martedì 13 gennaio 2009

Avec Jacques Brel

Solimano


Le plat pays
di Jacques Brel

Avec la mer du Nord pour dernier terrain vague
Et des vagues de dunes pour arrêter les vagues
Et de vagues rochers que les marées dépassent
Et qui ont à jamais le cœur à marée basse
Avec infiniment de brumes à venir
Avec le vent de l'est écoutez-le tenir
Le plat pays qui est le mien

Avec des cathédrales pour uniques montagnes
Et de noirs clochers comme mâts de cocagne
Où des diables en pierre décrochent les nuages
Avec le fil des jours pour unique voyage
Et des chemins de pluie pour unique bonsoir
Avec le vent d'ouest écoutez-le vouloir
Le plat pays qui est le mien

Avec un ciel si bas qu'un canal s'est perdu
Avec un ciel si bas qu'il fait l'humilité
Avec un ciel si gris qu'un canal s'est pendu
Avec un ciel si gris qu'il faut lui pardonner
Avec le vent du nord qui vient s'écarteler
Avec le vent du nord écoutez-le craquer
Le plat pays qui est le mien

Avec de l'Italie qui descendrait l'Escaut
Avec Frida la Blonde quand elle devient Margot
Quand les fils de novembre nous reviennent en mai
Quand la plaine est fumante et tremble sous juillet
Quand le vent est au rire quand le vent est au blé
Quand le vent est au sud écoutez-le chanter
Le plat pays qui est le mien.


Nostalgia Jacques Brel
Leocarlo Settimelli su l'Unità (23 novembre 2002)

Avevamo l'eskimo verde e sognavamo rivoluzioni che sembravano a portata di mano. Avevamo l'eskimo verde e urlavamo per le strade la pace in Vietnam e la guerra dell'imperialismo americano. Avevamo l'eskimo verde e piangevamo la morte di Ernesto Che Guevara. E vedevamo sullo schermo quella faccia da meteque di Jacques Brel assaltare banche con la sua Banda Bonnot e portar via denari alle pance grasse, ai borghesi “che sono come i maiali, più diventano vecchi e più assomigliano alle bestie: hanno bruciato i nostri vent'anni...” Brividi di piacere, la sensazione che i conti tornano, che si può far tabula rasa. L'incoscienza, la forza delle immagini che conquista, l'immatura incapacità di mettere una distanza storica e ideologica tra di esse e noi.
Brel sul telone bianco del cinema era già una figura familiare, per molti di noi, anche se era capitato di rado di vederlo (in bianco e nero) alla televisione. Piuttosto ci era arrivato per via di quei pochi brani tradotti in Italia e principalmente per Gino Paoli, che aveva volto in italiano Ne me quitte pas, divenuto “non andare via”, che conteneva alcune perle come, appunto, “io ti offrirò perle di pioggia/venute da dove non piove mai”. Ma l'originale, trovato non ricordo come (forse circolava anche in Italia grazie alla Barclay), aveva ben altra presa, con quel “ne me quitte pas/ne me quitte pas/ne me quitte pas” che era secco, disperato, come se le parole mancassero di saliva, in confronto al conciliante italiano di “non andare via”, che pure in quegli anni di intensi innamoramenti politici era un bel sottofondo di incontri spesso troppo spregiudicati. E poi c'era Le plait pays, che non riesco a capire neppure oggi perché ci piacesse tanto, a noi che siamo pieni di montagne e colline.
Cattedrali e montagne
Ma forse è semplice: era la voce di Jacques Brel che penetrava nelle carni come una lama, era il vero scandito da quella voce di viscere, quelle “erre” che sembravano fresatrici e quelle descrizioni di cattedrali come uniche montagne, con un cielo così basso che un canale s'è perduto, che ci prendevano nella nostra parte indifesa, non so dove dentro di noi. Era forse lo stesso meccanismo messo in mostra da De André, che della canzone francese e di Brel si stava ampiamente pascendo. Eh sì, perché per quanto si sapesse che Brel era figlio del Belgio, dove era nato nel 1929, a Schaerbeek, la sua era canzone francese, un prolungamento di quella della Piaf e di Montand, di Trenet e di Becaud. Solo che appariva più pura e dura, meno compromessa con le esigenze del piacere a tutti i costi, più vetrosa e rispondente al malcontento di quegli anni.
...
Povero Jacques, che vai e vieni da isole lontane. Che ti operi ad un polmone, per estirpare quel tumore che invece nel 1978 ti inchioda alla pale dei mulini a vento, e nessun Sancho Panza ti può rimettere in sella. Ma come, lo dicevi in una tua canzone che “i vecchi non muoiono, solo si addormentano troppo a lungo!”. Ma tu non sei vecchio. Non hai che quarantanove anni ed è una vergogna morire.
Già, ma anche l'eskimo verde è ormai da qualche parte in cantina e tu e lui ve ne andate assieme... Ma almeno tu riposi accanto a Gauguin, tu pittore della parola e della canzone. Riposi a Hira Oa, per chi capitasse da quelle parti e volesse deporre un fiore. E davanti a quella pietra che porta il tuo nome, volesse sussurrare “ne me quitte pas”, come farei io, e come invece faccio davanti ad un computer, che non ha vele.
...

P.S. Le due immagini di Jacques Brel sono tratte dal film L'Emmerdeur (1973) di Edouard Molinaro.


4 commenti:

Giuliano ha detto...

Mi dispiace di aver frequentato poco Brel (e Brassens), ma è successo un po' perché a scuola ho studiato l'inglese, e soprattutto per una questione generazionale (intanto che crescevo in musica imperavano inglesi e americani).
Mi piaceva anche Charles Trenet, anche Aznavour. Ogni volta che ne leggo qualcosa mi torna l'interesse, prima o poi mi muovo, anche perché oggi qualcosa di francese lo so (poco, ma quel che basta: per il resto c'è internet).

Anonimo ha detto...

Mi spiace non sapere il francese, ma è una lingua che mi ha sempre affascinato come la sua musica. Questo tuo post ci riporta indietro nel tempo, ma quelle parole, quelle canzoni non tramontano...

Anonimo ha detto...

Comprai un cd con i successi di Brel nel mio primo viaggio "ufficiale" in Francia. Di lui non sapevo nulla.
E' uno degli autori più vicini al mio cuore e al mio sentire. Jef, Mon enfance,Ce gens-là,Mathilde, La chanson de Jacky, potrei continuare per molto ancora, Amsterdam per esempio,Quand on a que l'amour...

Solimano ha detto...

Il brano di Leocarlo Settimelli non lo condivido per tutto (specie la storia dell'eskimo verde...) ma si capisce benissime che amma profondamente Jacques Brel, che è un autore ed interprete vasto, non riducibile a schemi amorosetti o politicisti.
Il film L'Emmerdeur è del 1973, Jacques Brel fa la parte dello sfigato che tenta il suicidio per amore, Lino Ventura fa la parte del sicario professionista che viene impedito nelle sue male azioni appunto dal mancato suicida.
E' più nota la versione successiva, Buddy Buddy (1983) di Billy Wilder, con Jack Lemmon e Walther Matthau, ma in fondo preferisco quella francese: Brel e Ventura non sono attori paragonabili e Lemmon e Matthau, ma le loro facce, le loro facce!

Inserisco qui il testo di Amsterdam, per me uno dei più belli di Jacques Brel (ma di belli ce ne sono tanti):

AMSTERDAM (Jacques Brel)


Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui chantent
Les rêves qui les hantent
Au large d'Amsterdam
Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui dorment
Comme des oriflammes
Le long des berges mornes

Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui meurent
Pleins de bière et de drames
Aux premières lueurs
Mais dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui naissent
Dans la chaleur épaisse
Des langueurs océanes

Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui mangent
Sur des nappes trop blanches
Des poissons ruisselants
Ils vous montrent des dents
A croquer la fortune
A décroisser la Lune
A bouffer des haubans
Et ça sent la morue
Jusque dans le coeur des frites
Que leurs grosses mains invitent
A revenir en plus
Puis se lèvent en riant
Dans un bruit de tempête
Referment leur braguette
Et sortent en rotant

Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui dansent
En se frottant la panse
Sur la panse des femmes
Et ils tournent et ils dansent
Comme des soleils crachés
Dans le son déchiré
D'un accordéon rance
Ils se tordent le cou
Pour mieux s'entendre rire
Jusqu'à ce que tout à coup
L'accordéon expire
Alors le geste grave
Alors le regard fière
Ils ramènent leur batave
Jusqu'en pleine lumière

Dans le port d'Amsterdam
Y a des marins qui boivent
Et qui boivent et reboivent
Et qui reboivent encore
Ils boivent à la santé
Des putains d'Amsterdam
De Hambourg et d'ailleurs
Enfin ils boivent aux dames
Qui leur donnent leur joli corps
Qui leur donnent leur vertu
Pour une pièce en or
Et quand ils ont bien bu
Se plantent le nez au ciel
Se mouchent dans les étoiles
Et ils pissent comme je pleure
Sur les femmes infidèles

Dans le port d'Amsterdam
Dans le port d'Amsterdam.


grazie e saludos
Solimano