martedì 27 gennaio 2009

La fine del PD?

mazapegul

Stasera riunione in Federazione sulle amministrative prossime venture, da noi organizzate "alla romagnola": imperativo rappresentare il territorio in tutte le sue pieghe, facoltativa la forma in cui ciò avviene. Io, lombardo, non capisco, e neanche tanto m'adeguo; ma il livello dei servizi è buono, il reddito è ben distribuito e il partito, ciò che trovo consolante, ritiene prioritario affrontare l'impatto che la crisi avrà sulla popolazione locale. Insomma, (stra)ordinaria amministrazione.
La riunione, però, ha un twist inatteso. I massimi dirigenti, in genere assai pragmatici nell'analisi locale e difensori dello status quo nelle questioni nazionali, hanno lanciato una serie di allarmi terrificanti, senza neanche cercare, per così dire, "elementi di consolazione". Il partito è in crisi nera, e la crisi dipende, in prima istanza, dal gruppo dirigente nazionale. Che non riesce, però, a uscire dalla coazione a dividersi e perdere. Che già si posiziona per il dopo-sconfitta, e così rende la sconfitta ineluttabile.
L'allarme rosso riguarda anche il livello locale: la quota d'opinione del voto, che c'è ovunque, andrà a nostro svantaggio. Dobbiamo puntare sul "voto informato", su quelli che votano pensando alla maniera in cui vogliono essere amministrati, non se sia peggio Hitler o Stalin.
Non c'è identità regionale o territoriale che tenga, ci dicono i dirigenti: siamo sull'orlo dell'abisso.

Queste cose le penso da tempo: non è il loro contenuto quello che mi spaventa, ma che a dirle siano persone il cui ruolo, tradizionalmente, è di smentirle.

7 commenti:

Solimano ha detto...

Màz, il mio post "Il sonnambulo Veltroni" (che credo sia stato non capito), non è un esempio di sfogatoio, per cui non ho né tempo né voglia.
Non siamo sull'orlo dell'abisso, siamo proprio nell'abisso. C'è un problema di mode d'emploi che è prioritario rispetto all'emploi e il vecchio PCI lo sapeva benissimo.
Minniti se n'é uscito col discorso che "é inutile parlare di modalità organizzative quando i problemi sono politici", ecco vorrei capire come è pensabile affrontere un problema politico senza l'appropriata modalità.
Questi che se la prendono con la pre-politica, non fanno politica ma solo meta-politica.
E il mio leader di riferimento non è Gramsci o chissà chi, ma lo zio Dick del Copperfield, che quando arriva David dalla zia, e la zia si preoccupa di qui e di là, dice soltanto: "Io lo laverei". Cose molto pratiche che ognuno di noi tiene ben presenti ogni giorno nel proprio lavoro.
A cosa serve, una manifestazione come quella di Roma, in cui, fra tante discorse strane e magari belle, il leader non dà nessuna indicazione sul come operare? A nulla, difatti si è visto.
Ma so che continuerò a non essere capito, e continuerò a fare prepolitica: prima decido il come, il perché lo trovo lungo la strada, se ho scelto il come giusto.
Questi fanno i pragmatici, ma senza il pragmatismo. Eh no! Non può funzionare, e non funziona.

grazie Màz e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Si intuiva che la crisi ci fosse, come potrebbe essere diversamente. Questo mette molte tristezza e spaventa molto visto lo scenario nazionale. C'è bisogno davvero di una nuova classe dirigente che però abbia una linea politca chiara e non questo gran pasticcio che è diventato il PD.
Ciao,
Giulia

Giuliano ha detto...

Ne parlavo l'altro giorno con Dario, che sul suo blog ha messo un commento sul contratto degli statali, firmato senza la Cgil.
Ecco, se il più grande dei sindacati italiani viene messo da parte, e nessuno dei lavoratori protesta; se gli iscritti alla Cisl e alla Ugl approvano questi accordi, che senso ha continuare a darsi da fare? Il Paese è ridotto così, e qui al Nord se le persone credono ancora in qualcosa, si tratta delle storielle che raccontano Bossi e Borghezio.

Anonimo ha detto...

Io non sarei disfattista. La gente c'è, la voglia di cambiare e di vivere l'alternativa pure, però chi è ai vertici deve comprendere che ha esaurito il suo tempo. E' cambiato tutto da vent'anni a questa parte e mentre ci è stato chiesto di metterci un vestitino nuovo, alla fine ci sono sempre i soliti sarti a ricucire nel caso di strappo o a proporre linee che sono sempre le stesse rivisitate e corrette ma che ricordano il cappotto di nonna Pina sdrucito e troppo grande. Bisogna cambiare stile e stilista, cambiare materiale e rifare tutto da capo, adesso poi che non abbiamo manco un paio di mutande a coprirci il c...
Se è vero che è dal letame che nasce un fiore, ed è vero, confido che presto qualcuno si farà avanti con poche ma buone idee, che saprà riconoscere il nemico, perchè adesso c'è un po' di confusione e saprà dire quelle poche ma buone cose per combatterlo. Riprendiamoci il ruolo che così bene abbiamo sostenuto per tanti anni, che è quello di opposizione, guardiamo ai gravi problemi sociali e ambientali e cominciamo a mandare a quel paese qualcuno, perchè lo si impara da adolescenti: non possiamo andare bene a tutti e non tutti ci devono andar bene per forza.

Solimano ha detto...

Continuiamo a parlare di cose diverse. Io ho l'imprinting di ragionare per obiettivi.
Quali dovrebbero essere gli obiettivi primari? Mantenere i voti di quelli che ci hanno votato e (soprattutto, visto che siamo in minoranza), conquistare voti fra quelli che non ci hanno votati. Questo richiede tante cose, non le parolette vezzose a colpi di identità da mantenere o di moralismo di facciata. Richiede strumenti, organizzazione, persone fasate, che operino individualmente e comunitariamente. Richiede leadership e responsabilità. Richiede che chi sbagli paghi. Un chi fa che cosa che riguarda tutti. C'è uno spreco enorme in attività che non servono a nulla se non a dar aria alla boccca.
Se dall'alto le indicazioni non arrivano (e non arrivano) ci si organizzi dal basso, localmente, mandando a ranare il federalotto che arriva e che ha solo da difendere la sua rendituccia di posizione. Ma soprattutto, non nascondiamoci dietro un nostro malinteso senso di responsabilità, che diventa la copertura dell'irresponsabilità della struttura che ha sviluppato anticorpi per resistere a tutte le critiche, quelle concrete, di quelle generiche se ne fanno un baffo.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Cara Silvia, sei ottimista perché vivi a Reggio... Lì da voi qualcosa di buono è rimasto, per ora.

mazapegul ha detto...

Caro Solimano, sono stato critico col tuo post sul sonnambulismo solo a causa di una frase. Aggiungo: non è molto importante, sul merito siamo daccordo (purtroppo).

Ieri, come dicevo nel post, ne ho sentite di gravi anche da coloro da cui non me l'aspettavo. Politici autoritari, certo, ma anche abili e navigati. Gente che da decenni gestisce comuni e province come aziende, il partito come un centro di servizio. Con obiettivi ben chiari: crescita economica, servizi d'eccellenza, comunità coese.
Questi obiettivi sono il "modello emiliano", che rischia di essere trascinato nella crisi generale. I dirigenti di cui parlo hanno condiviso la loro dose di corresponsabilità con la gestione del partito centrale, senza dubbio. Anche la loro gestione del partito localmente è spesso criticabile, e non solo in superficie. Eppure, se nel mio comune neanche una richiesta di posto al nido viene lasciata inevasa, è perchè gli obiettivi che dicevo vengono presi molto sul serio, una vera ragion d'essere.

Ciao, Màz