Pasquale
Roma, 4 novembre 2008
sabato 8 novembre 2008
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9 commenti:
Spesso a nostra insaputa il corpo parla chiaro. Se ce ne rendessimo conto, forse cercheremmo di stare più attenti. A volte sarebbe necessario, a volte è liberatorio. Buon fine settimana.
Annarita
Pasquale, so che oggi sei in un luogo da te chiamato di perdizione, in cui vorrei essere anch'io, perché con i film lo sperdimento è irreversibile. Ma domani ci svelerai l'arcano della foto, su cui anticipo due considerazioni. L'attesa dell'autobus, l'attesa al semaforo rosso, la fila alle poste esplicitano in noi un aspetto che altrimenti riusciamo a celare: la goffaggine solitaria, pur essendo in compagnia. Anche Isabelle Adjani e George Clooney ne sarebbero affetti. Il linguaggio del corpo lo vedo soprattutto nel corpo della borsona rigonfia poggiata per terra: una tentata grandiosità che si è fatta obesa, proprio come la mente di chi l'ha colmata.
Un'altra volta parleremo delle ventiquattrore professionali dei professionisti del nulla.
grazie Pasquale e saludos
Solimano
Due generazioni, due stili, due mondi diversi? Oppure la stanchezza, la noia, la sfiducia che ormai ci accomunano e insieme ci dividono?
Roby
Linguaggio dei corpi, ma anche disposizione dei volumi!
C'è stato un lapsus, il commento che segue è di Amfortas(s)
A me, scusatemi, viene una battuta:
Lui: "Porto in grembo tuo figlio, che facciamo?"
Lei:"Come fai a dire che è mio?"
E si volta arrabbiata e perplessa, mentre lui medita sulla sua triste condizione di sedotto e abbandonato o quasi.
Ciao :-)
@ annarita
Concordo. L'attenzione, comprendente noi e gli altri, è sempre benedetta. Io per me chiamo Gesù di Nazareth 'maestro dell'attenzione'.
Buona serata.
@ Solimano
Osservazione acuta, la tua. Il rapporto tra i due - e tra i due e le loro proprie borse - è uno degli elementi particolari che hanno scatenato la mia intuizione formale. Quanto al contesto interno-esterno di questa fotografia, vediamo di ricordare...
Sto davanti i cancelli su viale Regina Elena del Policlinico di Roma. Ho un appuntamento e sono arrivato prima del tempo – sono anacronistico per natura. Mi guardo intorno e sento le voci di dentro. Parla prima il mio Demone Aristocratico: “Lascia perdere ciò che ti circonda qui e ora: automobili, studenti, bancarelle, infermieri: minutaglia, brulichio, informità. Lasciati prendere da un tuo pensiero e pensalo fino in fondo, concentrandoti in qualcosa di veramente importante.” Risponde replicandogli il mio Demone Democratico: “Non dargli retta. Qui ed ora, come sempre e ovunque, accadono fatti ed eventi importanti. Non distrarti astraendoti. Qui è Rodi, qui salta. La bellezza è dappertutto, perché è negli occhi di chi guarda.” Apro, appizzo le orecchie. Accendo, aguzzo gli occhi - e faccio una lenta panoramica. Intorno a me una vociante folla di persone e trafficanti, auto incombenti, una luce fredda... Al di là dello spartitraffico ora vedo un uomo e una donna che aspettano ciascuno per sé il tram, vicini e lontani, divisi e uniti, strecciati e intrecciati da forme e colori che nella mia mente compongono una possibilità ulteriore, un racconto immaginifico. Afferro la digitale, inquadro, aziono lo zoom per ritagliarli, liberarli dell'inessenziale, e scatto.
@ roby
Se stessero in un'isola deserta (le isole deserte prima della televisione oscena) starebbero più attenti - una all'altro, l'altro a se stesso.
@ mazapegul
E dei colori! Ah, quel giallo... e quei grigi metallici...
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