martedì 2 dicembre 2008

Sgarberie

Solimano

Eh... eh!
Il Professor Vittorio Sgarbi ne ha combinata un'altra delle sue.
Leggetevi su la Repubblica di oggi l'articolo di Francesco Erbani titolato "Sgarbi e il plagio su Botticelli", col sopratitolo "Il testo per Skira quasi identico ad uno uscito sui "Maestri del colore di 40 anni fa".
L'ignoranza italiana nel campo artistico credo che sia direttamente proporzionale al successo inarrestabile del Professor Vittorio Sgarbi, perché vabbé Letizia Moratti che lo porta in parma de mano al Comune di Milano, si sa che Joy Brichetto in Moratti, da ministro della Pubblica Istruzione, fece un discorso immortalato in blob in cui esordì con "credo che é..." invece che con "credo che sia...". La signora l'imperativo l'ha succhiato col latte materno, il congiuntivo no.
Ma la Mostra di Parma sul Correggio, suvvia. Nel comitato scientifico c'è Lucia Fornari Schianchi, persona seria ed allieva di Eugenio Riccomini e c'è Arturo Carlo Quintavalle, di cui si potranno discutere molte cose, non certo la profondità culturale. Che bisogno c'era di mettere in home page le seguenti parole, che copio/incollo dal sito della Mostra:

"Da sottolineare che sarà possibile salire sino alla cupola della Cattedrale e a quella di San Giovanni, grazie a speciali impalcature che saranno allestite per l’occasione e offriranno l’opportunità di apprezzare da vicino questi due straordinari capolavori illuminati, per l’occasione, dal tre volte premio Oscar Vittorio Storaro.
A impreziosire il progetto sarà lo straordinario intervento di Vittorio Sgarbi, in qualità di presidente della citata mostra su Parmigianino, che metterà a confronto le figure dei due grandi artisti (Correggio e Parmigianino) in un progetto che focalizzerà la sua attenzione nella Chiesa di San Giovanni Evangelista
".

Con tanti bravi elettricisti che ci sono, andare a scomodare il tre volte premio Oscar Vittorio Storaro, e spargere il Professor Vittorio Sgarbi, prezzemolone ad sanguinem della sottocultura italica, come se fosse il parmigiano sui tortelli d'erbette, occhio, amici di Parma, rischiamo di far ridere i reggiani!

Per fortuna, il numero dei Maestri del Colore da cui è stato preso il testo ce l'ho nella mia biblioteca. L'edizione è del 1963, naturalmente Fratelli Fabbri Editori, Milano. A parziale riparazione, le immagini non le prendo dalla rete, ma con lo scanner dal quel numero dei Maestri del Colore. Riguardano il quadro del Botticelli "Allegoria della Calunnia"che sta agli Uffizi. E inserisco qualche riga di Mina Bacci, l'autrice del testo del 1963 oggi sgarbatamente saccheggiato:

"Nella Calunnia ora agli Uffizi, la cui complessa iconografia deriva dalla descrizione di un quadro di Apelle fatta da Luciano, famosissima a quei tempi e ripresa anche dall'Alberti nel suo trattato sulla pittura, i personaggi incalzano avvinti in intrecci dolorosi verso la figura del re Mida mentre nel lato opposto del dipinto spicca isolata ed immota la stupenda figura della nuda Verità, messa in più intensa evidenza dalle livide vesti "funerali" della Penitenza, e dove il Botticelli sembra tornato per un attimo alla serena contemplazione del nudo femminile, che aveva improntato la Nascita di Venere."

La Calunnia è stata dipinta attorno al 1495, la Nascita di Venere attorno al 1482. Interessante quello che scrive Gabriele Mandel nel volume dedicato al Botticelli nei Classici dell'Arte Rizzoli, 1967:

"...il re Mida, con le orecchie asinine del cattivo giudice, siede in trono, fra l'Ignoranza e il Sospetto, e tende la mano al Livore che guida la Calunnia... "

Nel pomeriggio dovrò scavare: vorrei trovare il VHS in cui ho registrato il sublime Corrado Guzzanti quando faceva l'imitazione del venditore di Telemarket col cartellino del prezzo attaccato al vestito.


5 commenti:

Giuliano ha detto...

Sgarbi ha fatto i soldi e ha smesso di fare il critico: buon per lui e male per noi, perché il primo Sgarbi non era affatto male.
Ma si vede che lavorare costa fatica.

Roby ha detto...

Quadro affascinante: devo tornare presto a vederlo... ho gli UFFIZI a due passi dall'UFFICIO...

[:->>>]

Roby

Anonimo ha detto...

Purtoppo il "convento" ci passa Sgarbi che se si limitasse a fare il critico non sarebbe male, almeno secondo il mio modesto parere. Non ho cultura sufficiente per stabilire se dice castronerie oppure no, però bisogna riconoscergli una buona capacità di comunicazione. Forse se qualche profano si avvicinerà ad un'opera d'arte cercando di comprenderla o semplicemente ammirarla lo si dovrà al nostro che con tutti i suoi limiti è stato l'unico ad avvicinarsi al mezzo televisivo parlando anche di arte in modo comprensibile per molti. Un po' come il caro Manzi che insegnò a leggere e scrivere a tanti analfabeti. Seguì Baricco parlando di libri e opere liriche, piacevoli trasmissioni. Zeri che era straordinario ma snobbava la tv non ci ha mai deliziato col suo sapere, solo in rare occasioni e mandate in fasce orarie proibitive.
Achille Bonito Oliva sembra che voglia prendere a schiaffoni i telespettatori e poi a dirla tutta è molto antipatico. Brescia che allestisce mostre ogni anno anche importanti riscuote grande successo di pubblico. Non dico che sia merito di Sgarbi però l'idea che lui trasmette che il "bello" è a disposizione di chiunque lo voglia guardare e riconoscere, secondo me, da una qualche parte ha funzionato. Io seguo, quando posso, molto volentieri, Daverio che con Passepartout fa una delle trasmissioni più belle da anni. Però Daverio non è per tutti i palati,anzi, tuttavia è così poliedrico e colto che risulta estremamente affascinante il percorso che ogni volta propone. Mio padre non ci capisce niente, mentre quando parla Sgarbi sì. E mi chiede di comprargli un libro su Michelangelo.
Ho una visione troppo limitata ai miei prati di casa? Può essere, chiedo perdono.
Concordo cmq che si poteva evitare di chiamare il tre volte oscar per le illuminazioni. Ci sono ottimi tecnici luce che avrebbero svolto un lavoro egregio lo stesso.

Giuliano ha detto...

Non so, a me ogni volta che Sgarbi tocca un oggetto mi sembra di riaverlo tra le mani unto e sporco di ditate.
Poi magari ha detto delle cose interessanti, ma insomma. (Dubito che un ragazzo sotto i vent'anni sappia che Sgarbi è stato un critico d'arte: per loro è quel tizio che sbava e grida in tv).

Solimano ha detto...

Silvia, io su Sgarbi non ridacchio, mi indigno, credo con lucidità, usando le armi del sarcasmo e del grottesco.
Stiamo sul caso di ieri.
E' farlocco che l'editore Skira (un nome storicamnte prestigioso, ma i tampi cambiano) chieda a Sgarbi di scrivere una presentazione su Botticelli, quando lui stesso dice di saperne poco, di Botticelli. Gli faceva comodo il nome di Sgarbi, tutto qui.
E' farlocco che Sgarbi accetti, ma ai soldi non ci sputa su, e non saranno state quattro lire.
E' farlocco che Sgarbi non scriva nulla, ma, come dice lui stesso, abbia dato incarico ad un suo collaboratore, di provvedere.
E' farlocco che 'sto collaboratore, che su Botticelli probabilmente ne sa ancor meno di Sgarbi, copi quello che ha scritto (bene) la Signora Mina Bacci nel 1963 sul fascicolo I Maestri del Colore dedicato appunto al Botticelli.
E' farlocco tutto l'atteggiamento supponente di certi Signor Nessuno sulla serie I Maestri del Colore, su cui scrissero dei critici giovani diventati poi giustamente noti, ad esempio Eugenio Riccomini ma ci sono diversi altri casi.

Dopo di che, cosa penso in generale di Sgarbi?
Ne penso molto male come persona, ha un pedigree lungo chilometri.
Ha delle qualità di scrittura, di competenza, di affabulazione televisiva e piace generalmente alle donne, perché è bello, specie quando si infuria (o fa l'infuriato). Ma è uno dei tanti italici che se arrivi a Chiasso nessuno li conosce più: fra Federico Zeri e Vittorio Sgarbi c'è un abisso.
Profitta della situazione di ignoranza generalizzata che c'è in Italia sulle arti: ognuno vorrebbe la scorciatoia che rende tutto semplice, ma l'arte è difficile di per sé, come è difficile la musica. Non esistono scorciatoie, ma questo è un paese in cui quasi nessuno si dice: "Sono ignorante, mi piacerebbe saperne veramente di più, e mi darò da fare per questo".
Avere quel frisson di sentirsi un intendente da piacere, tutto qui. La colpa è anche di quelli che sanno veramente e che evitano di fare quello che sarebbe possibile perché gli altri sapessero. E' da qui che nascono fenomeni come lo sgarbismo, assenti nei paesi più civili.
Di Philippe Daverio penso invece molto bene, come persona, come cultura, come esposizione efficace, peccato che non trovi il tempo per vederlo più spesso.

grazie Silvia e saludos
Solimano