martedì 6 gennaio 2009

I virtuosi della censura

Giuliano

Un’intervista tv, su Raidue, con Giulia Mozzoni Crespi, presidente del FAI, il Fondo per l’Ambiente: un’iniziativa privata molto importante, che ha contribuito a restaurare e rendere accessibili ville e parchi altrimenti destinati ad essere perduti.
Come prima cosa, la signora Crespi dice che la legge che ha delegato ai poteri locali la tutela dell’ambiente e del patrimonio artistico si è dimostrata una pessima idea, e sta provocando enormi danni, spesso irrimediabili. E’ diventato difficile fermare i ras locali della speculazione edilizia: è a loro che fanno spesso capo sindaci, presidenti di provincia, presidenti di regione. Con questa legge, anche da Roma, dal governo centrale, è diventato quasi impossibile intervenire: si assiste impotenti allo scempio, non vale nemmeno più rivolgersi ai tribunali.
« Ma tanto lei queste cose le taglierà, non avrà mai il coraggio di mandarle in onda », dice la signora Crespi all’intervistatore. Lui protesta e ridacchia: ma no, vedrà, si fidi.
E infatti attuerà la censura peggiore, la più perfida: la lascia parlare.
In un’ora di intervista, l’anziana signora (84 anni) mostrerà la sua ricca e bella casa, parlerà dei figli, delle malattie, di Indro Montanelli (la sua famiglia fu a lungo proprietaria del Corriere della Sera), parlerà di omeopatia, del vegetarianesimo: ormai mancano solo gli ufo e i fantasmi.
Poi giunge il marito, il centenario conte Mozzoni, in ottima forma: « Eh già, io sono un cacciatore, è l’unica cosa in cui sono contrasto con mia moglie. Ma stiamo insieme da cinquant’anni, ed è bello avere una famiglia unita.». Prendono insieme un tè nel parco della villa, un parco molto ben curato, con il prato che è una meraviglia e con la servitù che va e viene premurosa; e alla fine il sornione giornalista (non ne ricordo il nome) si fa anche invitare a pranzo.
Cosa resta della denuncia iniziale della signora Crespi? Ben poco, a questo punto. Anche leggendo questo post, vi converrà tornare indietro e rileggervi le prime righe.
Che dire? Nemmeno George Orwell si sarebbe mai immaginato una cosa simile. E Stalin, Göring, il Buce, possono andare a nascondersi: erano solo dei dilettanti.

2 commenti:

Solimano ha detto...

Giuliano, guarda che il giornalista non fa così perché teme chissà quali danni se facesse diversamente, lo fa naturalmente per un motivo di fondo che si chiama: cupidigia di servilismo.
E' radicato da secoli in Italia, fa parte dei caratteri quasi etologici degli italiani.
Basta guardare il fastidio che danno alla generalità dei giornalisti Marco Travaglio e Massimo Fini che da questo vizio etologico sono praticamente immuni. E notare come Giuliano Ferrara, che pure sappiamo com'è, ogni tanto ha il gusto del beau geste, perché è colto, ne è cosciente: è più facile che Franco Cordero o Marco Travaglio o Massimo Fini li trovi da Ferrara che da Vespa. D'altra parte, guardiamo anche in rete. Ne trovi di gente che tratta sottilmente la disposizione dei peli ascellari nei quadri del Caravaggio, ma che, di fronte ad uno Sgarbi che mette la sua firma sotto un brano svritto da Mina Bacci cinquant'anni prima, girano la testa dall'altra parte. E naturalmente, tutti si proclamano fuori dal coro, come no. La vera censura, quella che fa disperare, è l'autocensura sistematica. E' peggiore perché è in azione sempre, non solo se dall'alto ti arriva la telefonata.
Il perfetto giornalista è al 100% cinico e al 100% sentimentale.

grazie Giuliano e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Caro Solimano, in un giornale o telegiornale serio i "servilisti cupidi" andrebbero buttati fuori a calci in culo, e mandati a lavorare (magari a mettere giù l'asfalto sulle autostrade, in luglio e agosto).
Ma sai meglio di me come funziona il mondo, e mica solo nei tg e nei giornali.