venerdì 7 novembre 2008

Saper gioire...

Giulia

Da un po’ di tempo mi pongo una domanda. Ma la gioia è scomparsa dal nostro vocabolario? Ho paura di sì almeno in quello di molti. E l'ho potuto constatare in questi giorni. Chi ha detto “provo gioia perché Obama ha vinto” si è quasi sempre sentito rispondere: “Sì, ma vedrai poi sarà come tutti gli altri”…
Del resto molti filosofi hanno considerato la gioia una dimostrazione di mancanza di profondità, uno momento episodico senza importanza (“Colui che aggiunge conoscenza, aggiunge dolore”, dichiara l’Ecclesiaste).
Ma la gioia non pretende nulla. Sa di non avere spiegazioni razionali, di non avere finalità. Sopraggiunge e basta. “La gioia non consiste nella rassegnazione gioiosa a ciò che succede nella vita, ma nel fatto stesso di vivere” diceva Robert Louis Stevenson.
Ed è proprio in questo che sta la sua forza. Come dice un proverbio cinese, nessun uomo può impedire che l'oscuro uccello della tristezza voli sulla sua testa, ma può invece impedire che gli si annidi fra i capelli. La gioia è capace di vincere, con la sua leggerezza, almeno per un momento, la triste pesantezza che in molti casi ci opprime ci dà energia, anche se magari (come dice Savater) ci troviamo “a danzare sull'orlo di un abisso senza fondo”.
La realtà, insomma, perde la sua pesantezza senza per questo smettere di essere reale.
Abbiamo bisogno di questa energia, di questa spinta che ci aiuti ad affrontare le difficoltà e le sfide della vita. La gioia è come una luce che irrompe nella notte. Ti ricorda che esiste.
Ed è proprio quello che mi ha dimostrato ieri la mia amica Maria quando sono andata a trovarla. Oppressa, come tutti, da una realtà politica e sociale avvilente, mi ha accolto appunto “gioiosa” invitandomi ad andare a sentire il discorso di Obama su Internet: “Senti, senti, - mi ha detto – non è un uomo che dà carica! A me dà gioia”.
Sì, aveva ragione… allora riempiamoci di questa carica per poi a nostra volta caricare altri e finalmente reagire allo stagno in cui siamo caduti in tanti. Allora per piacere non rinunciamo a questi momenti di gioia.

5 commenti:

Giuliano ha detto...

Ci ho pensato tante volte, io penso che sia una dote di natura. Così come ci sono persone che nascono atleti, o cantanti, o musicisti, così ci sono persone particolarmente portate per la gioia, e per la serenità.

annarita ha detto...

Non sono d'accordo, Giuliano.
A volte basta un nonnulla per provare un puro,autentico attimo di gioia.
Una musica, un sorriso, un paesaggio, una frase, un gesto.
Sono frammenti di realtà che, per fortuna, non sono negati a nessuno. Basta saperli cogliere al volo.
A volte siamo presi e distratti da mille altre cose, ma, come dice Giulia, non dobbiamo mai rinunciare alla gioia.
Buon fine settimana.
Annarita

Roby ha detto...

In questi giorni sono (abbastanza) contenta per vari motivi: la vittoria di Obama, la buona riuscita di un progetto lavorativo del mio consorte, l'impegno della mi'figliola nei primi corsi universitari. E' vero, non so quanto durerà: ma per adesso sono contenta E BASTA!
Grazie, Giulia (bellissimo nome, te l'avevo già detto?) e baciotti!

Roby

Giuliano ha detto...

Mi è venuto in mente il rimando giusto per il mio commento iniziale: Primo Levi, I sommersi e i salvati. Levi fa quest'osservazione nel lager, osserva che anche in quelle condizioni c'è gente serena (che riesce a sopravvivere almeno per un po') ed altri che, fin dall'inizio, appaiono rassegnati.

Anonimo ha detto...

Giuliano, pesno che a volte non si dia spazio alla gioia, quasi fosse un sentimento infantile. Sono momenti magici, che sono necessari per darci forza e carica: altrimenti, come dice una mia amica, rischiamo di diventare "cittadini del lamento" e basta.
La gioia, come dice Stevenson, può davvero scaturire dal vivere stesso, da un vivere più consapevole e attivo e meno rassegnato. Saluti a tutti, Giulia