mercoledì 1 aprile 2009

La pera di Zucconi

Solimano

Ieri sera, al Binario 7 di Monza, c'era Vittorio Zuccconi, invitato dall'Associazione NOVA LUNA per la prima di quattro conferenze. Andrò sicuramente anche alla quarta, in cui ci sarà Giovanni Sabbatucci. C'erano anche Ottavio (Giorgio), Claudio e signore, con cui sono stato tre sere fa al ristorante El Cordobes di Biassono. Ci siamo fatti una colossale paella, marinaresca o valenciana, a seconda delle correnti di pensiero. Peccato il tazebao con tutte le foto firmate dei piloti di Formula 1, e peccato anche il prezzo (ma quanno ce vò ce vò).

Torno a Vittorio Zucconi. I cento posti della sala erano tutti occupati, per cui mi sono ricordato della mia assiduità yoga e mi sono seduto di fianco all'oratore. Ero circondato da giovinastri appena svezzati (bimbi e bimbe venticinquenni) che a loro volta circondavano un vecchio yogin non ancora cadente, solo seduto sul pavimento come loro. Sicuramente pensavano, i venticinquenni, dove finiremo di questo passo etc etc, le solite cose che i venticinquenni pensano dei vecchi e i vecchi dei venticinquenni. Niente di nuovo sotto il sole, lo dice l'Ecclesiaste. In prima fila (seduta su una sedia), c'era la Signora Natalia Aspesi, per cui Zucconi ha chiamato galantemente un applauso prima di cominciare. Si vede che Zucconi ed Aspesi si vogliono bene, i giornalisti (anche quelli bravi come loro) sono tutti un po' complici.

Serata bene spesa. Il valore aggiunto c'è stato, tipo che noi abbiamo in mente i marchi giapponesi, persino i marchi coreani o quelli di Taiwan, non i marchi cinesi (meditate gente meditate) e che la costituzione americana funziona perché presume che l'uomo in partenza sia cattivo, la nostra no perché presume che l'uomo in partenza sia buono. Quando dico l'uomo, intendo anche la donna, come no.

Mi soffermo sulla pera, anzi la Pera. Zucconi ha detto che per anni abbiamo creduto tutti alla corsa verso un ceto medio sempre più vasto. Non è più così: la struttura sociale assomiglia sempre più ad una pera, stretta in cima e larga in basso. Ha aggiunto che questo espone ad una situazione in cui il messaggio è: in qualche modo ti do la pagnotta tu però non disturbare il manovratore. Deduco io: un nuovo feudalesimo, una economia curtense. Ma se si parlasse chiaro, e si dicesse che il problema strutturale sta nel lavorismo, non sarebbe meglio? Non di elemosine pagnottesche c'è bisogno ma di uno zoccolo duro per ciò che è necessario. Ce lo possiamo e ce lo dobbiamo permettere.

P.S. Le immagini. In alto, il disegno (1831) di Charles Philippon. In mezzo e in fondo, due caricature di Honoré Daumier (attorno al 1834). Il personaggio rappresentato è Luigi Filippo, re di Francia, quello che diceva ai francesi: "Enrichissez-vous!" Guardate bene il triplice volto qui sotto: a sinistra il passato, al centro il presente, a destra il futuro, con la reale Pera che piange.


7 commenti:

zena ha detto...

Sai, Solimano, ho sempre sperato (e, nei miei limiti, lavorato) per una società a melagrana, con un'equa distribuzione di succhi e funzioni, solidale e aggregata attorno a un progetto... Resto un'idealista anche al tempo delle pere, ahimé.
Un saluto.
zena

Amfortas ha detto...

Tu sottolinei che Aspesi e Zucconi sono complici, e ci dai una valenza postiva, in questo caso.
Per me la complicità dei giornalisti, anche quelli bravi, è una delle circostanze che hanno portato alla rovina l'Italia.
Detto ciò e conscio che il mio contributo è minimale sia alla discussione specifica sia alla dialettica del paese, confesso che a questo tipo d'incontri non ci vado più, mi hanno ampiamente stufato.
Ciao.

Silvia ha detto...

I disegni delle pere sarebbero da incorniciare.
Io vorrei essere al tempo delle mele invece e concordo con la mia amica zena, mi piacciono le melagrane.

Le pere col rhum e il cioccolato:)

Barbara Cerquetti ha detto...

Caro Solimano,
io sono cresciuta in un quartiere che era soprannominato "il bronx".
Ora, il bronx di Civitanova Marche fa ridere se paragonato, non dico al Bronx vero, ma ad un qualsiasi quartiere popolare di una metropoli tipo Roma o Milano.
Eppure nel mio piccolo qualcosa l'ho vista anch'io, abbastanza per non scandalizzarmi a questa definizione di feudalesimo che tu fai.
Il concetto del "datemi una pagnotta che io non rompo" era dilagante nel mio quartiere, e agli ideali ci si credeva poco.
Con gli anni sempre meno.

Quella degli ideali è una questione interiore che non ho ancora risolto.

Io credo che il mio problema, ma allo stesso tempo quello che mi caratterizza, sia l'essere cresciuta in un ambiente come quello che ho descritto e, allo stesso tempo, aver frequentato "le scuole alte" (come si usava dire) dove i miei mi hanno mandata cercando forse una specie di riscatto sociale.
Al liceo ho studiato cose molto diverse da quelle che vedevo attorno a me.
Ne sono uscita fuori come uno strano ibrido, un po' acculturata (senza esagerare), un po' operaia proletaria, un po' incattivita e un po' burlona.

Ne verrò a capo, datemi ancora qualche anno, e qualche altra opportunità di confronto come questa :-D

Solimano ha detto...

Zena non sono d'accordo e sono d'accordo. Non sono d'accordo perché al tutti insieme appassionatamente non ci credo: tutti chi? Sono d'accordo perché non credo alle riserve indiane e allo specialismo e rubrichismo male intesi, mentre credo al meticciato, umano e culturale, all'essere al di fuori e al di dentro. D'altra parte se Tozzi, Montale, Svevo, Gadda, Fenoglio, Zeri erano degli irregolari (e l'elenco sarebbe lungo) ci sarà pure un motivo, nel paese degli albi e delle accademie. Però la melagrana mi piace, come frutto e come metafora, bisogna vedere quanti chicchi costituiscono la giusta massa critica... sempre meglio delle monadi senza porte né finestre.
Amfortas, a parte che Aspesi e Zucconi sono bravi e simpatici (specie lui) sono d'accordo con te. C'è la dimostrazione per assurdo: perché (per motivi diversi) se la prendono tutti con Travaglio ed Odifreddi? Perché non rispettano le regole non scritte ma a cui quasi tutti si attengono: non prendersela mai fra di loro. Ho seguito la polemica fra Battista e Odifreddi e non so se c'era più da ridere o da piangere, con Battista che definiva Odifreddi matematico ateo credendo di offenderlo due volte. Ecco, Battista e Vespa sono gli esempi del giornalismo all'italiana, due rispetto a cui il conte zio del Manzoni è uno sfrenato decisionista.
Però, se a Trieste vengono Galimberti e Riccomini, valli ad ascoltare, due maestri di oralità.
Silvia, golosastra e per di più reggiana! Però le pere sono dolcissime.
Barbara, guarda che hai avuto una bella fortuna! E' capitata anche a me. Una madre elegante e cattolicissima, all'udienza dei professori, chiese a mio padre, che girava col giubbone nero: "Ma lei che è un ferroviere, perché manda suo figlio al Liceo Classico?" "Perché è bravo, e suo figlio, signora, come va?"
Però quanti bravi non ci sono andati e son rimasti per strada... Per queste cose, serve una buona memoria.

grazie e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Caro Solimano, ho sognato e sogno una società meno verticistica e più molecolare, senza 'sopra' e 'sotto'...
Difficile, neh?
...eppure...
:)
zena

Solimano ha detto...

Zena, faccio un ragionamento per assurdo (matematicamente). L'altra sera Zucconi ha detto che l'uomo è nato malvagio, non buono. E antropologi, etologi e biologi perlano di cervello del rettile, di parte arcaica del cervello.
E se (come fanno i taoisti) uscissimo dallo schema buono/cattivo e prendessimo atto semplicemente della nostra natura senza giudicarla, non sarebbe meglio? La condurremmo o ci condurrebbe verso spazi piacevoli e schietti, perché il principio del piacere viene prima delle dominanze. Zucconi ha detto una cosa che sapevo già ma mi ha colpito lo stesso. Chiese ad uno dei massimi dirigenti del PCUS perché quel dio aveva fallito, e quello rispose: "Abbiamo sbagliato sulla natura dell'uomo, da lì è venuto tutto il resto." Chi vuole farsi angelo si fa bestia, così Pascal.
Ma credo che nella fattività, che è il vero termometro, ci si capisca perfettamente.

grazie e saludos
Solimano