lunedì 10 novembre 2008

Prossimamente su questo scherno.

Amfortas

Il buio.
Poi sulla parete di fronte una luce bianca, quasi abbagliante, che disegna un rettangolo perfetto screziato solo da sottilissimi e irregolari ghirigori che scompaiono da un lato per apparire velocemente presso di quello opposto: è come guardare al microscopio dei batteri.
Capisco che si tratta dell’inizio di una pellicola cinematografica amatoriale e intimorito da quel lucore inizio a guardare lo spettacolo fuori programma.
In primo piano il visino di un bambino sorridente e poi, in rapida sequenza, quello di una ragazzina, il viso di una donna segnato dalla malattia, una giovane sorridente dai lunghi capelli biondi, la maschera tragica di un uomo incanutito ma sereno, l'interno di un'automobile dove una ragazza ride spensierata e felice, la finestra di una camerata militare alla quale si affaccia un platano scosso dal vento in una giornata piovosa, un mare grigio-azzurro spumeggiante di vita (che strana sensazione di capelli in bocca), un uomo chino sulla tastiera di un vecchio computer.
Dopo un breve intervallo inaspettato, una donna che piange, una finestra chiusa, una stanza vuota spazzata dal vento che fa turbinare desolati fogli bianchi, un vecchio posseduto da un furore senza nome che cammina esausto in una camera.
Ancora buio e silenzio.
Piango e ho la nitida sensazione di essere osservato, studiato.
Passano ancora i minuti (le ore?) e nessuno accende la luce.
Il silenzio scoppia in un frastuono assordante di voci, frasi restate a metà promesse non mantenute ideali traditi fraintendimenti sguardi muti parole silenziose.
Persiste la sensazione di avere addosso uno sguardo freddo, metallico, inumano.
Sono terrorizzato ma capisco, forse per la prima volta, che sono proprio un untore.
Vedo, seppure nel buio, un occhio metallico, tondo, che pretende attenzione precisa e severa.
Allora con mossa repentina e decisa ne estraggo la pupilla fredda e penetrante.

8 commenti:

Roby ha detto...

Amfortas, mi fai paura.

E dato che col tuo post volevi -evidentemente- suscitare emozioni forti, non posso che complimentarmi. Ci sei riuscito alla grande!

Brrrr... ma che senso di gelo...

Roby

Solimano ha detto...

Al Corso Base di cui ero Class Manager i miei allievi organizzarono uno scherzo ai danni di quelli del corso successivo che stava incominciando.
Si procurarono dei camici da infermiere e dissero agli sperduti laureati con ottimi voti che stavano arrivando che erano attesi dalla visita schermografica.
Li portarono in una stanza pieni di terminali video e dissero che erano nuovi dispositivi americani per la schermografia.
Dietro una tenda c'era un complice con la macchina fotografica, che li fotografò tutti in camicia abbracciati ai terminali video.
Io facevo finta di non sapere, ma ero informatissimo, intervenii solo sul fatto che non si togliessero la camicia (che fare, con le allieve?), tanto lo schermo nuovo perforava anche i bottoni. Alla sera consegnarono a ciascuno un dossier con la fotografia e con su scritto SCHERNOGRAFIA.

grazie Amfortas e saludos
Solimano
P.S. Però ha ragione Roby: Brrrr...

Giuliano ha detto...

Beh, io ho appena finito di rileggere Orwell 1984, ma a te che cos'è successo??

Anonimo ha detto...

In effetti avrei fatto bene a dare spiegazionI, prima di postare questo raccontino(?).
A questo punto aspetto che lo legga ed eventualmente commenti qualche altro socio dell'albergo.
Comunque, niente paura, non mi è successo nulla, è roba che ormai è maggiorenne :-)

Giuliano ha detto...

Il raccontino è bello, ed è bella anche l'idea di non spiegare.
A me è venuto in mente Orwell, ma di questi tempi è normale che venga in mente Orwell...

Habanera ha detto...

Posso dire che non ho capito niente?
Lo dico.
Il che non toglie nulla alla simpatia che mi ispira questo criptico socio d'albergo di nome Amfortas.
H.

Anonimo ha detto...

Giuliano, come darti torto?
Orwell ovunque, davvero.
Habanera, certo che puoi, ci mancherebbe! :-)

Giuliano ha detto...

Il primo pensiero è stato per Orwell, ma c'è anche molto del Macbeth: "il racconto di un povero idiota...". Penso che qui sono arrivato più vicino alla soluzione del criptico testo, però mi sento come quando si ascoltano gli armigeri del Flauto Magico, che prima fanno spavento e poi li si sente allegri e giocosi "Ja ja, das ist Pamina..." (ma com'è che si declina stimme con Pamina?)