venerdì 21 novembre 2008

Tradizione

Giuliano

Quando si parla di “ritornare alla Tradizione” tutti concordano, scuotendo vigorosamente la testa in assenso. Ah, la Tradizione! I Bei Tempi Andati, quando tutto era in ordine: è questo che sembra sottintendere il concetto di “tradizione”. E io sarei anche d’accordo, però prima mi piacerebbe sapere che cosa si intende per “Tradizione”: perché le tradizioni, e ancora di più le Tradizioni, hanno sempre un’origine. E se hanno un’origine vuol dire che prima non c’erano, che non c’era niente o che c’era un’altra Tradizione.
Per esempio, papa Ratzinger e la messa in latino: per “Messa in latino” generalmente si intende la Messa Tridentina, quella del Concilio di Trento che è stata familiare a tutti i cattolici fino al 1960. Ma il Concilio di Trento si svolse tra il 1542 e il 1563; il che significa che per 1563 anni la Messa fu detta in un altro modo. Millecinquecentosessantatrè anni non sono mica pochi, chissà come avranno brontolato i cattolici del 1564 davanti a tutte queste novità che sconvolgevano la Tradizione, alla quale erano così affezionati. E io, cosa dovrei dire? Io ho imparato il Padre Nostro in italiano, e adesso che sono passati quarant’anni dovrei rinnegare la mia tradizione alla quale sono così affezionato? La questione non è da poco, ma riguarda i soli cattolici. Gli altri, quelli che non vanno mai a Messa, si porranno altri quesiti: se la Tradizione riguarda quello che facevano o non facevano i nostri vecchi, bisognerà dunque pensare a quello che facevano e non facevano i nostri vecchi. E a questo punto va detto che i miei vecchi non erano i vostri vecchi, e qui il discorso sarebbe lungo e magari si finirebbe a litigare; ma posso assicurarvi che su una cosa tutti gli storici sono concordi, e che cioè i nostri vecchi si lavavano poco. Non che gli piacesse essere sporchi, ma provate voi a lavarvi tutti i giorni senza acqua calda, senza riscaldamento centrale, senza acqua corrente. Su questo punto, gli storici raccontano particolari agghiaccianti, e non per modo di dire: sulla tavola di Versailles era infatti frequente trovare il vino che era diventato un pezzo di ghiaccio, mentre si mangiava. In queste condizioni, proporre una bella doccia appena alzati significava farsi prendere per matti.
Per evitare le cose complicate (in fin dei conti questo è solo un post per “Stanze all’aria”) potremmo passare alla cucina, in cucina la Tradizione è una gran bella cosa e c’è poco da discutere: vuoi mettere i bei piatti di una volta? Io sono lombardo, e qui in Lombardia, per esempio, la tradizione sono i pizzoccheri: un piatto unico che si fa in Valtellina, una specie di lasagna fatta con la farina di grano saraceno, condita con patate, verdure, e con il bitto, che è un eccellente formaggio di montagna. Ma per avere il bitto, quello vero, quello tradizionale, serve molto lavoro: portare le mucche all’alpeggio, per esempio, e mungerle, e averne cura 24 ore al giorno e per 365 giorni l’anno. E’ per questo che si fa fatica a trovare il bitto, così come la fontina in Val d’Aosta, ed è per questo che l’ottimo formaggio diventa sempre più costoso. Che fare? La tradizione deve essere continuata, sarebbe un peccato non poter più mangiare i pizzoccheri (che si pronuncia “pizzòccheri”: mi raccomando!). Bisogna dunque che qualcuno di noi, qualcuno giovane e forte, vada su in montagna ad accudire le vacche per preparare il bitto, oltre al vantaggio di avere del buon latte e di non dover usare quello cinese che chissà con che cosa lo fanno. Io non ho figli, e comincio ad avere una certa età: ma vedo dei bravi giovani valorosi, eccoli qui, Renzo, Marina, Piersilvio, Luigi, Geronimo, Barbara, Roberto Libertà.
Li vedo forti, sani, ben motivati a mantenere alto il labaro della Tradizione: sono contento che loro e i loro genitori abbiano acconsentito così in fretta e con tanto entusiasmo alla mia proposta.
Oltretutto, so che tutti questi giovani, Renzo, Marina, Piersilvio, Luigi, Geronimo, Barbara, Roberto Libertà, hanno provato anche un’altra gioia dei tempi passati, un maestro severo, un maestro unico, anzi un Precettore, che li ha bastonati severamente sulle nocche delle dita quando a scuola si comportavano male o non studiavano: vedo le cicatrici delle nerbate, bravi ragazzi e bravi genitori. Ma è ora di andare a lavorare: e mi raccomando, che nelle stalle emiliane ormai a mungere le vacche per il Parmigiano-Reggiano sono tutti sikh e pakistani. Che ci fanno, i sikh e i pakistani, nelle nostre stalle? Su coraggio, Renzo, Marina, Piersilvio, Luigi, Geronimo, Barbara, Roberto Libertà: molto lavoro vi aspetta ed è ora di cominciare.

4 commenti:

Roby ha detto...

E' un tema che mi è caro, questo della Tradizione e dei Bei Tempi Andati: belli proprio perchè se sono andati da un pezzo, appunto! Mentre quando erano Presenti, sai che dolori e che rotture di...!

Agghiacciante l'immagine del vino ghiacciato a Versailles. A proposito, quando diventava aceto, mi risulta che il Re Sole lo usasse per bagnare delle pezzuole, con cui poi si strofinava le membra (salviette detergenti ante-litteram, senz'acqua).

I pizzoccheri, che acquolina in bocca... Su, dài, Renzo, Marina, Piersilvio, Luigi, Geronimo, Barbara, Roberto Libertà, sbrigatevi, con 'sto formaggio di montagna: ABBIAMO FAME!!!

Roby

PS: un post da urlo!

Solimano ha detto...

Ma perché tutti questi bravi giovani dovrebbero andare in montagna, o fare altri mestieri?
Chi glielo fa fare, visto che ci sono i sikh, le moldave, i cinesi, i romeni, le ucraine, gli equadoregni e chi più ne ha più ne metta?
Va detto che alla storia del buon cibo antico io credo poco, e dietro ai furbacchioni come Bovè ci vedo la difesa di ingiustificati privilegi.
Sulla Tradizione, sono diviso fra conservazione e cambiamento, ma preferirei cominciare con lo scrivere minuscola e plurale, così: tradizioni. Diventerebbe un discorso meno roboante ma di abitudini da dismettere o da mantenere, se servono.
Riguardo al lavarsi, nel film di William Dieterle Notre Dame c'è una scena buffissima: il medico suggerisce al Re Luigi XI di farsi due bagni all'anno, e il Re rimane sbalordito, forse gli sembra peccaminoso.

grazie Giuliano e saludos
Solimano

Habanera ha detto...

Ma che bello!
Non vedo l'ora di gustarmi un bel piatto di pizzoccheri con il bitto creato dalle manine di Renzo, Marina, Piersilvio, Luigi, Geronimo, Barbara, Roberto Libertà.
Ma siamo sicuri che sia fatto a regola d'arte, con prodotti genuini? E se avessero trovato il modo di adulterare anche il bitto?
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Ed io ormai, in certi casi, non mi fido neanche del formaggio.
H.

Giuliano ha detto...

Quando sento parlare di "tradizione" vorrei sempre una spiegazione dettagliata: tradizione di cosa, che tradizione?
Perché in linea di massima siamo d'accordo tutti, ma poi si scopre che per Vittorio Emanuele Mancato Re d'Italia (vedi intercettazioni) "tradizione" era un particolare tipo di esame orale, e che per molte donne africane (ahimè, donne...) "tradizione" è l'infibulazione e l'escissione.
Ecco, di queste tradizioni qui ne farei molto volentieri a meno (l'elenco completo sarebbe molto lungo, e comprende anche le "feste delle matricole" a scuola e nelle società sportive).