Amfortas
Questo luogo virtuale si dimostra ogni giorno più stimolante.
In risposta, diciamo così, al post di Roby, voglio raccontare la mia prima esperienza in automobile.
A pedali.
Io avevo circa 8 anni, lei un paio di più e si chiamava Marylin, quindi partiva avvantaggiata rispetto a un Paolo qualsiasi.
Aveva lunghi capelli biondi, ricci, due occhi azzurri enormi incastonati in un viso d’angelo e mi snobbava, ‘sta disgraziata.
Io ero scemo come ora e inoltre ero grasso e, soprattutto, innamorato di lei.
Un giorno la convinsi a salire sul mio potente mezzo, un’imitazione scipita di una Alfa Romeo color crema, perché quando si è sfigati lo si conferma anche nella scelta dei colori.
Lei amava uno magro che aveva una bicicletta rossa, un colore da barricate.
Ora, questo consunto bambino era magro pure di sentimenti nei confronti di Marylin, e credo che questo sia l’unico motivo per cui la giovane sirena accettò un passaggio sulla mia Alfa a pedali.
Io cominciai a mulinare le gambe come invasato e sfrecciai per i cortili delle case popolari dove abitavamo tutti, grassi e magri, belli e brutti.
Poi ci fu lo schianto.
A un incrocio centrai in pieno il magro in bicicletta rossa, che nonostante l’aspetto barricadero veniva da destra.
Cadde, si sbucciò un ginocchio e si mise a piangere e chiamare la mamma.
La mia Alfa perse un faro e una ruota si accasciò come il mio morale.
Marylin non si fece nulla, neanche un graffio, però frignava.
Io scesi dalla macchinina, la presi per mano con cipiglio sicuro e la riaccompagnai dalla mamma, che mi diede un bacio in fronte.
Fu un bel momento e anche se la pancia mi usciva dai pantaloncini corti, me ne andai leggero e maestoso come un airone.
Chissà che fine ha fatto Marylin.
P.S.
Il titolo è un gustoso calambour di una delle più note arie del Don Giovanni di Mozart.
domenica 14 dicembre 2008
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11 commenti:
Caro Paolo, sulla "fine" della frignosa Marylin forse non sappiamo niente, ma che abbia fatto un grosso errore a non vedere "oltre" la tua cicciosa pancetta E' INDUBBIO!!!!
[;->>>]
Saluti al sapor di zuppa di legumi
Roby
Grazie. Spiritosissimo, e verosimile: ho avuto due soprassalti sulla sedia, mentre leggevo.
Va beh, ma qui bisogna sempre fermarsi dopo le prime tre righe.
Vado a leggere qualcosa di triste che ho messo io, appena finisco di ridere provo a vedere se riesco ad arrivare in fondo.
Io avevo un amico con la macchinma a pedali e facevo carte false per poterci salire... Giulia
Però, Paolo, eri perverso fin da bimbetto; a soli otto anni già ci provavi con una formosissima decenne.
So io cosa abbiamo provato noi in prima liceo (classico, ça va sans dire). 9 maschi e 26 femmine che non ci guardavano neanche perché tampinate dai vecchi della terza liceo. Alcune uscivano addirittura con universitari, sicuramenti amici di Alzheimer e di Parkinson.
Tu partivi avvantaggiato: l'Alfa, anche se a pedali e di color cacchetta, è sempre l'Alfa, do you remember Giulietta sprint? Il color (calor) bianco infieriva ancor più del rosso.
saludos
Solimano
Roby, dillo a mia moglie...
Bona la zuppa di legumi!
Fulmini, grazie a te per l'apprezzamento, sai che non c'è nulla d'inventato?
Ciao!
Giuliano, sai che mi fa molto piacere farti ridere?
Sono commosso, così ristabiliamo l'ordine naturale delle cose :-)
Giulia, tutti quelli della nostra generazione, credo, ne hanno avuto uno :-)
Solimano, io ho fatto lo scientifico eppure anche quelle quattro ragazze che erano in classe con me correvano dietro ai grandi.
Quando sono arrivato in terza liceo io, nelle prime non c'era una ragazza decente :-)
Sai che non ho mai guidato un Alfa vera?
Sono passato dalla A112 Elegant alle tedesche (nel senso di automobili eh?)
Ciao :-)
Davvero divertente...ti immagino a pedalare con la tua fiamma a lato, emozionatissimo.
Per la cronaca, quando ero io al liceo (classico, what else?) effettivamente ricordo che noi ragazze avevamo la puzza sotto il naso e non degnavamo di uno nessuno dei nostri compagni, a meno che non avesse una moto di un certo prestigio. Che stronzette...
Mi è piaciuto da morire! Bello, tenero, divertente. Un amore di ricordo. Grazie Am:)
Non me ne vogliano i magerrimi, ma io preferisco i manigliati. Da sempre.
Arsafatto, le ragazze del classico sono sempre state insopportabili, credo di poter dire, a tanti anni di distanza che ho scelto di sposare mia moglie perché era l'unica di tre sorelle che studiava allo scientifico.
(e speriamo che non legga)
Ciao :-)
Silvia, anch'io ho sempre preferito le ragazze rotondette, alle magre associo solo ricordi spiacevoli :-)
Scherzo eh?
(insomma...)
Ciao!
Lo scriviamo: l'aria di donna Elvira, abbandonata da don Giovanni il dì delle sue nozze, nella versione originale è
« Mi tradì quell'alma ingrata,
infelice, oh Dio, mi fa.»
(eccetera: versi di Lorenzo da Ponte, musica di W.A.Mozart)
Accidenti, che tenerezza...
Elena
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