giovedì 5 febbraio 2009

Italia-Francia: Aggiornamenti (I)

sabrinamanca



Nei luoghi comuni degli italiani all'estero, il paese ospitante diviene un "sogno americano" (nel senso che si realizza) o il peggiore degli incubi. La realtà, se si prende la pazienza e l'obbiettività di cercarla, è molto più complessa, per questo ho smesso da tempo di dire "gli italiani...mentre i francesi" oppure "in Italia...mentre in Francia..."
Ci sono delle differenze credo, immagino, ma sono più sottili di quelle che si è sicuri di vedere, ed è difficile estrapolarle dal contesto generale.
Quando sono andata via dall'Italia mi sembrava di vederne molte più di adesso, mi apparivano con una chiarezza oramai da tempo sbiadita ed ero più incline a dissertarne.
Di questi tre anni e mezzo in Francia, ciò che mi pare di poter dire, con tutte le cautele del caso, è che il senso civico è decisamente una delle qualità di questo popolo mentre non lo è del mio.
Mi spiego meglio: non voglio dire che in Italia non esista il rispetto per un "concittadino"e per la città, solo mi sembra che questo atteggiamento stia al singolo e alla sua personale educazione mentre nella città dove vivo i comportamenti civici appartengono alla maggior parte degli cittadini, appunto, senza che questi implichino una gentilezza spontanea.
Quella che chiamerò "gentilezza civica", questi automatici pardon, s'il vous plait e merci, irritano non poco alcuni miei compatrioti.

Discutevo con un'amica sull'abitudine dei parigini di avvertire il palazzo, con un bigliettino nell'androne, di un'eventuale festa o di lavori nell'appartamento. Lei lo imputava infastidita alla loro formalità.
Io le ho detto che a me fa piacere quando mi avvertono che faranno baccano o creeranno dei disagi, mi sembra che ci sia del rispetto, elementare rispetto, in questo atteggiamento.


9 commenti:

Solimano ha detto...

Sabrina, mi hai fregato sul tempo. Avevo intenzione di iniziare una piccola serie intitolata "Les italiens", basata sulle mie esperienze di viaggi per lavoro (perché è nei viaggi per lavoro che si capisce di più) e tu mi hai preceduto. Ma non è detto che io non la cominci questa serie, perché ne ho da dire, sulla presunzione e sul continuo tentativo di autoassoluzione degli italiani, anche e soprattutto quelli che se la tirano da cosmopoliti. Ne discuteremo.

grazie Sabrina e saludos
Solimano
P.S. E comunque j'ai deux amours, mon pays et Paris.

annarita ha detto...

Concordo con te sulla buona prassi del bigliettino di avvertimento. Mi sembra un bel gesto di rispetto. Dubito che qui arriveremo a tanto...
Salutissimi, Annarita.

Habanera ha detto...

Il menefreghismo e la mancanza di rispetto sono, purtroppo, segni distintivi del nostro paese.
Ognuno pensa soltanto a sè e lo dimostra in ogni modo possibile. Dal non avvertire i condomini in caso di feste o di lavori di ristrutturazione, al gettare in mare, nei fiumi (o nei navigli di Milano) qualunque cosa, partendo dal sacchetto di plastica fino al motorino o al frigorifero vecchio.
Dall'evasione delle tasse, praticata abitualmete sia dai piccoli artigiani che dai professionisti più affermati.
Dal non cedere il post in tram alle persone anziane, agli invalidi, alla donne incinte, etc. etc. etc.
Per cui può capitare (e capita!) di fare confronti non troppo lusinghieri tornando in Italia.
Che ce vogliamo fa'?
H.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo assolutamente con te. Qui in Italia ci sono persone molto gentili, non di tutta l'erba si deve fare un fascio, si dice. Ma quello che manca è un'educazione generalizzata. qualcosa che non venga lasciato al singolo individuo, ma che si faccia perché si è stati educati a farlo... Qui ognuno fa quello che vuole e oggi che il malcostume è così visibile e persino apprezzato, l'Italia pian piano si sta avviando ad essere un paese davvero "incivile".
Ma che fare?
Giulia

Anonimo ha detto...

Io, mi scuserete, sono d'accordo fino ad un certo punto, soprattutto nello specifico dell'esempio.
Non credo che Trieste sia un'isola felice, eppure qui a nessuno passa per la testa di fare lavori in casa senza avvertire in qualche modo.
Voglio dire, sono certo che in Francia il senso civico sia più marcatamente diffuso che in Italia, ma non posso fare a meno di ricordare che mai come in Francia mi sono sentito straniero in terra straniera.
Sarà un limite mio, forse.
Ciao e scusa per il commento forse sgradevole.

Roby ha detto...

Le mie impressioni sulla Francia sono simili a quelle di Solimano (e di Sabrina, bien sûr): ma fra i miei conoscenti c'è anche chi è del parere di Amfortas (e a proposito, Paolo, what about il tuo scappa e fuggi in Florence?).

Biglietti nell'atrio per avvisare di feste e lavori? Ah, miraggio! Usavano farlo solo nel condominio dei miei genitori, anni fa...

Bisous comme s'il pleut [?!]

Roby

Anonimo ha detto...

Cronca dettagliatissima da me, Roby, non mi pareva il caso d'ammorbare anche queste stanze :-)

Anonimo ha detto...

Solimano: viaggiare e abitare sono due modi ben diversi di intendere le altre realtà quindi l'uno non esclude il secondo!

Annarita: credo, come ha detto anche Amfortas, che si faccia anche in Italia, da qualche parte, anche se non è prassi diffusa.
Mi pare un'idea carina da lanciare per le prossime feste nel palazzo (ho omesso di dire che qui, spesso, invitano i condomini, io non so se mi abbandonerei a tanto!)

Habanera: esempi ce ne sono tantissimi, purtroppo, ma credo che persone educate si possano trovare dappertutto e magari in Italia capita che siano più allegre e disponibili ma l'educazione civica, ecco, quella è altra cosa.

Giulia: purtroppo, come dici, c'è un'incitazione all'arroganza e al sopruso di cui i nostri politici si stanno facendo i portaparola, l'incitamento ai comportamenti incivili che è incarnato da un partito: e che potevamo aspettarci?

Amfortas: sentirsi in terra straniera non ha molto a che fare con l'educazione civica, non trovi? Dipende dalla lingua, dalle persone incontrate, dalle situazioni vissute. Italia e Francia mi sembrano due paesi sono davvero simili.

Roby: bisous comme s'il pleuvait?
perché no, esportiamo questa bella espressione!

Anonimo ha detto...

Magari mettessero un bigliettino! E' una cosa civile. Avete detto tutto voi. A noi Italiani manca completamente la capacità di stare nello stesso luogo, rispettando le regole. A partire dalla semplice fila.
Ci hanno abituato che furbo è bello, e ciò che fuori dall'uscio di casa è di altri e non ci riguarda, Stato compreso. Siamo molto provinciali, diseducati e maleducati sotto questo aspetto.