sabato 1 novembre 2008

Sappiamo ancora sognare?

Habanera

Giorni fa ho accompagnato mia figlia dall'oculista.
Lo conoscevo da anni (l'oculista) ma è stato solo curiosando nella libreria del suo studio, mentre nella stanza attigua si svolgeva la parte più tecnica della visita, che ho fatto una scoperta emozionante: è anche scrittore.
Mi aveva colpito, in particolare, una serie di racconti: Non di sola guerra e gli ho chiesto dove avrei potuto trovarlo.
Glielo regalo, mi ha detto, poi mi faccia sapere cosa ne pensa.
Non so se capiterà mai l'occasione di dirgli di persona che i suoi racconti sono bellissimi -le visite dall'oculista non sono molto frequenti- ma, per una strana associazione di idee, mi è venuto in mente questo

Che cosa vedete adesso?
Globi di rosso, giallo, porpora.
Un momento! E adesso?
Mio padre e mia madre e le mie sorelle
Sì. E adesso?
Cavalieri in armi, belle donne, visi gentili.
Provate questa.
Un campo di grano - una città.
Benissimo! E adesso?
Una donna giovane e angeli chini su di lei.
Una lente più forte! E adesso?
Molte donne dagli occhi vivi e labbra schiuse.
Provate queste.
Soltanto un bicchiere sul tavolo.
Oh, capisco! Provate questa lente!
Soltanto uno spazio vuoto, non vedo nulla in particolare.
Bene, adesso!
Pini, un lago, un cielo d’estate.
Questa va meglio. E adesso?
Un libro.
Leggetemi una pagina.
Non posso. Gli occhi mi sfuggono al di là della pagina.
Provate questa lente.
Abissi d’aria.
Ottima! E adesso?
Luce, soltanto luce che trasforma il mondo in un giocattolo.
Benissimo, faremo gli occhiali così.

(Edgar Lee Masters - Dippold, l’Ottico)


8 commenti:

Anonimo ha detto...

Questi tuo scritto mi ha ricordato un paio di circostanze.
La prima è un esame oculistico al quale mi sottoposi in ospedale.(storia lunga, forse un giorno la racconto)
L'esame aveva un nome degno di essere speso in molte circostanze: potenziali evocati.
Poi mi sono messo a cercare quello splendido album di Faber: Non al denaro, non all'amore né al cielo.
E proprio "Un ottico" mi sto ascoltando ora.
Ciao.

Roby ha detto...

Non conoscevo questo brano, ma me ne sono innamorata a... colpo d'occhio!

Subito copiato e inviato per e-mail a parenti ed amici più cari (molti occhialuti)

Baciottoni da 10/10

Roby

Giuliano ha detto...

La mia visione di queste cose è molto meno poetica, perché gli occhiali da vista sono stati miei fedeli comopagni di strada per più di 30 anni, fino all'operazione per la miopia.
Forse per questo mi piacevano tutte le poesie di Masters meno questa, che ho sempre trovato troppo lambiccata. Ma, sai com'è, è proprio una cosa personale.

Giuliano ha detto...

Altra cosa da sottolineare: forse gli oculisti sono un mondo a parte. Il mio fa sempre (sempre) la fattura, ogni anno si prende un mese di tempo e va in India a lavorare gratis, e ha una decina di figli tra i suoi e quelli adottati.

Anonimo ha detto...

Bella questa poesia. Perchè no, avere degli occhiali così. Proprio ieri sono andata dall'oculista...Ed il mio oculista è davvero un tipo particolare. Pare che dedichi tutta la sua vita agli occhi degli altri, tanto che la mia visita è cominciata a mezzanotte. Un abbraccio, Giulia

Anonimo ha detto...

Bellissimo Haba, mi è piaciuta molto, sai sono miope...ma mi sarebbe piaciuta ugualmente.
E stavo giusto pensando a te e che sarei passata per darti un saluto.
Buona serata:)

Solimano ha detto...

Habanera, ho avuto una passionaccia per Lee Masters, poi l'ho mollato. Però questa poesia mi piace molto perché è il tema che affascina, questo vedere tante cose, reali/sognate, questa fantasia non di pensieri ma di immagini, questa possibilità di uscire dalla cantina in cui ci siamo rinchiusi da soli in tanti modi diversi ed intercambiabili. Che non è la menata della solita fuga dal treno della vita per salire su un altro treno che non c'è, ma di esplorare tutte le carrozze, gli scompartimenti, i sedili, i finestrini, questa bellezza di essere invasi dal reale/sognato, dal sognato/reale.
Naturalmente, col biglietto in tasca, sennò il controllore ci fa scendere dal treno...

saludos y besos
Solimano

Habanera ha detto...

Infinite letture della stessa poesia, com'è naturale.
La mia interpretazione è che fra i tanti modi possibili di guardare al mondo (e alla vita), il più felice sia di conservare un po' dell'innocenza e della purezza di cuore di quando si era bambini.

Grazie a tutti
H.