giovedì 25 dicembre 2008

Prae saepes

Stefania

I presepi viventi, per loro natura, fanno in modo che le emozioni di chi assiste alla "messa in scena" si muovano anch'esse. Dalle mie parti sono particolarmente suggestivi, forse perché l'ambientazione sfrutta spesso la cifra dominante del paesaggio: grotte, canyons, gravine, il ventre della terra, insomma, il "deserto" in cui Tommaso Fiore identificava la natura ossificata di un territorio in superficie costellato di pietre e in profondità inzuppato d'acqua.

Tra le tante realizzazioni mi è particolarmente cara quella allestita nel 1991 nella campagna di Montalbano di Fasano, al confine tra le province di Bari e Brindisi. Gesù è nato scendendo da un albero di ulivo, in una naca sospesa come quella in uso agli antichi contadini, per essere adagiato in una mangiatoia in plexiglas collocata in uno dei tanti dolmen della zona, eretto quattromila anni prima dell'era cristiana.

L'immagine è emozionante. Un passato antichissimo protegge una modernissima culla in cui il Bambino apre le braccia al mondo mentre nel cielo si aprono squarci di speranza e sguardi su quello che verrà. Il futuro nell'abbraccio del passato. O un tempo senza argini, dove un prima e un dopo, un luogo o un altro non hanno netta definizione bensì appartengono a un'eterna "profezia".

Forse il presepe non è morto, e non morirà.

[...]
potrebbe all'improvviso
il futuro disserrarsi
in luci, sfavillare il tempo
dove? da una qualsiasi parte.

Andavano cauti, loro i Magi
occhiuto era il viaggio
in avanti
o a ritroso! Procedendo
o tornando
ai luoghi
d'una ignara profezia?

(Mario Luzi, I Magi)


[Buon Natale, naturalmente]

19 commenti:

Solimano ha detto...

Non sapevo che esistessero dolmen in Puglia, non si finisce mai di imparare. Eppure, tutta la zona fra Bari, Brindisi e Taranto l'ho girata, soffermandomi però nelle campagne attorno a Martina Franca che chi non le ha viste non sa cosa si è perso, specie in primavera. Invece sono stato a Gravina e Massafra. L'impressione di quella Puglia è strana: una falsa pianura lievemente ondulata, in realtà un altipiano con aperture verso il basso che ti sorprendono, quasi sgomentano.
La speranza e la profezia, oggi... sono temi che non sento molto, mi sembrano scorciatoie di superficile pacificazione, di appagamento momentaneo. Speranza e disperazione mi sembrano due facce della stessa medaglia, quella di non accettare il presente. Però posso sbagliarmi, perché quello che hanno scritto Eliot e Bernanos è fondamentale, ma chi legge, oggi, Eliot? E soprattutto, chi legge Bernanos? Più i laici che i credenti, e questo la dice lunga su una fede in trent'anni divenuta credulità molto più prepotente che ingenua, al di là di un umilismo di pura facciata. Riescono a leggere strumentalmente persino uno scrittore fantasioso ed ironico come Chesterton. Ho visto ben altro: trent'anni di regresso culturale ed umano (e di grandi successi di occupazione mediatica) hanno portato ad una invasività opportunistica. Ha ragione Odifreddi, salvo in una cosa: che non si accorge di quanto è stato fecondo il grande mito cristiano, e come questo aspetto sia una ricchezza permanente per tutti noi.

grazie Stefania e saludos
Solimano

Roby ha detto...

Cara Stefania, l'immagine è davvero suggestiva!
Ma è soprattutto il titolo del tuo post ad aver attratto la mia attenzione, per il motivo che poi spiegherò.
PRESEPE, che in origine significa "mangiatoia, greppia", deriva da PRAE = innanzi e SAEPES = recinto, ovvero "luogo che ha davanti un recinto", così come appunto era la mangiatoia nelle vecchie stalle (in quelle odierne, non so).
Ebbene, ieri pomeriggio, alla Messa vespertina di Natale cui ho assistito -lo ammetto- più per omaggio ad una tradizione infantile che per matura convinzione, il sacerdote officiante ha testualmente detto (davanti ad un pubblico che supponeva non abbastanza acculturato): "sapete cosa vuol dire PRESEPE? E' una parola che deriva da PRESENTE, PRESENZA, simboleggiando così la manifestazione di Dio fatto uomo in mezzo a noi".
Sono stata tentata di alzare la mano per chiedere spiegazioni, ma poi mi sono ricordata che non ho più 8 anni, e che non ero a scuola...

A dispetto di tutto ciò, concordo con te; il presepe -il presepe VERO- non è morto. Ed è a quello che io credo e crederò sempre. Latinorum ecclesiastico a parte.

Baciotti e auguri!!!!

Roby

Fulmini ha detto...

@ Stefania

Nel corso dell'estate scorsa mi trovavo, con la mia complice (AlfaZita / Alexandra), a Calimera (in Puglia) ed ho assistito, nella sua chiesa principale, ad un matrimonio cattolico.

Il sacerdote, nel suo discorso, forse pensando che fra gli ascoltatori ci fosse anche Gennariello, guardando negli occhi gli sposi e chi aveva orecchie per sentire, ha scandito: "Come si dice a Napoli: 'Nun è tanto importante de sape' perché, ma de sape' pe chi.' "

Insomma, due centro-italiani medioevali, Francesco d'Assisi e Giotto di Bondone, hanno re-inventato (sulla scorta di Luca evangelista) una bella fiaba universale-popolare, convincente e commovente. E due sud-italiani moderni, il Sacerdote di Calimera e Stefania di Bari li hanno degnamente emulati (di Stefania si può leggere-vedere - in questo caso servono non solo orecchi bensì anche occhi - il post http://www.fulminiesaette.it/modules/news/article.php?storyid=213)

Giuliano ha detto...

Caro Solimano, io invece questa la sapevo. Tra le molte cose che mi sarebbe piaciuto fare e non ho mai nemmeno iniziato c'era anche questa, un giro per i dolmen d'Italia e d'Europa.
A suo tempo mi ero documentato, ci sono molte sorprese. Pare che tutto cominci da Malta, dove mi sono fermato io: la grande civiltà dei templi in pietra, più antichi delle piramidi, che risale dal Mediterraneo all'Europa del nord, attraverso la Puglia e la Sardegna fino alla Bretagna e a Stonehenge.

Anonimo ha detto...

Sorprendente, non ne sapevo nulla.
Vedete cosa intendo quando dico che sono qui per imparare?
Ciao e grazie, Stefania.

Anonimo ha detto...

Bellissima immagine. Non mi piacciono gli eccessi legati al sacro, per cui, questo presepe è certamente affine al mio sentire anche se il plexiglass l'avrei omesso. Ma è una questione di gusti.
La Puglia è una terra che ho avuto la fortuna di conoscere un po' e mi piace moltissimo. Riserva sempre delle sorprese. Tornerò da quelle parti di sicuro, e sapevo dei dolmen, non come Giuliano:) ma che ne esistevano sì. Anche questo è uno dei motivi per cui tornerò da quelle parti. Mi organizzerò un bel viaggio cultural-gastronomico come piace a me. La terra pugliese è ricca di cose prelibate.

Anonimo ha detto...

Solimano,
non solo dolmen ma anche menhir. A decine, non si sa bene se tutti censiti. Ma quelli noti e riconoscibili si concentrano soprattutto in Terra di Bari (sono famosissimi i dolmen di Bisceglie e Giovinazzo, alle porte di Bari) e in Salento (nel territorio di Giurdignano, in provincia di Lecce, c'è la più altra concentrazione di megaliti della regione). Non c'è da meravigliarsi: qui, come in altre terre estreme o sulle sponde del Mediterraneo in genere, la storia è iniziata all'alba. E la pietra fiorisce da sola, dalla terra erosa e dilavata: basta raccoglierla e ri/piantarla, ché resta impregnata di ogni antico sapere e credenza. :)

Quanto al resto, ho letto Eliot ma non Bernanos, eppure al tuo posto non darei per scontate molte cose, sai? :) Sulla speranza e sulla profezia, ad esempio. Così come sulle abitudini di lettura e sulle preferenze di laici e credenti. Quanto alla connotazione "credulona" della fede, insomma... non è un po' offensivo per la (tua) intelligenza cavalcare il pregiudizio? La fede – per fortuna – non è solo roba da beghine o papi. Ah, questi credenti "creduloni" però mica "ingenui": "prepotenti". Naah, troppo facile, caro Solimano, e magari non sai che ti perdi a bollarli così (solo per pigrizia). :D

Roby,
curiosissima la spiegazione del sacerdote. Andrò a cercare il nesso (se ci fosse), ché nonostante tutto il nostro buon prete di quartiere non ha fatto altro che ripetere ai bambini che il presepe è domani, da Natale in poi. No, il mio riferimento era all'etimo tradizionale: volevo proprio dire quel qualcosa che ha davanti un recinto. La greppia. E farvi vedere un presepe diverso, un luogo della terra capace di accogliere il cielo.
Grazie, un abbraccio.

Pasquale,
io la frase del prete di Calimera (cuore della Grecìa salentina che è pure terra di megaliti e usanze arcaiche) la metterei in cornice. E chiederei persino a Solimano cosa ci legge, dentro (ché non c'è mica bisogno d'esser creduloni per gioirne, eh!).

Giuliano,
la prima volta che misi piede e passi tra i megaliti della Bretagna mi sentii a casa. È la stessa familiarità (con la pietra, con il tholos) che si avverte avvicinandosi ai trulli, e poi ai nuraghe sardi o ai bories provenzali.

Amfortas,
grazie a te per esserti sorpreso. In linea con quell'atteggiamento discente di cui dicevo in altra occasione parlando di me, necessario – credo (altrimenti che si fa a fare un blog a più voci?).

Anonimo ha detto...

Cara Silvia,
mentre scrivevo la schermata era ferma a cinque commenti, mancava il tuo che leggo solo ora. :)

A proposito del plexiglas: so che è stata una scelta precisa e inusuale, ma mirata. Si cercava un materiale esattamente agli antipodi della pietra vecchia di 6000 anni. Che fosse – in ogni caso – non invasivo. Perciò il plexiglas: la modernità, ma senza imporre una consistenza e una "materia" al contesto "senza tempo" dominato dalla presenza degli ulivi, della pietra e del cielo imbronciato.

Solimano ha detto...

Stefania, ti dico quello che penso senza girarci attorno.
Non credo al paradiso terrestre, esattamente come non credo al buon selvaggio di Rousseau.
Non credo alla colpa dei progenitori, e soprattutto non credo all'espiazione da parte dei discendenti di una eventuale colpa dei progenitori: un dio che si comporta in questo modo non mi interessa in alcun modo, idem con patate un dio che dice ad Abramo di sacrificargli il suo figlio prediletto, se incontro un dio del genere cambio marciapiede.
Non credo che ci sia un popolo eletto, perché vorrebbe dire che ci sono popoli non eletti.
Non credo che uno possa metterla giù così: "Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio fuori che me. Il "Non desiderare la donna d'altri" e il "Non desiderare la roba d'altri" sono ingiunzioni paradossali: non si può vietare la spontaneità del desiderio, puoi vietare l'azione conseguente. E' come dire "devi amarmi" o "sii spontaneo", altre ingiunzioni paradossali.
Se tu a queste robe ci credi, sii conseguente, se non ci credi non esserlo.
Il baco profondo è nei monoteismi e nei monoateismi che ne conseguono che fanno lo stesso mestiere: gli altri, o li converti o li elimini. Gli atteggiamenti di Marx e di Freud sono profondamente monoateisti.
Se tu a Marx e Freud credi, sii conseguente.
Se io dico che sono "laico", stai sicura che salta su un cattolico che dice che anche lui è "laico", vabbè, mi chiamerò "camurgo", vediamo se salta su qualche cattolico che anche lui si proclama "camurgo".
In cosa credo? In Spinoza (non a caso perseguitato da cattolici, protestanti ed ebrei), nell'empirismo inglese, nell'illuminismo francese, nel pragmatiosmo americano, in Darwin, Lorenz, Monod, Laborit e Popper. Nell'atteggiamento scientifico in generale.
Questi sono alla disperazioone, Stefania, te ne dò due controprove: la Sindone è oggettivamente un provato falso, l'avevano ritirata dalla chiesa adesso ce l'hanno rimessa, ma lo sanno che è un falso. E adesso hanno comicamente rispolverato Theilard de Chardin, sì proprio lui che cinquant'anni fa combattevano in tutti i modi, perché non sanno come sgabolare dall'evoluzione della specie.
I fatti hanno la testa dura, ma dai pulpiti non vogliono scendere.
Gli sta bene Giuliano Amato, che nei dibattiti interviene dicendo "Io, che non ho il dono della fede", non chiamano certi altri che comincerebbero dicendo: "Io, che non ho il difetto della credulità".
Tutti, a scuola, abbiamo imparato le persecuzioni dei primi cristiani, quello che non ci hanno detto è che dopo Costantino si poteva essere cristiani e basta, mentre gli imperatori chiedevano un atto d'ossequio in fondo burocratico ed ognuno sceglieva il dio che gli pareva. Sai quale fu la conclusione della guerra dei trent'anni: "cuius regio eius religio". Ecco.
Credo invece alla grande fecondità durata secoli del mito cristiano, fecondità che negli ultimi due secoli si è attenuata e si sta spegnendo, lo si vede benissimo nella cultura e nelle arti, come sempre. Quindi credo alla Cappella del Tesoro di San Gennaro e non credo a San Gennaro (mai esistito, fra l'altro), credo alla Cappella della Sindone del Guarini, non credo alla Sindone.
Lo stesso discorso lo faccio per i monoateismi di ogni tipo, compresi due miti scaduti come idealismo e romanticismo, che sarebbe proprio ora di fargli un bel funerale.
"Distilla veleno una fede feroce", così Montale: un mito falsificato è una fede feroce. Stiamoci attenti, l'irrazionalismo ne è la inevitabile conseguenza.
Ricordi il Grande Inquisitore di Dostoevsky: "Il miracolo, il mistero, l'autorità", ecco la vera trinità in cui credono, difatti nel Kansas l'evoluzione non c'è stata, così ha deciso un tribunale del Kansas: guai a chi ne parla.
Lotta dura, visto che in Italia sono milioni i clienti delle chiromanti.
Perché tanti preti si sono buttati nel sociale? Perché non ci credono più, perché vogliono rendersi utili, perché è comunque un lavoro a tempo indeterminato, sempre meglio della precarietà degli impiegati di oggi, perché pulpito e cattedra è bello, meglio dei banchi di scuola.
Ognuno giochi la sua partita, ma se gioca a scopa non dica che è tresette perché ha in mano un due. Che rimane, dopo il repulisti? La nostra vita individuale, una sola, temporanea, che può essere bellissima, se lo vogliamo. NOn è una valle di lacrime né una collina di risate, è quella cosa lì che siamo noi. A me va bene così e Monsieur de La Palisse, aveva ragione, ad essere vivo un quarto d'ora prima di morire. Questi, ti cominciano a terrorizzare con la morte prima che tu nasca.

grazie Stefania e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Avevo intuito una cosa del genere, anche perchè il plexiglas di tutti i materiali contemporanei, per "leggerezza" e poca pericolosità è il meno invasivo e più sicuro. E in questo contesto così sacro e ancestrale la leggerezza e l'invisibilità erano necessari a mio avviso. Di certo non sarà stato possibile fare altrimenti.

Anonimo ha detto...

Che invidia, Solimano, se solo riuscissi a convincermi di tutto ciò la mia vita sarebbe finita. :D Di fronte a certezze, prove e controprove come quelle appena esposte mi viene in mente ciò che sempre si rimprovera a noi creduloni e incapaci di utilizzare i pochi neuroni a disposizione, ovvero di crederci depositari di una fantomatica verità, diversamente dal saggio coltivatore del dubbio.
Bah.
D'altronde io sono una pessima credente: non credo al Paradiso terrestre se non come "figura" (al pari di mille altre) delle Scritture, dubito banalmente dei dogmi nati dal nulla ovvero dalla mente degli uomini, dubito ovviamente di chi mescola – agitando bene prima dell'[ab]uso – fede e religione ben sapendole cose assai diverse tra loro, così come di chi riduce e banalizza le scelte altrui in materia; credo altresì che la Sindone sia roba da papi e da beghine (e non solo perché conosco i metodi scientifici di datazione di un reperto); credo che il dubbio sia il motore della mia esistenza ma sono anche stanca di spiegarlo a parole. Credo cioè nei fatti, nelle azioni, nella condotta di vita di chi – credente o ateo irriducibile – porta avanti le cose in cui crede. Perché bisogna pur credere in qualcosa, no? O mi vuoi convincere che sia l'atto del credere ad essere malato in sé? Siamo davvero così bravi e padroni di noi stessi oppure è vero che ci rode il dover ammettere che ci sono cose a cui la nostra ineffabile ragione non arriva?
No, certo, chi ce l'ha con il Dio terribile e inaccettabile dell'Antico Testamento ma anche con quello incredibile che si fa Uomo nella nostra storia crede in altre cose. E va bene. Tanto tutti si nasce soli e si muore altrettanto soli. Va meno bene tirare fuori dal cilindro ogni volta duemila anni di storia, di cronache disumane ed errori irreparabili, e usarli in modo strumentale. Sono più i credenti (che i non) a porsi criticamente di fronte alle ingiustificate aberrazioni di un malinteso Cristianesimo, senza dimenticare quelle avallate da altri dèi forse più alla moda.
A maggior ragione, faccio fatica (o lo faccio con i piedi di piombo) a fidarmi (cos'altro è la fede se non fidarsi, poi?) di quegli altri dèi ancor meno qualificati (alcuni francamente ormai con la dentiera e il pannolone), né conto a breve di genuflettermi di fronte a un mio simile o ad un pulpito; al massimo, come suggeriva Kipling, so stringere la mano di un ultimo senza esaltarmi e quella di un re senza umiliarmi.

Quella del dono della fede e del difetto di credulità, caro Solimano, l'hai già scritta altrove, tempo addietro, e francamente non capisco se sia un modo (insieme al generale atteggiamento "aggressivo" che connota chi si scaglia ad ogni occasione verso la categoria dei credenti) per rimarcare quanto 'sti pecoroni superstiziosi siano messi male, o un modo per non ammettere che dall'altra parte della barricata non è che ce la si passi meglio (quanto a domande, risposte, certezze o incognite sulla nostra miserevole condizione umana).

È complesso e lungo, il discorso, rischio di banalizzare e non voglio. Perché ho capito che il modo di comunicare – qui, in Rete, attraverso la sola scrittura – ha esasperato i toni di quello che in altre sedi è un confronto mai offensivo nei confronti delle scelte altrui (nessuno mai – ad un prete che opera "nel sociale", come quelli che conosco a bizzeffe e meritano solo rispetto – direbbe che lo ha fatto per i motivi da te elencati), anzi, costruttivo nella critica e – spesso – sorprendente negli esiti. La maggior parte dei miei amici amatissimi non è credente, ma abbiamo fatto e facciamo ancora lunga strada insieme.

Anonimo ha detto...

Solimano è sempre un piacere leggerti.

Fulmini ha detto...

@ Stefania e @ Solimano

Per uscire dall'impasse polemica vorrei proporre ad entrambi il modello di Gesù di Nazareth, in quale, in un'epoca di crisi intellettuale e morale precedente a questa, non si è schierato con uno dei contendenti in lotta ma ha fondato un nuovo modo di sentire-comprendere-capire-agire, storicamente e teoricamente superiore ai modi storicamentee geograficamente determinati, dati.

Negli ultimi quindici anni, di fronte alla crisi intellettuale e morale nostra globale, Luis Razeto ed io siamo ripartiti proprio da Gesù di Nazareth. Stiamo per pubblicare un libro, 'Il disegno di Gesù', in Italia, dopo averlo (appena) pubblicato in Cile - ma qualcosa abbiamo anticipato sul sito-rivista www.fulminiesaette.it, specialmente nella rubrica 'Gesù'.

Ah, dimenticavo. Luis crede, io no. Ma questo è inessenziale, credetemi.

Solimano ha detto...

Stefania, bella discussione, ce ne vorrebbero di discussioni così decise e neuroniche, gran bella cosa utilizzare i neuroni sennò stanno lì a fare i faniguttun. Credo che conserveremo nell'asprezza degli argomenti il rispetto che ci meritiamo.

Dico alcune cose che mi hanno colpito.

Avete lodato questa frase:
'Nun è tanto importante de sape' perché, ma de sape' pe chi.'
Non è una frase nuova, una cosa del genere la disse Giancarlo Pajetta:
"Fra la verità e la rivoluzione scelgo la rivoluzione", si è vista, la rivoluzione di Pajetta...
Ma anche questa non è poi nuova, Tertulliano disse:
"Credo quia absurdum".
Ma che facciamo, con questa benedetta ragione, la usiamo solo quando ci fa comodo?

Nel discorso della Sindone mi ha impressionato una cosa.
Il cardinale di Torino mandò tre campioni separatamente a tre laboratori diretti da cattolici e tutti i tre laboratori dettero una datazione attorno al 1202 (quarta crociata, presa di Costantinopoli etc). Il cardinale ne prese atto e senza far chiasso ritirò la Sindone. Poi la tirarono fuori di nuovo perché c'era richiesta di mercato e vabbè.
Ma quello che mi ha colpito è che, a parte il Carbonio 14, basta guardarla, quella immagine, perché anatomicamente non può essere l'impronta di un corpo umano ma un manufatto. I riscontri li ho inseriti in un articoli sul Nonblog. E questo mi ha colpito perché mostra quanto ci sia una pulsione a credere a qualcosa anche a costo di non credere ai propri occhi. Lo sanno che è un falso, ma sanno anche che c'è richiesta di mercato e per salvarsi l'anima (che non c'è), chiamano la Sindone "Veneranda icona". Ma se "Veneranda icona" ha da essere, preferisco l'Assunta dei Frari, che è molto più bella e che è vera, l'ha fatta Tiziano.

La Bibbia è un bellissimo libro, pieno di storie di ogni tipo, di accadimenti, di bellezza (e bruttezza) poetica e umana.
Ce ne sono, di libri bellissimi, al sorgere della civiltà, l'Iliade e l'Odissea ad esempio, ma nessuno si sogna di prenderli come libri sacri, e da ragazzi facevamo il tifo per Athena o Poseidone, ma così, come Giuliano tiene per la Juve (che lo possino...). Ma nessuno si sognerebbe di dire "il terribile Zeus dell'Iliade" come se fosse una cosa che ci tange ancora nella nostra vita (tutt'altro che miserevole, basta provvedere affinché non sia miserevole, ci si può anche riuscire). La Bibbia è sorta in un ambiente tribale, in cui uno solo comandava, e aveva tutta la roba e tutte le donne, una necessaria fase storica, poi superata e sappiamo come.
Ma noi questo tribalismo lo importiamo nel nostro oggi: 300 maschi celibi anziani (nessuna donna fra i piedi), cioè la CEI, sdottoreggiano su tutto, compresa la sfera del sesso, chissà perché proprio sferica. Tutto procede per cooptazione dall'alto, vedi caso come con Marx e come con Freud, perché la stessa storia del chi è dentro è dentro e chi è fuori e fuori mica riguarda solo i monoteisti, ma anche i monoateisti, e mi fanno ridere quelli che parlano di degenerazioni staliniane, il baco c'era in partenza. E tuti, tutti, allegano pretese di scientificità: le prove dell'esistenza di Dio, il materialismo dialettico, Freud che a se stesso fa l'autoanalisi, ma agli altri la fa lui e così via a scendere.
Ma addirittura, si sta verificando oggi quello che è già successo secoli fa, io c'ero: la filosofia era l'ancella della teologia, oggi, si vorrebbe che la scienza fosse l'ancella della filosofia. Ma filosofia attaccata a che? Al proprio codino come il barone di Munchausen? Come si fa a filosofeggiare oggi senza sapere di fisica, biologia, etologia, darwinismo etc?
Chiudo ccon una bella osservazione fatta dal Màz, che è una testa fina. Io sono antiutopico e sostenevo che il treno della vita è uno solo, non serve non prenderlo e neppure volere scendere, c'è solo quello lì e basta. E Màz diceva, sì, ma provvediamo a fare in modo che il treno sia pulito, confortevole, con cibarie, belle persone nello scompartimento etc etc. Più che pensare a treni che non ci sono (colpa delle ferrovie che non funzionano!) diamo una sistemata al treno in cui siamo, finché ci siamo, perché la vita può essere tutt'altro che miserevole, quando qualcuno, facendosi un mazzo faticoso ma gradevole, fa qualcosa che trova gradevole per sé, ma che sia piacevole ed utile anche per gli altri (ad esempio questo posto).
Mi piacerebbe che Ratzinger uscisse fuori a dire: "Nuntio vobis gaudium magnum: ho scoperto un libro che ho messo in Anobii. Si chiama Bibbia. E' piena di storie e di fole, ma ci sono anche dei colpi di scena e delle osservazioni che ci possono essere utili anche oggi".
Ma non lo farà, perché la Bibbia l'ha scritta Dio, un autore potente che se la prende se gli dici che certe cose nel suo libro non ti piacciono o sono infondate. Le recensioni debbono essere tutte positive.
Potenza del sistema editoriale intergalattico!
Non mi sottraggo al discutere con te del Vangelo e ad esempio di San Francesco. Anticipo che avevano ragione i francescani a non dargli retta, se fosse stato per lui, ad Assisi non ci sarebbero le meraviglie che ben conosci, perché in tutti i monoteisti si annida un fondo iconoclastico, e ci sarà un motivo. Per nostra fortuna, il cattolicesimo è un monoteismo incoerente, con una forte base politeistica. Soprattutto a questo dobbiamo le meraviglie non certo estetizzanti, di tanti secoli.

grazie Stefania e saludos
Solimano

Roby ha detto...

In realtà, da un certo punto di vista, io ho grande invidia per i credenti genuini, quelli con i piedi per terra, di cui ho due formidabili esempi nei miei suoceri. Lui cultore di filosofia ed imbattibile nelle dicussioni politiche (classe 1923, antifascista dichiarato già a 19 anni), lei solida donna di casa (con un passato di moglie e madre lavoratrice già negli anni '60) ancora ricca di charme malgrado i 75 passati: ogni qual volta si sono trovati in difficoltà, sia morali che materiali, hanno fatto appello con incrollabile fiducia alla loro fede, superando gli ostacoli -ne sono stata personalmente testimone- senza sforzo apparente.
A volte vorrei poter ricorrere allo stesso "aiutino". Ma bisognerebbe esserne convinti... come loro.

Ancora un abbraccio "estensibile" a tutti i passanti!

Roby

Solimano ha detto...

Pasquale, il laico approfondisca con lucidità le ragioni delle sua laicità e il cristiano approfondisca con lucidità le ragioni della sua cristianità. Solo così sono in vero spirito di servizio l'uno verso l'altro. Non credo a impossibili mediazioni, ma ritengo che come esistono cristiani banali, esistano anche laici banali. Meglio un conflitto empatico che una empatia di superficie. Il contrasto c'è, ed è nei fatti, prima che nelle parole.
Aggiungo che c'è bisogno di più contrasti culturali, non di meno.
Il Franza o Spagna purché se magna è sempre in agguato: no alle compiacenze sì al rispetto delle persone, ma con le idee ci si batte, se le idee ci sono.

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Stefania, ribadisco che da te imparo sempre moltissime cose... Grazie, Giulia

Anonimo ha detto...

Io ho imparato ad accettare coloro che sono diversi da me e a cercare di capire senza dare giudizi, pare banale ma per me è stata una conquista, come accettare che esiste il male fine a se stesso. Che le persone sono anche crudeli e basta. Ho imparato ad accettare con rispetto coloro che fanno proprio un dogma e su questo ruota la loro vita e il loro sentire. Perchè la fede è questo: prendere o lasciare Mistero e sacra sindone compresa. Io non credo ma soprattutto ho un pessimo rapporto col clero, salvo alcuni casi degni di nota, per me s'intende. Madre Teresa per me è un'icona a differenza di Lady D. (cito loro perchè sono morte quasi contemporaneamente)ma lo sono anche la leader birmana San Suu Kyi, o Rita Atria morta suicida a 17 anni perchè collaboratrice di giustizia che viene abbandonata da tutti, famiglia compresa e alla morte di Borsellino si sentirà sola al mondo. Persone diverse con credo diversi,storia e cultura diverse ma di grande coraggio e con scopi ugualmente nobili e filantropici. E una sola diventerà santa ovvero un simbolo.
Osservo ogni volta con stupore queste folle di credenti che pregano per ore e ore di fronte ad un'immagine sacra. E' possibile pensare che l'essere umano non ambisca ad una spiritualità e ad una elevazione dalle tribolazioni terrene? No. E' possibile pensare che possa stare senza simboli a cui fare rifermento? No.
Fino alla fine del mondo.E ognuno cerca e vede la verità dove crede. Ecco perchè a mio avviso nessuna ricerca scientifica e nessun dato certo, che certo non sarà MAI, sbricioleranno la convinzione di un credente che ha accettato a priori.
E poi ben vengano i Solimano e tutto l'Illuminismo del mondo, per fa sì che lo stato, magari, rimanga laico e libero.
A patto che se uno vuole pregare da mattina a sera sia altrettanto libero di farlo.

Gesù piace molto anche ai non credenti perchè anche se camminava sulle acque era molto più "normale" ed umano di tanti preti che si riempiono la bocca con la sua vita o ciò che simbolicamente questa rappresenta.

Fulmini ha detto...

@ Solimano

Tu scrivi:

"Pasquale, il laico approfondisca con lucidità le ragioni delle sua laicità e il cristiano approfondisca con lucidità le ragioni della sua cristianità. Solo così sono in vero spirito di servizio l'uno verso l'altro. Non credo a impossibili mediazioni."

E chi ci crede, alle impossibili mediazioni?

Ben altro serve. Che cosa? L'ho scritto: il superamento di entrambe le posizioni di partenza. Come si fa? Con una riforma intellettuale e morale. Per esempio? Fare come Gesù, come Gramsci.

Quanto al Gesù al quale penso penso al Gesù come riscoperto e sviluppato da Luis Razeto e me ne 'Il disegno di Gesù' - libro pubblicato in spagnolo un mese fa e che presto pubblicheremo in Italia - e che ha fatto capoccetta nella rubrica 'Gesù' del sito-rivista www.fulminiesaette.it

E quanto al Gramsci al quale penso penso al Gesù come riscoperto e sviluppato da me e Luis Razeto - nel libro 'Sociologia e marxismo nella critica di Gramsci'(De Donato 1978) e che ha fatto capoccetta nella rubrica 'Gramsci' del sito-rivista - specialmente nel saggio "Sulla ricostruzione gramsciana dei concetti di struttura e superstruttura".

Aggiungo: fare come Luis Razeto con la sua 'Teoria economica comprensiva' - vedi la rubrica 'economia di solidarietà' del sito-rivista.

Oppure? Oppure continuare a coltivare a spararsi gli uni addosso agli altri - più o meno più o meno disperatamente. Il problema non è credere o non credere. Il problema è costruire.

Luis è un credente, io no. Ma questo non è essenziale. Essenziale è continuare a costruire, superando le culture date. Lasciando che i morti seppelliscano i loro morti (Gesù).