mercoledì 12 novembre 2008

Coffee break e guerra fredda

Roby

Ho due colleghe di lavoro che conosco da anni, simpatiche e preparate, con cui di rado ci sono stati screzi degni di nota, ed insieme alle quali -a metà mattina- mi concedo la classica pausa caffè.
O almeno, me la concedevo, fino a un paio di settimane fa.
Sì, perchè attualmente fra le due suddette è successo qualcosa (una parola in più? una in meno?): qualcosa che impedisce loro di prender il caffè contemporaneamente, e che obbliga me a sorbire l'aromatica bevanda ora in compagnia dell'una, ora in compagnia dell'altra.
Ho cercato, davanti alla macchinetta automatica, di tastare il terreno, per capire come siano potute arrivare a questa sorta di guerra fredda e per trovare una soluzione al problema. Ma le mie iniziative diplomatiche sono cadute nel vuoto. In particolare, mi ha colpito il concetto, ripetuto da entrambe quasi con le stesse parole: "Io la saluto, perchè sono una persona educata, ma più in là del buongiorno non vado. Se vuole, deve fare lei il primo passo".

Tengo a precisare che siamo tutte gentili ed affabili signore fra i 40 e i 50 anni, dotate di istruzione superiore, con una famiglia da mandare avanti e compiti lavorativi anche delicati.

E poi ci si meraviglia se nella striscia di Gaza sparano ancora...


7 commenti:

Solimano ha detto...

Ho visto cose che voi umani non potete immaginare!
Ne dico due:
-una signora più che quarantenne, tutta balocchi e profumi, che andava a scavare nel cestino di un'altra signora per scovare qualche pezzullo di carta che attestasse che quella ogni tanto scriveva qualcosa che serviva a suo marito
-alleanze e controalleanze fra varie donne per isolarle una in modo che non avesse compagnia per andare in mensa, che è notoriamente peggio della maledizione della Maga Magò, l'andar da sole in mensa.
etc etc etc
Che farci, Roby? I colleghi di lavoro non si scelgono, si trovano. Qualche buon litigio fa bene alla salute, ma in una situazione come quella da te esposta, dovrebbe accorgersene ed intervenire il capo, non per fare il paciere, ma perché, se i rapporti diventano di quel tipo, ne soffre l'efficienza e la responsabilità sul lavoro.
Vista l'esperienza che mi sono fatto in rete, sto scrivendo un libricino titolato: "Come litigare proficuamente". C'è solo una cosa peggiore del litigio: l'eterno non-litigio.

saludos y besos
Solimano

Anonimo ha detto...

Mi hai fatto fare una gran risata (amara, alla fine) con quella battuta su Gaza. Che ci vuoi a certa gente piace essere in guerra col mondo, peggio per loro!

mazapegul ha detto...

Il vero rischio, Roby, è l'intossicazione da caffè: ne prendi uno con una, un altro con l'altra, e poi non dormi la notte (e pensi a loro).

Anonimo ha detto...

ho dimenticato fare, che ci vuoi fare. Oppure leviamo il ci e lasciamo che vuoi.

Roby ha detto...

Ultime notizie dal fronte: la guerra sotterranea continua, e continuano -ahimè- i miei caffè separati.

Oggi tuttavia ho notato un fugace scambio di sguardi, un barlume negli occhi delle belligeranti che mi ha fatto ben sperare.

Mah. Vedremo...

Ciao Solimano, Sabrina, Maz & Co.

Roby

Barbara Cerquetti ha detto...

IO ho vissuto le situazioni più violente della mia giovane vita nei tre anni che ho lavorato nel centro commerciale, in una ditta il cui organico era esclusivamente femminile.
Da allora mi sono convinta che i gruppi di lavoro devono essere misti, ma se una donna decide di fare la guerra, sono cavoli amari.
Prese singolarmente le mie colleghe erano tutte persone in gamba.

Giuliano ha detto...

...e il più delle volte non è nemmeno necessario andare alla macchinetta del caffè...