lunedì 23 febbraio 2009

Alla ricerca dell'arte perduta (13)

Solimano

Sono convinto che tutti quelli che sono andati a Venezia, fosse solo per una volta, abbiano visto la Chiesa degli Scalzi, ma che ben pochi ci siano entrati. L'hanno vista perché è molto vicina alla stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia e se guardate l'immagine in fondo al post ve ne ricordate. Non ci sono entrati perché arrivano alla stazione ed hanno tutti la fregola di andare in Piazza San Marco, ed anche perché, in una città così ricca di bellezze artistiche, la Chiesa degli Scalzi non è nei primi posti delle guide turistiche.
Eppure l'architetto fu uno dei più grandi, Baldassarre Longhena (la facciata, molto bella, è di Giuseppe Sardi, 1672-1680) e l'interno della chiesa, consacrata nel 1705, ha una storia curiosa.
Lì, fra il 1743 ed il 1744, Giambattista Tiepolo eseguì un affresco che giustamente Anna Pallucchini definisce immenso: occupava tutto il soffitto della chiesa. Con l'aiuto del quadraturista emiliano Gerolamo Mengozzi Colonna (lo stesso che l'aiutò negli affreschi di Palazzo Labia, che sono di circa cinque anni dopo), il Tiepolo rappresentò "Il miracolo della Santa Casa di Loreto", con gli angeli che trasportano la Santa Casa dalla Palestina a Loreto. Il nome vero della chiesa è Santa Maria di Nazareth, e questo spiega la scelta del tema.
La chiesa era famosa soprattutto per questo affresco; il governo austriaco fece effettuare uno scrupoloso restauro della chiesa fra il 1853 e il 1862. Ma fu proprio una bomba austriaca che colpì il soffitto della chiesa il 28 ottobre 1915. L'affresco del Tiepolo andò in briciole, salvo pochi frammenti. Fra il 1929 ed il 1933, un artista molto volonteroso, Ettore Tito, eseguì un lavoro immane: un affresco di 400 metri quadrati ed una tela di 100 metri quadrati.
Mi sono messo in caccia dell'affresco immenso del Tiepolo e qualcosa ho trovato. Prima di tutto, una grande fotografia eseguita dallo Studio Anderson di Roma. Da questa fotografia ho tratto l'immagine che metto sopra il post: è il particolare col vero e proprio trasporto della Santa Casa; in cima alla casa c'è la piccola figura della Madonna che tiene in braccio il Bambino.
Però, metto qui a sinistra la fotografia quasi completa (un po' ridotta di dimensioni), così ci si fa una idea della vastità dell'impresa. Si vedono anche le crepe che c'erano nel soffitto.
A destra metto due immagini. Quella sopra è uno dei due frammenti (400 x 200 cm ciascuno) che si sono salvati, e che sono nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia: si tratta di Figure di Oranti. L'immagine sotto è uno studio preparatorio eseguito dal Tiepolo (123 x 77 cm). Era nella collezione Rosebery di Londra, dal 1994 è nel musseo Paul Getty di Malibu, in California. Esiste anche un altro studio preparatorio (124 x 85 cm), molto diverso da questo. Sta nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia, ma l'immagine in rete non l'ho trovata. Croce e delizia della rete: è più facile trovare qualcosa che sta a Malibu rispetto a qualcosa che sta a Venezia, praticamente a due passi da casa nostra. Anche il secondo frammento che si è salvato in rete non c'è: le Gallerie dell'Accademia, salvo smentita che sarebbe benvenuta, custodiscono un po' troppo i loro tesori.
In due cappelle della Chiesa degli Scalzi ci sono altre due opere notevoli di Giambattista Tiepolo: L'apoteosi di Santa Teresa, un grande affresco (610 x 750 cm) eseguito negli anni 1724-25, e Cristo nell'orto degli ulivi, un affresco monocromo (350 x 500 cm) eseguito negli anni 1732-33. La bomba austriaca esplose proprio sul soffitto e il resto si salvò.


6 commenti:

Anonimo ha detto...

L'ho conservato per ultimo, dopo il mio peregrinare. Volevo belle immagini prima di chiudere gli occhi.
Leggerti Solilmano è sempre un viaggio piacevole, in cui ci guidi nelle vie della bellezza e del sapere.
Grazie e buona notte.

mazapegul ha detto...

Solimano: grazie per questa biografia d'una vittima della Grande Guerra. Ci sono anche le vittime mancate: pare che un capitano americano stesse per ordinare la distruzione della torre di Pisa, possibile nido di cecchini e vedette tedesche. Accertato che non c'era nessun nemico nel campanile, la torre fu graziata.
Ciao,
Maz
PS Ma cosa c'era di strategico li' attorno da dover bombardare? Puro sfregio? Rabbia?

Solimano ha detto...

Grazie Silvia.
Màz, è una mia ipotesi, ma potrebbe essere fondata: a cento metri c'era la stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia.
D'altra parte, durante la seconda guerra mondiale, a Bologna le distruzioni artistiche (non molte, per fortuna) furono vicine alla ferrovia, ad esempio la Mascarella: c'era la ferrovia e c'era il ponte.
Le distruzioni più terribili furono quelle subito dopo la fine della guerra: saccheggi, incuria, incendi. Vedrai che roba, lo racconterò.

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Sempre davvero interessanti fare queste passeggiate con te... Giulia

Ermione ha detto...

Sei un portento a scovare questi pezzi d'arte scomparsa. E, come sempre, mi fai venire una gran voglia di muovermi, nella fattispecie di tornare a Venezia.
La Chiesa degli Scalzi la ricordavo, effettivamente, per la bellissima facciata; ora ne so molto di più, e so anche che ci sono altri Tiepolo da vedere. Thanks.

Solimano ha detto...

Venezia va conosciuta bene, e per farlo bisogna fermarcisi qualche giorno di seguito e tornarci poi altre volte. In posti come San Zaccaria, Santa Maria dei Miracoli, San Sebastiano, la Querini Stampalia, San Giorgio degli Albanesi non c'è pigia pigia, l'unico guaio è che i preti si sono fatti furbi e si è sempre dietro a tirar fuori monete per le luci. Gli alberghi costano cari, ma al limite si può dormire a Mestre e prendere il primo treno al mattino e l'ultimo alla sera (9 chilometri!). Preferisco camminare molto (a Venezia è meglio girare con le scarpe da jogging) che prendere il vaporetto, però un bel giro in gondola nelle calli piccole è paragonabile solo al giro in carrozzella per Siviglia (se vi capita il vetturale che è capitato a me, che mi ha portato in posti che voi umani non immaginate). E' tutta questione di mentalità, per me l'essere altrove, come posti e come stagione, è il prerequisito, a Milano si va alla domenica e ai concerti il lunedì. Secondo la massima di Romano Prodi, che viaggiava in treno in seconda classe e gli chiesero perché: "la seconda arriva quando arriva la prima, e ci si incontrano meno rompicoglioni".

saludos
Solimano