martedì 30 dicembre 2008

Alla ricerca dell'arte perduta (8)

Solimano

Gustave Courbet: El Guitarrero (1844)

Perché e come si perde l'arte?
Per tanti motivi: distruzione bellica, incendio, vandalismo, incuria, furto e così via. Motivi sciagurati ma immediatamente comprensibili.
Altri motivi lo sono di meno, occorre una piccola spiegazione.
Un esempio convincente è quello che successe nei palazzi del Vaticano. Rimaniamo affascinati, quasi storditi dai tanti capolavori, ma forse ignoriamo che su quei muri avevano dipinto il Mantegna, Piero della Francesca, Lorenzo Lotto.
Pochi anni dopo il gusto era cambiato, i Papi ed i Monsignori li sentivano come roba vecchia, da sostituire, come sempre, con quadri più alla moda (di Raffaello, ad esempio). E senza pensarci due volte, fecero dipingere sugli stessi muri, con lo stesso atteggiamento che abbiamo noi quando chiamiamo un imbianchino per rinfrescare le pareti della nostra casa.
Un altro motivo è l'avidità, il gusto del possesso. Mi vengono in mente due esempi: lo sciagurato giapponese che si è fatto seppellire con un Van Gogh e Aristotele Onassis, che aveva un Velasquez appeso in una saletta del suo yacht.
Non ho niente contro le gallerie private aperte al pubblico, ho invece molto da dire sul sequestro di capolavori che si fa in modo da non far sapere dove sono attualmente, mascherandosi dietro un private collection. Se sono buoni (anche un po' irridenti nei nostri riguardi) concedono che si pubblichi una riproduzione, ma noi non sappiamo dov'è quel quadro, tanto meno possiamo andare a vederlo.
Oggi faccio degli esempi con quadri di due pittori importanti: Gustave Courbet e Hieronymus Bosch.

I due quadri di Courbet risalgono alla sua giovinezza. El Guitarrero è un autoritratto, dipinto nel 1844. Fu uno dei pochissimi quadri di Courbet accettati al Salon prima del 1848 (un altro, ben noto, è l'autoritratto col cane). In chiusura del post metto il Ritratto di uno scultore, che è del 1845. Volutamente non scelgo di riportare un particolare seguendo le scelte Blogger che privilegiano le immagini di forma quadrata. Inserisco l'immagine di tutto il quadro perché, ampliandola, in basso a sinistra si vedono la firma e la data.

I due quadri di Bosch in realtà sono particolari di un trittico perduto, il cui tema era il Giudizio Finale. A sinistra inserisco il particolare del Paradiso, a destra quello dell'Inferno.
Chissà dove sono queste opere... speriamo le trattino bene.

Gustave Courbet: Lo scultore (1845)

6 commenti:

Roby ha detto...

Certo, vedere tutte quelle bestiacce sopra e sotto il letto della povera dannata fa un po' schifo... anche se escluderei la ranocchia lì seduta buona buona: lei non fa paura, dài!!!

Invece nel paradiso è curiosissima l'immagine del posteriore del beato che spunta sotto il drappo della tenda: che mi sta a significare????

I Courbet sono coinvolgenti, ancora di più se si apre la figura intera!

Merci beaucoup, Solimano!

R.

Giuliano ha detto...

Ecco, Courbet è uno di quelli che fanno invidia. Bosch è Bosch, Michelangelo è Michelangelo, Leonardo è Leonardo, e anche Picasso è Picasso: irraggiungibili.
Invece guardi Courbet e pensi: ecco, una cosa così potrei provarci. Invece no, è più facile copiare Michelangelo.
(ma tu sai bene quale paesaggio avrei rubato...)

Solimano ha detto...

Roby, Bosch è un pittore strano, i deretani in bella vista li mette dappertutto.
Certo, solo un pittore con la fantasia di Bosch (medievale e modernissina) poteva piacere a due persone un po' diverse, come il religiosissimo Filippo II di Spagna ( che avrebbe fatto follìe per avere altri Bosch) e Dino Buzzati, e sarebbe interessante scoprire i motivi del comune gradimento.
Giuliano, in questi due quadri, fatti prima di compiere venticinque anni, Courbet è ancora un po' influenzato da una certa grazia romantica e naturalistica, ma io ci vedo in azione anche l'ironico distacco da quel mondo. Comunque, due quadri interessantissimi, secondo me l'establishment dei critici sa dove veramente stanno. Evidentemente la consegna del silenzio funziona, gli interessi in gioco non scherzano. Sarei curioso di conoscere la personalità del detentore dei due Bosch.

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Questo post lo leggerò con calma nel 2009, sorseggiando un caffè bollente:)

annarita ha detto...

Ho scoperto che esiste anche l'autodistruzione. In questi giorni sto leggendo San Pietroburgo di Solomon Volkov ( eh, sì, non mi sono ancora liberata dalla maliosa capitale) e ho appreso che il pittore Vasìlij Vereščagin nel 1874 buciò in un accesso di disperato furore alcuni quadri tra i quali la tela intitolata Dimenticato per colpa della violenta reazione dei generali dell'armata russa. Il quadro raffigurava un povero giovane soldato russo, abbandonato morto dalle truppe russe impegnate nell'avanzata. I generaloni sostenevano che un tale orrore non era mai accaduto. Eppure lui conosceva la verità e aveva documentato con spietata franchezza la guerra in prima linea. Ci pensò Mùsorgskij a farlo rivivere in una ballata.
Annarita

Anonimo ha detto...

Per me Bosch è un tantino depravato ed inquietante. Affascinante però per questi motivi. Attinge al lato "oscuro", alle ansie e alle paure che vivono in ognuno di noi e perchè no, anche agli incubi.

Di Courbet, comprendo cosa intende Giuliano e concordo perfettamente.
Opere splendide.