha avuto il coraggio di darmi contro".

grazie Giulia e saludos
Solimano