domenica 21 dicembre 2008

Ecco l'orrido campo...

Amfortas


Siegfried
Inserito originariamente da amfortasloge
Vorrei, potrei, raccontare di cosa significhi per me ascoltare il Preludio del Parsifal di Richard Wagner all'alba.
Vorrei, potrei fare tanti esempi di questa fruizione della musica di Wagner, proprio per umanizzarla, in un certo senso, restituirla cioè al rango di semplice ascolto che dà emozioni, spogliandola da quella sacralità retorica che è spesso l'ostacolo più grosso da superare anche per chi mastica già Verdi e Puccini, figuriamoci i neofiti!
Però c'è chi ovviamente ci ha già pensato prima di me, e non è uno qualunque, bensì tale George Bernard Shaw.
E allora, proprio per questo motivo, vi ripropongo qui la recensione che feci a suo tempo per il quotidiano operistico per il quale scrivo e che si riferisce al libro di introduzione all'ascolto e conoscenza a quel lavoro monumentale che è Der Ring des Nibelungen ( L'Anello del Nibelungo), confidenzialmente chiamato il Ring.
Spero sia, per voi ma non solo, uno spillo che punzecchi un po' la vostra curiosità.

"È notorio, purtroppo, che la Musica Lirica sia ormai diventata in toto un argomento di nicchia.
Figuriamoci quando nell’ambito di questa disciplina si parla di Wagner!
La lunghezza delle opere, la difficoltà della lingua straniera particolarmente ostica, l’uso fatto dai nazisti di questa musica, sono tutte concause d’allontanamento, quando non addirittura di rifiuto aprioristico, dell’Arte del Compositore tedesco.

Proprio alla luce di queste banali considerazioni segnalo una splendida lettura, che può agevolmente svolgere il duplice ruolo di valore aggiunto per l’ascoltatore smaliziato ma anche di primo approccio all’ascolto per il neofita o il curioso.

Mi riferisco a “Il Wagneriano Perfetto”, scritto nientemeno che da George Bernard Shaw.
Il celeberrimo commediografo- drammaturgo irlandese si concentra sulla produzione del Wagner più noto, quello della saga dell’”Anello del Nibelungo”, e fornisce una chiave di lettura mirata quasi essenzialmente alla divulgazione ed alla comprensione dell’opera.
Il linguaggio è semplice, lineare, quasi del tutto scevro da approfondimenti tecnici e quindi indicato per chi si vuole accostare consapevolmente al capolavoro wagneriano.

Inoltre, seppur in un’ottica politicamente soggettiva (ma per me condivisibile) mette in luce l’attualità dei temi trattati dal Compositore, attualità che a più di un secolo dalla prima pubblicazione (1898, poi Shaw puntualizzò alcuni passaggi, mantenendo in ogni modo inalterato lo spirito del saggio), rimane a mio avviso, immutata e forse rafforzata dalle stridenti e socialmente onerose contraddizioni insite nel mondo della globalizzazione coartata.
Una piccola curiosità: Shaw fu un grande appassionato di Musica, oltre che un intellettuale a tutto campo, e si dilettò nella critica teatrale con lo pseudonimo “Corno di Bassetto”.
Estrapolo una frase da questo piccolo gioiello letterario, perché funzionale ed esplicativa dello spirito col quale l’Autore scrisse il saggio:

…il modesto cittadino che si immagina di non essere in grado di godere l’Anello data la sua ignoranza musicale, può bandire senz’altro ogni dubbio di questo genere.
Se egli è appena suscettibile di emozione musicale, vedrà che Wagner non richiede altro.

Aggiungo di mio che Wagner, come ogni altro Artista, deve essere giudicato per le sue opere e non per la vita privata o per le sue idee politiche (illuminanti tra l’altro alcuni estratti dalla corrispondenza privata).
Poi se ascoltando Wagner vi succederà, come a Woody Allen, di provare un irresistibile impulso d’invadere la Polonia, beh, peggio per voi.
Io mi auguro che anche voi, come me, possiate emozionarvi con la Musica del grande compositore tedesco e che vi ritroviate nella felice condizione di wagneriano fradicio."

11 commenti:

annarita ha detto...

Molto interessante. Anche io ho sempre creduto di non poter capire Wagner, malgrado mio marito mi abbia parlato assai spesso del Ring e regalato i libretti. Ho incominciato a vederlo e ad ascoltarlo, ma penso che intanto integrerò con la lettura di Shaw che suggerisci, visto che ce l'ho a portata di mano nella biblioteca musicale del consorte.
Buona domenica.

Anonimo ha detto...

Am mi devi perdonare, ma per condizionamenti e ignoranza mia, il primo impulso all'ascolto di Wagner è uguale quello di Allen. Non è vero:) E' vero però che non è di facile approccio. Io lo conosco poco e quel poco mi piace molto. Approfondirò quindi, perchè la curiosità è stata risvegliata e poi ho amici musicisti, mi farò aiutare:) Buona domenica.

Solimano ha detto...

Paolo, quello che scrivi mi fu chiarito a diciotto anni in un modo strano. Durante un turno di notte allo Zuccherificio Eridania di Parma, siccome non c'era molto da fare come lavoro, dialogai per due ore con un operaio, di quelli permanenti, non temporanei come noi studenti.
Era appassionato di opera lirica con due predilezioni: Wagner e Puccini (un suo amico, critico musicale, gli diceva sempre che abbinare Wagner e Puccini era da femminetta isterica). Quando gli chiesi cosa pensasse del Trovatore, mi fece una amorevole ghignata in faccia e mi rispose: "E' una operona!".
Veniamo al dunque, al mio dunque. Credo che per tutte le grandi arti, che sono fortunatamente impure (affresco e cicli pittorici, opera lirica, romanzo, cinema) occorra distinguere fra ammirazione ed amore. Come si fa a non ammirare Rembrandt e Vermeer? Ma l'amore lo provo per Rubens ed Hals. E la Recherche di Proust? Ma l'amore è per La montagna incantata di Mastro Thomas Mann. E così via, mi capisci benissimo: l'amore dipende da come siamo fatti dentro, come personalità, per cui ammiro molto di più Chopin di Schumann, ma Robert Alexander Schumann l'amo di un amore definitivo.
Sono un verdiano fracico, il che non vuol dire che non ascolti e non apprezzi Mastro Riccardo Wagner. E non fo un discorso sulla ideologia, sulla biografia, sull'opportunismo etc, perché poche storie, Masolino sarà stato un bravo figliuolo, ma Masaccio è Masaccio, peggiorativo anche nel nomignolo affibbiatogli probabilmente a ragione.
Trovo molto bello che l'ammirazione, nelle grandi arti impure (che è un gran discorso che faremo) possa esercitarsi così ampiamente. E l'amore? L'amore non è cieco, l'amore nasce da come siamo fatti dentro, che lo vogliamo o no. L'amore nasce dalla nostra personalità, teniamocela stretta, ma anche larga.

grazie Amfortas e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Cara Silvia, chissà quante volte hai ascoltato Wagner ai matrimoni e non te ne sei mai accorta: è l'inzio dell'atto terzo del Lohengrin. (l'altra marcia nuziale famosa, quella più festosa, è di Mendelssohn).

A Shaw io aggiungerei "I bidelli del Walhalla" di Beniamino Dal Fabbro, che ha dei momenti di grande umorismo. E' sempre stato un po' difficile da trovare, peccato.

Giuliano ha detto...

Sottolineo la finezza di questo signore di Trieste, che titola un post su Wagner "Ecco l'orrido campo": è Giuseppe Verdi, Un ballo in maschera.
Un'aria per soprano che è il prologo a quello che secondo alcuni è il "Tristano di Verdi": il duetto d'amore fra due innamorati che sanno che amarsi è impossibile.

Anonimo ha detto...

Annarita, credo che sei hai tempo sia un'ottima idea, anche perché GBS è un piacevolissimo divulgatore.
Silvia, siamo tutti ignoranti, l'importante è tenere la porta del cervello aperto.
Io, in questi giorni mi sto iscrivendo a un corso di giardinaggio, giuro :-)
Solimano, hai centrato perfettamente il problema, e cioé che non ci può e deve essere una contrapposizione Wagner-Verdi, per semplificare.
Questo dualismo ha una scatuirigine storica legata agli editori di metà ottocento e alla mancanza di lungimiranza della critica musicale italiana del tempo.
Ci sono poi anche affinità etnologiche, diciamo così, ed è per questo che nella teutonica Trieste è normale che ci sia una frangia estremista wagneriana (scherzo, ovvio!) e a Parma e dintorni l'aria profumi di culatello e arie verdiane.
Giuliano, hai ragione sia per la Marcia Nuziale sia per il libro di Del Fabbro.
Il duetto del Ballo è, per me ma non solo, il più bello di Verdi.
Sarà un caso? :-)
Ora non voglio aprire un argomento che mi (e ci) porterebbe molto lontano, ma il motivo per cui i compositori italiani risultano più fruibili sta non tanto nella lingua, perché quando gli artisti cantano di primo acchito non si capisce nulla comunque, ma nella mancanza (in Wagner) di arie e numeri chiusi.
Poi, certo, mentre Verdi raccomandava ai suoi librettisti brevità e fuoco, Wagner, librettista di se stesso, non aveva propriamente il dono della sintesi :-)

Anonimo ha detto...

Grazie Solimano che hai espresso così bene ciò che penso. Che meglio di così non avrei potuto fare:)
p.s. io sono Pucciniana fracica.

Anonimo ha detto...

Ma il giardinaggio Am è una cosa meravigliosa. Se avessi un giardino da accudre lo avrei già fatto di sicuro anche io. Ho il pollice verde, dicono. Invece sto pensando ad un corso per somellier. Crescendo ho imparato ad apprezzare il buon vino che in tavola fa la differenza.

Anonimo ha detto...

Io amo la musica, l'ascolto molto, ma confesso di seguire il puro mio istinto. Non la conosco e non ho mai letto molto a riguardo. Avrei voluto suonare il pianoforte, ma prima il diniego assoluto di mia mamma, poi la vita, mi hano portato altrove.
Leggo quidni con interesse ed imparo, grazie. Giulia

Habanera ha detto...

Wagneriana fradicia magari no, ma è una musica possente che mi ha dato sempre forti emozioni.
E siccome io con questo nick posso dire quello che voglio (parola di Amfortas)
aggiungo però che se voglio stare davvero bene dentro preferisco ascoltare Schubert.

Ciao, pizzetto! (ho visto la tua foto, lì da te)
H.

Giuliano ha detto...

Da verdiano-vivaldiano-monteverdiano-schubertiano-brahmsiano-bachiano (eccetera) mi sento di dirlo: la meraviglia assoluta di Wagner è nella dolcezza e nell'incanto.
Però per saperlo bisogna passare attraverso paesaggi aspri e rocciosi, proprio come fa Sigfrido per arrivare a Brunilde addormentata.
Per chi non ci credesse, c'è la marcia nuziale del Lohengrin, ma anche una pagina breve e dolcissima dedicata da Wagner al figlio, che si chiama "Idillio di Sigfrido"