domenica 9 novembre 2008

Quasi meglio di Pierferdy

Solimano

C'è un bel viavai in casa.
Sa. è ripartito per lo Sri Lanka. Uno che non sa le cose, direbbe che Sa. è abbronzato e che si fa la lampada regolarmente. No, Sa. è scuretto perché è un giovane tamil, cattolico, per giunta.
Dava una mano in cucina e per i servizi, al suo posto è arrivata A. romena di Bucarest, ventitreenne, alta un metro e ottanta, forte come un facchino, un facchino molto bello però. Studiava giurisprudenza all'università, ma per mancanza di soldi è arrivata dalla cugina, che è da sette anni in Italia. Sa benissimo l'inglese, l'italiano poco, ma si aiuta col latino, ed è buffissimo sentirla chiamare orator un presentatore TV. Il nostro giro conoscitivo è quello consueto: amiche, parenti, una mano lava l'altra.
Ma alle cinque del pomeriggio, cascasse il mondo, suona il campanello, ed è S. che ha sette anni. Anche lei non è abbronzata ma scuretta, più sull'Aida che sull'Amneris.
La famiglia è da dieci anni in Italia, S. è nata in un paese vicino a Parma, la sorellina N., che ha tre anni, anche lei, Nur, il maggiore, è un ometto di undici anni, non so se è nato prima del viaggio o dopo. Il padre è ingegnere (basta, con gli ingegneri!), bene inserito in Italia, e si è trasferito a Monza per lavoro. La madre sta in casa. Abitano nell'appartamento di fronte al nostro, l'unico affittato nel condominio, gli altri nove sono acquistati. Di che religione siano non lo so, ecchissenefrega! Perché S. suona il campanello a las cinco de la tarde?
Nelle chiacchiere fra mia moglie e la mamma di S. è emerso che Nur è nella terza B, che era la classe di mia moglie. Risate, simpatia reciproca e aiuto nei compiti a S. che ha qualche problema alfabetico. Quando quelle due sono sedute in sala io faccio la mia parte storica, l'uomo serio con la barba che s'aggira per casa. Ma in realtà sono curioso come una biscia. Nella prima mezz'ora le vedo compunte tutte due, professoressa e scolarina, ma arriva prima o poi il libro delle favole e si divertono, non so quale delle due di più.
Tutto è nato qualche tempo fa, quando mia moglie a sedici anni stava seduta sulla panchina di Lizzano in Belvedere a leggersi il Sapegno (Natalino). Arrivò una nonna, impicciona ma empatica, che cominciò col che brava che brava e disse che aveva un nipotino di otto anni a cui le sarebbe piaciuto che raccontasse qualche storia. "Com'era il bambino?" "Bello, proprio bello. Ferdinando era anche buonissimo e attento". La cosa durò poco, solo due settimane, perché i giovani di Lizzano decisero che quella sedicenne era proprio da invitare alle festine in casa, altro che Sapegno e Ferdinando.
Secondo me Ferdinando ci rimase male, e dal dispiacere decise di darsi alla politica, che peccato!
Ecco, l'ora è finita, suona il campanello di nuovo: è la mamma di S. accompagnata da N. che a tre anni va all'asilo. E vedendo N. e S. vicine rimango come un baccalà: è più bella una piccola Aida o l'altra?

Aida Zepponi (Claudia Cardinale) nel film "La ragazza con la valigia"
di Valerio Zurlini (1961)

6 commenti:

Roby ha detto...

Solimano, per questo post (sia pure più lungo delle auspicate 10 righe) meriti un doppio -ma che dico?- triplo baciotto. Troppo bello!

Ma quel Pierferdy lì, da piccolo, era davvero così carino???

Baciotti³

Roby

Anonimo ha detto...

Davvero concordo con Roby e mi associo ai "baciotti"... E' davero un bello spaccato di vita. Buona domenica, Giulia

Anonimo ha detto...

Che bello guardare dentro le case con le imposte aperte a volte!
E poi l'ammissione eroica che quando parlano due donne diventano curiosi come criceti:) Buon pomeriggio.

Giuliano ha detto...

Da quelle parti lì, intorno all'Oceano Indiano, ci sono dei volti meravigliosi (dalla Somalia fino all'India e dintorni).
Penso che il meticciato abbia funzionato benissimo. (è anche perché siamo tutti meticci che le italiane sono così belle) (tenendo conto che Attila era mongolo, qui da noi mancava solo un po' di sangue indiano).

Solimano ha detto...

Parlare della propria vita in rete è una gara dura, perché c'è chi si butta in uno sfrenato disvelamento e chi sceglie una cautelosità che si avverte subito, perché le parole sono generiche.
Una soluzione generale non c'è, perché la zona di grigio è vasta. A me piace raccontare fatti e fatterelli concreti, cercando di mantenere un'area di rispetto per cui certe cose in rete non le dirò mai, proprio come non le dirò mai nella vita reale. Non si può e non si deve dire tutto. Ma il rifugirsi nei discorsi di massimi sistemi quando ci si potrebbe raccontare concretamente mi sembra inutile e noioso.
Una rosa è una rosa è una rosa e un diario è un diario è un diario. Non cerchiamo solo l'esempietto come detonatore dell'esplosivo della nostra visione di vita , il fatto concreto parla da solo.

grazie a tutti e saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Bellissimo questo "Shortcuts" (o "Italia oggi"?), quasi una sceneggiatura.

Vi appendo un ricordo recente. A una festa di compleanno di mia figlia (l'unica a cui s'erano invitati dei bambini), la situazione -e' d'inverno- era sfuggita di mano agli adulti presenti. I bambini, chiusi in uno stanzone da ore, stavano dando in escandescenze.
Io ho preso allora un libro di fiabe della figlia, Baba Yaga (una favola terribile, ma a lieto fine: con una strega crudele, ma a suo modo giusta), e ho iniziato a leggerlo.
Dopo due minuti regnava il silenzio; quindici bambini stavano zitti e tremanti ad ascoltarmi, sei o sette di loro arrampicati sulle mie gambe, sulle spalle, sul collo.

Ho proposto all'assessore all'istruzione del mio paesello di fare delle iniziative di invito alla lettura di questo tipo: un gruppetto di volontari, magari nonni o genitori, girano per i parchi del paese in primavera, si fermano in mezzo al prato, o in cima allo scivolo, e iniziano a leggere una bella storia.
Secondo me funziona meglio delle prediche fatte a genitori che non hanno due libri in casa sull'utilita' che i loro figli leggano. Andare direttamente ai bambini, saltando la mediazione adulta.