mercoledì 4 marzo 2009

Le tribolazioni di una lavoratrice appaltata

Roby

Io e il lavoro: n'apocalisse!!! (come diceva ai suoi tempi un allucinato Enrico Montesano).
Spinta dal post di Giulia sugli LSI (lavoratori socialmente inutili), vi racconto in due parole o poco più la mia storia di LSU (lavoratrice socialmente utile), iniziata nel 1997 e... tuttora in corso, sia pur sotto altre forme.
Nel febbraio del 1997 il Comune forma una graduatoria di LSU da utilizzare -nell'ambito dell'imminente Giubileo- per risolvere alcune situazioni di emergenza in città, soprattutto legate al campo storico-artistico. Come laureata in lettere, rientro nei primi otto posti del programma di catalogazione e schedatura di documenti archivistici, e di colpo mi ritrovo tra le polverose, affascinanti filze dell'Archivio storico. L'occupazione dovrebbe durare sei mesi, rinnovabili alla scadenza. Così avviene, ed eccoci al 1998. Intervengono i sindacati per chiedere il prolungamento, accordato dopo una pausa di qualche settimana. Si prosegue per un anno, poi per due, infine per tre. Alla fine del 2001, l'unica soluzione per andare avanti è essere assunti da una cooperativa, alla quale l'amministrazione comunale appalterà il lavoro (sempre ottimo e abbondante). Chiediamo se ci siano opportunità di assunzione definitiva tramite concorso, ma i responsabili scuotono la testa. Nel 2008 scade il primo appalto, e per qualche mese stiamo col fiato sospeso, in attesa del responso di una seconda gara. L'esito dovrebbe essere favorevole, ma non ci sono garanzie al 100%. Sono giorni spasmodici, finchè arriva la sospirata comunicazione: si va avanti per altri 5 anni, cioè fino al 2013...

... E POI?

Nel 2013 avrò 57 anni.

Se non ci saranno altri appalti, cosa farò?
Questo lavoro mi piace, mi appassiona, spesso addirittura mi diverte. Il materiale da studiare è ancora tantissimo, e il personale comunale sempre più scarso, tra pensionamenti e trasferimenti vari. Fra loro e noi, apparentemente, non c'è differenza: operiamo fianco a fianco, in discreta armonia.
Ma il loro, di posto, è fisso. Il nostro no.

Ho cominciato anch'io a mettere i soldi sotto il materasso.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

La situazione è tragica oltre che per le evidenti implicazioni personali, anche perché moltissimi precari si occupano di cose importantissime, come fai tu.
Cioè si occupano di cultura in senso ampio, offrendo contunità territoriale alle migliori tradizioni del nostro paese.
Bah...

Solimano ha detto...

Roby, ma prima del 1997 cosa hai fatto, a parte l'Egitto?

Noi abbiamo avuto le prime esperienze dei precari in ditta quando gli altri non avevano ancora cominciato, però non facevano gli stessi lavori, erano scelti in base a dei progetti da finalizzare. Tutti giovani, che pian piano,soprattutto in mensa conoscevano altri giovani, quelli assunti a tempo indeterminato pochi mesi prima. Si criticano spesso i giovani, ma ci sono dei casi in cui sono naturalmente solidali, e fu così. E' peggio con le persone di oltre trent'anni: o fanno i figli della gallina bianca o sono troppo gentili perché imbarazzati dalla situazione. Adesso è finita la faccenda degli obiettori, che conosco benissimo per ragioni familiari. In genere l'obiettore finiva per essere una boccata d'aria in un ambiente asfittico.
Ha ragione Amfortas: occuparsi di cultura ruspante (aggettivo per me molto laudativo) è indispensabile in Italia, che ha delle scoperture incredibili. Più che per mancanza di soldi o per carenze d'organico per un altro motivo: molti addetti ai lavori fanno i sopracciò e, parrà strano, amano il loro lavoro meno di persone come te.

grazie Roby e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

E' questo uno dei problemi più grossi. Se si diice che oggi bisogna scordarsi il lavoro sicuro e anche vero che allora bisognerebbe che tra un lavoro ed un altro ci fosse "un ponte", un momento in cui ti riqualifichi e con cui puoi vievre in attesa di un altro posto. Ma non mi sembra che in questo senso si sia fatto niente.
Tu poi hai acquisito una competenza, delle capacità che in un lavoro come il tuo non si dovrebbe disperdere...
Ma poi io mi chiedo, se è vero che il mondo cambia etc. etc. cosa vuol dire per una persona diventare "un esubero" e basta... E' questione di soldi, ma anche che il lavoro dà dignità, ti fa sentire integrato nella società... Insomma non è un sistema che possa funzionare così.
Baci,
Giulia

mazapegul ha detto...

Cara Roby, non so quanto questo ti possa consolare, ma io credo che il lavoro precario sia una delle cause di questa crisi. In America, perche' la folla crescente di lavoratori precari sono stati invogliati (o obbligati) a prendere impegni finanziari insostenibili, contribuendo alle varie bolle esplose d'un botto l'autunno scorso. In Italia, perche' ai lavoratori precari (e sottopagati) le nostre banche non hanno offerto quest'opportunita', quindi i consumi sono rimasti sempre compressi, e l'economia asfittica.
In un incontro di settembre del PD locale mi lanciai in una profezia: il lavoro sicuro tornera' di moda, e magari saranno gli americani a rilanciarla. Vediamo: la crisi e' lunga e il mondo non ha ancora iniziato a reagire sul serio.
Maz
PS Quando avrai finito col tuo contratto, sono sicuro che le cose saranno messe meglio e che il valore di lavori come i tuoi sara' ancora meglio valutato di quanto non sia oggi. Nel frattempo, comunque, conviene risparmiare qualcosa per affrontare questi due anni (almeno) di vacche magrissime.
PPS Perche' gli archivi storici non mettono online alcuni dei loro documenti? O lo fanno e io non lo so? Sto insistendo perche' lo faccia il nostro dip., che ha una raccolta storica di tutto rispetto.

Barbara Cerquetti ha detto...

Cara Roby, mi sa che fai bene a mettere i soldi sotto il materasso.

Per Mazapegul: io ho lavorato per un paio d'anni in una ditta che digitalizzava gli archivi storici e fotografici. Facevo proprio quel lavoro lì: partivo con in spalla il mio scanner A3 ( una bestiaccia) e andavo per i paesetti medievali che aderivano al progetto a scansionarmi le pergamene (il cartaceo non era contemplato).
La risposta alla tua domanda l'ho avuta quando mi hanno licenziata: costavo troppo, e costava troppo il progetto.

Roby ha detto...

Cari tutti, ispirata dal vibrante post di Giulia mi sono lasciata trasportare, tediandovi con le mie vicissitudini lavorative...

...prima del '97, missioni archeologiche in Egitto a parte, ho fatto ben poco, a parte sposarmi, mettere al mondo una figlia e tirarla su fino alle scuole elementari: tre mesi come custode al museo, altri tre come dattilografa all'anagrafe...

...MA NON VORRETE CHE RICOMINCI A RACCONTARE, VERO?????

Sarebbe una noia mortale!!!!

[;-P]

Roby

PS: sì, Maz, alcuni documenti degli archivi storici -il "mio" compreso- sono in rete, ma spesso sotto forma di schede, più che delle immagini digitalizzate di cui è esperta Barbara (PPS: CIAO, BARBARA!!! Come va con le due piccole pesti???)