venerdì 12 dicembre 2008

Scienza e anarchia

mazapegul

La scienza moderna nasce da un triplice rifiuto dell'autorità: di quella degli antichi e della loro sapienza (quando non verificata dall'esperienza); di quella religiosa; di quella delle menti misteriosamente ispirate, che poi fumosamente parlavano e scrivevano nelle loro chiuse conventicole d'iniziati (Paracelso, p.es.). L'unica autorità che si riconosceva, e che si riconosce, è quella dell'esperienza. Tutta una deontologia e una procedura sono state nel tempo sviluppate a garanzia che tutti quelli che s'interessino di scienza abbiano una voce; che ci si controlli reciprocamente e al di fuori di ogni stabilita gerarchia, al sicuro da ritorsioni e vendette; che si parli col linguaggio più preciso, chiaro e universale che si riesca a trovare; che la comunità sia aperta e collaborativa.
Invitato assieme a un altro gruppetto di ricercatori dagli studenti di una libera associazione a parlare di ricerca, ho cercato d'illustrare con esempi dalla prassi odierna e dalla storia di come questo modello ideale sia non solo rimasto inalterato nel tempo, ma che sia anche largamente funzionante, al punto che nessun mestierante della scienza si sente di negarlo esplicitamente. Altri hanno parlato di aspetti più tecnici, come la valutazione della ricerca, la carriera, come scegliere un buon problema, eccetera.
Non erano passate ventiquattr'ore dall'incontro, che iniziavano a circolare gli email: come mai non era stato allertato il Consiglio di Corso di Laurea? Perchè non se n'è discusso prima tra noi? Chi ha scelto quelli che andavano a parlare di ricerca agli studenti? Già ci siamo presi la prima reprimenda ufficiosa.

Da cui si vede come, a volte, la teoria e la prassi procedano assai divaricate tra loro.

7 commenti:

mazapegul ha detto...

Avete notato la somiglianza tra il personaggio qui ritratto e un assiduo frequentatore di questo giro di blog?

Roby ha detto...

Màz, guarda che non sei punto carino nè cavaliere: mica ce l'ho la BARBA, io!!!!

[:-P]

Roby

Anonimo ha detto...

Esemplare, e non aggiungo altro.
Ciao.

Giuliano ha detto...

E' una cosa che capiscono in pochi.
Pensa a cosa succede quando si parla del "paranormale"...
Eppure dovrebbe essere semplice: per esempio, (spero di citare in maniera esatta) a Marconi dissero che le onde radio non potevano propagarsi nell'atmosfera perché vanno in linea retta, invece lui dimostrò che rimbalzavano, e da allora la trasmissione di parole e pensieri non desta più stupore.
Nell'800, Mendeleev sviluppò la sua idea della Tavola Periodica degli Elementi, i fatti dimostrarono che aveva ragione lui e Aristotele andava messo in cantina, almeno per la parte scientifica: da Mendeleev nacque tutta la teoria dell'atomo e l'industria chimica moderna.
Eccetera. Ma è dura farla capire...

Solimano ha detto...

Màz, ti accuso di essere, per stavolta, più moralista che moralico. Quelli che si stanno preoccupando, che cercano e cercheranno di mettere i bastoni fra le ruote, fanno solo il mestiere a cui li spinge la loro naturale pulsione di dominanza. Che poi la chiamino spirito di servizio, senso di responsabilità e altre storie del genere, è solo una dissimulazione, a volte più inconsapevole che accorta. E' scontato, che succeda così. Quella che non è scontata è la vostra possibilità di reazione efficace, che naturalmente nasce (anche, non solo) dalla vostra pulsione di dominanza. Quindi un agire moralico, di fatti.
Una pulsione di dominanza forte, ma molto consapevole, che quindi si sceglie gli obiettivi su cui esercitarsi, può far molto, e fa.
Non direi a nessuno: "Modera la tua pulsione di dominanza", perché la truccherebbe più che moderarla, gli direi: "Aumenta la consapevoleza della tua pulsione". E' il modo per scoprire che il principio del piacere è più forte della pulsione di dominanza, ed il piacere è relazionale, quindi contagioso. Può diventare un vantaggio comune.

grazie Màz e saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Ehm, Solimano: mi ci son voluti due giorni per capire (parzialmente: mi manca il principio di piacere!) il tuo profondo messaggio. Dunque, io e gli altri quarantenni coinvolti in questa e altre (semi-involontarie) insubordinazioni e (volontarie) provocazioni abbiamo, certo, una certa arroganza. L'arroganza, cioè, di prendere sul serio quello che abbiamo imparato da giovani (scuole degli anni '70, capisci) e quello che tutti dicono e nessuno fa: che per sbloccare il paese ci vuole mobilità, assunzione di responsabilità, uscire dal familismo, mettere in relazione il dire e il fare. C'è un aspetto di dominanza e, in alcuni, anche un vero e proprio desiderio di potere. Ma di un potere, ti assicuro, di natura diversa da quello ora operante. Un potere più mobile, esposto al rischio, condiviso, fluttuante.

Mò rimedito il tuo messaggio ulteriormente,
ciao e grazie
Màz

Solimano ha detto...

Màz, il piacere nasce prima della dominanza, il piacere è quello del capezzolo (o del dito) succhiato. Poi i bimbi crescono, e si accorgono che il mondo è fatto di spazi che bisogna purtroppo condividere con altri, e allora nascono le dominanze. Quindi il mio assai contorto e sempliciotto ragionamento è un mixing di darwinismo e di epicureismo. In genere gli epicurei fanno meno danni degli stoici a sé e agli altri. A ciò si aggiunga che, se gli altri la loro possibilità di dominanze la usano a gogò, che gli dici? "State buoni, se potete", come faceva San Filippo Neri? Fai il moralico, che è uno che agisce.
Tanto, se a quello gli dici:"Che brutta che è, la tua dominanza!" non è detto che smetta. A parte tutto, sostengo che l'aggressività non va repressa, ma incanalata verso obiettivi positivi. Lo dicono anche i boy scout, ma sui pulpiti i preti questo non lo dicono, troppo presi nell'esercitare la loro dominanza, magari inconsapevolmente. Tanto volontariato è così.

grazie Màz e saludos
Solimano