sabato 29 novembre 2008

Il signor G.

Sgnapis



Fè l’élimosna al pover Gàt - Fate l’elemosina al povero Gatti
perché la morte al l’ha ingàné - perché la morte lo ha ingannato.
Al cherdiva ed dover mourir - Credeva di dover morire
invece l’è scampè - invece è scampato.

Questo è ciò che ripeteva agli angoli della strada un povero signore molto anziano, solo al mondo.
Convinto che sarebbe scampato quanto il padre, morto all’età di ottant’anni, divise il suo patrimonio, eredità compresa, in quote uguali per gli anni che secondo lui gli restavano da vivere.
Ogni anno spese il budget stabilito, vivendo bene, più che bene, racconta mio padre fino al compimento dell’ottantesimo anno di età.
Quell’anno il signor Gatti finì anche gli ultimi spiccioli e rimase povero in canna, ma con una salute di ferro.
Cominciò così a fare l’elemosina agli angoli delle strade per sopravvivere. E campò ancora alcuni anni questo signore, certamente assistito da qualche Opera pia.
Mi ha colpito questa storia, per l’ingenuità e l’avventatezza con cui a volte gli esseri umani affrontano la vita.
E la tenerezza che fa nascere la convinzione di questo signore, che la sorte dei padri sia ereditata dai figli, quale destino ineluttabile, segnato alla nascita dall’avere lo stesso sangue che circola nelle vene.

6 commenti:

Giuliano ha detto...

Pensiamo tutti che queste cose capitino solo agli altri. E che, in qualche modo, a chi gli capita "se la sia meritata".
Dovremmo riflettere meglio su noi stessi, soprattutto se si è cristiani.

mazapegul ha detto...

Storia molto cartesiana, davvero! Sarà questo che il papa indica come "tristezza della scienza"?

Anonimo ha detto...

Ho incontrato persone finite sulla strada pian paino, sospinte da una crisi dopo un'altra... storie tristi che non si dovrebbe permettere ci fossero... Giulia

mazapegul ha detto...

L'idea di finire su una strada è di quelle più terrorizzanti. COnosco persone che ci sono andate vicine, e che sono state reindirizzate in extremis dalla famiglia, o da un parroco, o dal sindaco di un paesino. Altre non sono state così fortunate.
Repubblica ha fatto un servizio sui senza tetto bolognesi. Sono persone che subiscono due o tre colpi di quelli grossi in veloce successione, e che dall'ultimo non riescono a risollevarsi. Dice la Caritas che dopo un anno in strada si perde la via del ritorno.
Poi ci sono quelli che hanno dei problemi mentali, che sono doppiamente a rischio.
Quando c'è tanta gente in strada, significa che qualcosa nel sistemna di protezione non ha funzionato. Quando il sistema di protezione viene ridotto, il numero di persone per strada è destinato a crescere. Non c'è via d'uscita.

Habanera ha detto...

Fate del bene a Gianni
so' finiti i soldi
e so' aumentati gli anni


Questa è una cosa che diceva la mia mamma e la storiella era identica a quella che racconti tu.
Ma non si riferiva ad una storia vera, era un modo per dire che non bisogna scialaquare ciò che si ha.
Più o meno lo stesso concetto della famosissima favola "La cicala e la Formica" di La Fontaine.

Ciao, Silvia.
Un bacio
H.

Anonimo ha detto...

@ Giuliano è vero, si crede sempre che le disgrazie possano capitare solo agli altri e ciò che è peggio è il giudizio terribile che di solito viene dato. Invece basta un attimo perchè la vita di chiunque possa essere travolta e sconvolta per sempre. Tendere una mano è doveroso in quanto esseri umani, cristiani oppure no.

@Può darsi maza:)Come hai scritto bene più sotto dopo un certo periodo di vita in strada non c'è ritorno. Ed è difficile per me camminare in una strada dove un essere umano sta dormendo su dei cartoni in mezzo a borsine di plastica in cui è raccolta tutta la sua vita e non fare nulla per aiutarlo. Io, che mi porto addosso mediamente 700/800 euro e non compro cose firmate. Mi ricordo di una volta che mi stavo avvicinando ad un signore disagiato che stava dormendo su una panchina. Volevo dargli il mio panino al prosciutto pensando potesse avere fame. Mi fermò un signore, spaventandomi, dimendomi: Non lo tocchi, potrebbe essere ubriaco e reagire violentemente. Allora ho appoggiato il panino in terra, sperando che gli insetti e gli animali non lo mangiassero prima di lui. L'ho trattato come un cane. Non me lo scorderò mai.
Non può esserci ritorno dopo queste umiliazioni secondo me. Una tristezza infinita e se non ci fosse il volontariato...

@Hai ragione Giulia. Apprezzo molto, coloro che sono in Strada a dare conforto a queste persone.
Si definiscono angeli e lo sono.

@Sai Haba ora che mi dici questo, presumo che qualcuno a conoscenza di tale modo di dire gliel'abbia suggerito al povero Gatti, rivisitato e corretto su misura.
Mi auguro per non prenderlo in giro. In fondo ha solo fatto male i conti e pagato molto più di Tanzi per dirne uno, che i conti li ha fatti malissimo ma pare che non se ne dia tormento più di tanto.
Ciao cara:)