venerdì 30 gennaio 2009

Napolitano, suvvia!

Solimano

Il cosiddetto senso istituzionale a me piace chiamarlo senso 'stituzzionale così mi sembra di essere più in confidenza.
Tutta la storia di questi giorni sulla mancanza di rispetto a Napolitano a me fa un po' ridere, soprattutto leggendo i pensosi editoriali del Corriere della Sera (pensosi nel senso di attenti a non dispiacere a nessuno dei proprietari della testata).
Perché ho il difetto di avere una buona memoria e me li ricordo tutti, i Presidenti della Repubblica Italiana. Naturalmente non li metto sullo stesso piano, ma è il caso di citarli tutti.
Enrico De Nicola, che presentava continuamente le dimissioni, così lo richiamavano, salvo un giorno che non lo richiamarono e si preoccupò moltissimo.
Luigi Einaudi, che nessuno scriveva più l'aggettivo inaudito per timore di mancargli di rispetto.
Giovanni Gronchi, che al Regio di Parma, in palco con De Gaulle, si sedette, ma dietro non c'era la sedia e così si sedette per terra. Tognazzi e Vianello si permisero di rifare la scenetta in TV e furono immediatamente cacciati. Sempre a Parma, durante la visita di Gronchi, i pompieri restaurano con gli idranti il Battistero, e cadevano i pezzi di marmo rosa di Verona. Credo che fosse con Gronchi che si fece una entrata segreta al Quirinale, a disposizione di Signore Squinzie e di Signorine Prezzemoline.
Antonio Segni, col tintinnare di sciabole del Generale Di Lorenzo.
Giuseppe Saragat, italo Amleto che non riusciva a decidere se fossero meglio i telegrammi o gli alcoolici, e si disse che il dossier del Sifar su di lui fosse intitolato "Esercizi spirituali".
Giovanni Leone (e la famiglia Leone). Do you remember, Giovanni Leone (e la famiglia Leone)?
Sandro Pertini, di cui si può dire bene, salvo che il narcisismo era debordante (vedi Vermicino), e a più di ottanta anni voleva a tutti i costi essere rieletto.
Francesco Cossiga. Oh, Cossiga richiederebbe cento post! Mi salvo in corner con una vignetta di Mannelli che uscì su Cuore il 30 marzo 1991.
Oscar Luigi Scalfaro, che quando gli usciva la frase retorica chiudeva gli occhi, e quindi li aveva quasi sempre chiusi, tranne quando stava zitto, evento assai raro.
Carlo Azeglio Ciampi, che ha fatto Senatore a vita Emilio Colombo (per meriti sociali). Ho due o tre amici, presi a caso, che i meriti sociali li conoscono più di Emilio Colombo di cui qualche difettino era notorio.
E Giorgio Napolitano? Tante belle qualità, il coraggio non la più notevole, preferivo Amendola, persino Pajetta, ai tempi del vecchio PCI.
Invece di assumere quell'aria da virtù offesa, venga in TV, Napolitano, e dica: "Cittadini e Campagnoli, ho un problema che è anche vostro! Il Quirinale costa quattro volte di più rispetto a Buckingham Palace. Mi aiutate a rimediare?"
In quanto topo campagnolo che però ha rosicchiato qualche libro, recuperei il mio senso 'stituzzionale, ma sono certo che non lo dirà.
P.S. E il prossimo Presidente della Repubblica? Si parla dell'Onorevole Dottor Silvio Berlusconi... estote parati, pensosi editorialisti del Corriere della Sera.

2 commenti:

mazapegul ha detto...

Da un certo punto di vista, la sacralità con cui da noi sono stati ricoperti i PdR dà l'idea di un paese poco maturo, che non vuole (non può) essere libero; che ha un gran bisogno di istituzioni "di garanzia", quasi fossimo sempre sul punto di precipitare nel baratro.
Da un altro punto di vista, il "quasi fosssimo" non è poi così condizionale dell'irrealtà.
Certo, tutto ciò non spiega il gran dispendio. [Ma se neanche Ciampi è riuscito a metterci una pezza, mi sa che c'è qualche cosa di strutturale, qualche spesa non contabilizzabile come solo politica.]

Solimano ha detto...

Màz, ho esagerato un po' per amor di polemica, ma almeno su Gronchi, Leone e Cossiga ce ne sarebbe da scrivere! Ad esempio, i rapporti fra Gronchi ed Enrico Mattei.
Ma è la sacralità che mi infastidisce: hai presente gli americani con Nixon e Clinton, su Watergate e Lewinsky?
Se sento il bisogno di sacralità (può essere...), meglio una bella messa cantata!

grazie Màz e saludos
Solimano