martedì 21 aprile 2009

Angiolettismo (1)

mazapegul

Inizio su una nota triste, ma attuale. Quando il terremoto distrusse la scuola elementare di S. Giuliano di Puglia, ai funerali -mi sembra di ricordare- qualcuno mise fuori uno striscione dedicato "ai nostri angeli". Quello striscione era commovente: nel momento in cui muore un bambino, perdipiù inaspettatamente, uno dei pochi pensieri che possono lenire il dolore è pensare che quel bambino sia ora un angioletto. Non un angiolo metafisico, ma proprio uno di quegli angioletti che l'iconografia occidentale -dalla classicità greco-romana ai giorni nostri- ha così simpaticamente rappresentato. E chi ha avuto grandi dolori, o vi è anche solo stato testimone, sa che il lenimento è una priorità vitale, e il senso critico un fardello da lasciare momentaneamente per terra.
Il tema degli "angeli" venne ripreso da tutta la stampa nazionale, dai TG di stato e privati, e riapplicato -come spesso avviene quando i media trovano una formula efficace- a ogni morte di minore negli anni che seguirono; un pò come i giornalisti che, dopo che Bachelet figlio perdonò gli assassini brigatisti del padre, trovarono intelligente e umano chiedere ai famigliari d'ogni vittima d'omicidio "ma lei perdona gli assassini?" Magari il giorno stesso del delitto, col corpo ancora in obitorio per l'autopsia e con la polizia "che non esclude nessuna pista".
Ripresa e ripetuta, quindi svilita e meccanicizzata, la formula degli "angeli" mi parve anche offensiva. Per le piccole vittime del terremoto, e per i loro genitori. Perchè i bambini, ciascuno con una sua personalità e una sua breve (ma solo all'occhio adulto) storia, venivano così -per così dire- ridotti a immaginette uguali tra loro. Mentre tutti sappiamo, se andiamo con la memoria alla nostra infanzia, che tutto ci sentivamo d'essere, tranne che angioletti. Che sapevamo benissimo distinguere Enzo, da Elena e Marco da Cinzia. E che il valore di Elena, Enzo, Marco e Cinzia stava proprio nel loro essere diversi, litigiosi, timidi, intraprendenti. E se i genitori hanno usato questa immagine perchè dei loro bambini avevano una memoria (dolorosamente) precisa, ciò non doveva essere permesso ad altri: non ai vescovi, non ai giornalisti, non ai politici.
Politici il cui compito era invece quello di mettere in sicurezza scuole e case per evitare che il prossimo terremoto producesse gli stessi (evitabili) danni; giornalisti che avrebbero dovuto mordere alle caviglie i politici per controllare che ciò facessero. Ciò che, in mezzo a tanto parlare di angeli, non è successo.

5 commenti:

Silvia ha detto...

E' giustissimo ciò che dici. Ormai ci sono molte etichette che definiscono nell'immaginario collettivo una cetegoria. Così è più facile incanalare le notizie e renderle "fruibili" ai più. In realtà è un impoverimento ulteriore e noioso per giunta, ma soprattutto troppo generalizzante perchè possa essere assimilato davvero. Così tutto scivola via, in un enorme frantoio in cui tutto viene macinato e ne esce una poltiglia priva di connotazioni. Le vittime sono tutte uguali, dalle alluvioni, ai terremoti, agli incidenti stradali, alle vittime di violenze, quasi come se i peccatori fossero sempre gli stessi. Non è così. Vittime e carnefici hanno identità ben precise e differenti.
Sarebbe ora fare chiarezza.
Condivido.

Solimano ha detto...

Màz, è verissimo, e ti dirò in posta privata perché io ho sentito molto questo tuo post.
Aggiungo che il grande mito cristiano sapeva dire le cose giuste: La Strage degli Innocenti.
Sulle nuvole sì, ci sono gli angioletti senior con i fasci di palme del martirio da distribuire, ma per terra, è un'altra cosa. Ci sono le madri che difendono e abbracciano i loro figli insanguinati, ognuna il figlio suo, qualcuna con due, e coprono con i loro corpi i figli. Tutti bambini che stanno morendo, ognuno diverso dall'altro, e col suo nome, altro che angioletti.
Perfino il classico Guido Reni li rappresenta così, perché sapeva che le donne e le madri (e gli uomini) così volevano.

grazie Màz e saludos
Solimano

giulia ha detto...

Condivido al cento per cento quello che dici. Con qualche formuletta leziosa e magica vorrebbero cancellare la storia interrotta di tanti esseri umani, alcuni bambini, che sono morti soprattutto per l'incuria di questo stato.
Sembra proprio che come persone non contiamo nulla e che non valga la spesa di parlare di "terremoti" se non quando sono accaduti ed hanno fatto morti. La prevenzione in Italia sembra una parolaccia.

Ermione ha detto...

Detesto tutti questi luoghi comuni che imperversano dopo le verie sciagure che succedono così spesso in Italia. Il pensare che adesso sono angioletti che ci guardano da lassù è come assolutorio. Vedere queste foto di ragazzini allegri, buffi, dolci, simpatici, vivaci come sono tutti i bambini, pensarli seppelliti dalle macerie...io penso proprio ai bambini, non agli angioletti nel cielo, ormai placati, e mi viene un'enorme tristezza ed una grande rabbia impotente.

sabrinamanca ha detto...

Un segno di rispetto per la persona umana, che sia bambino o adulto, dato che ognuno è essenziale e importantissimo per qualcun altro e non esistono categorie di vittime "più vittime" di altre, è far ciò che si può per impedire che avvengano delle "tragedie annunciate".
La prevenzione purtroppo è silenziosa, non riscuote lacrime né un'ottima audience in prima serata. Impedisce inoltre di speculare sulle tragedie,e domanda la partecipazione o quantomeno il consenso della comunità per potersi fare con correttezza.
Un po' troppo, non credete?