giovedì 20 novembre 2008

Alla ricerca dell'arte perduta (3)

Solimano


Ercole de' Roberti: Maddalena piangente, Pinacoteca di Bologna

"Questa capella ch'avete qua è una meza Roma de bontà". Così disse Michelangelo ad un cittadino bolognese (lo racconta Pietro Lamo nel 1560). Parlava degli affreschi della cappella Garganelli nella chiesa di San Pietro, cominciati da Francesco del Cossa nel 1477. Ma il Cossa morì di peste l'anno dopo, a 42 anni. Aveva dipinto solo la volta, e il grosso del lavoro lo fece Ercole de' Roberti nei primi anni Ottanta.
Oggi rimane solo il frammento della Maddalena piangente, che è dal 1958 nella Pinacoteca di Bologna. Gli affreschi furono distrutti all'inizio del Seicento nel corso del rifacimento della chiesa in forme barocche. Però sapevo che esistevano delle copie anteriori alla distruzione, ed ieri mi sono messo in caccia, provando l'esperienza frustrante e gratificante che conosce solo chi ha fatto ricerche archivistiche: una caccia al tesoro in cui non si sa se il tesoro lo si trova. Alla fine ci sono riuscito, e il merito è soprattutto della fototeca della Fondazione Federico Zeri. Qui metto solo due delle cinque immagini che ho trovato. Proseguirò il discorso, che ha tanti risvolti, nel Nonblog di Habanera.
"Ritrasse in tale opra se medesimo et il padrone della cappella; il quale per lo amore che gli portò e per la fama che di tale opra conseguì, finita ch'ella fu, gli donò mille lire di bolognini". E' una frase del Vasari nelle due pagine piene di entusiasmo che dedicò a questi affreschi. Forse Ercole e il padrone della cappella sono fra i personaggi effigiati nella buona copia del Louvre (di autore sconosciuto), che inserisco a destra.
Qui sotto inserisco la copia della Crocifissione di Ercole de' Roberti, eseguita dal pittore Francesco Carbone verso la fine del Cinquecento e ancora conservata nell'archivio della chiesa. Si vede bene dov'era situato il frammento che c'è rimasto. Guardando questa copia modesta e mal conservata, ci si può rendere conto di quanto sia grave la perdita degli affreschi Garganelli: il senso del movimento e l'espressione degli affetti erano paragonabili in quegli anni solo al Compianto di Niccolò dell'Arca attualmente nella chiesa bolognese di Santa Maria della Vita.
Michelangelo non parlava a caso: nell'anno che trascorse a Bologna, ancora meno che ventenne (1494-95) si misurò con le sculture di Jacopo della Quercia per San Petronio, con quelle di Niccolò dell'Arca in San Domenico e con la pittura del Cossa e del Roberti. A ventitré anni, nella Pietà di San Pietro a Roma, se ne ricorda benissimo.


5 commenti:

Roby ha detto...

..."l'esperienza frustrante e gratificante che conosce solo chi ha fatto ricerche ARCHIVISTICHE: una caccia al tesoro in cui non si sa se il tesoro lo si trova"...

PAROLE SANTE, Solimano!!!

Posso - una volta stampatele a caratteri di scatola e a lettere d'oro- esporle in bella vista sulla mia scrivania, in ufficio? Sarebbero utilissime a spiegare ai "non addetti ai lavori" il lavoro ingrato e bellissimo che faccio...

Riguardo al post, che devo di'? Aspetto fiduciosa il seguito!

Roby

Giuliano ha detto...

L'elenco dei capolavori perduti è lunghissimo. Buon lavoro!

Solimano ha detto...

Roby, tu lo sai benissimo, perché lo sperimenti ogni giorno, come il metodo della ricerca archivistica può essere un formidabile aiuto a formarsi la giusta curiosità ed efficacia, che è il prerequisito per una vera capacità culturale. Val più il metodo che la base conoscitiva iniziale. Così dovrebbe essere anche nelle scuole, a partire dalle elementari, poi sempre di più. E se ben guidati, i ragazzi faticherebbero divertendosi, invece delle solite ricerche all'acqua di rosa che la Garzantina è più che sufficiente. Il problema sta nel manico: molti insegnanti non sanno neanche da dove si cominci, con una vera ricerca archivistica, perché non l'hanno mai fatta. Sarebbe assolutamente formativo per i ragazzi (e per gli adulti, non è mai troppo tardi).
Giuliano, eh sì! Ma è un gioco difficile, perché non basta la constatazione che quella tale opera non c'è più, occorrono, copie, disegni, vecchie fotografie. Però è divertentissimo, e continuerò.

grazie e saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Grazie Solimano! In attesa del sequel, una nota: Riccomini attribuisce a de Roberti la primogenitura delle donne con i capelli al vento, che poi Niccolò avrebbe ripreso nel compianto. Credo che qualcuno s'affidi a queste considerazioni di stile per datare diversamente le statue di Niccolò: una fase "implosiva" (pre-Ercole) e una "esplosiva" (post-Ercole).
Màz

Solimano ha detto...

Màz, Riccomini ha certamente ragione come cronologia, perché Ercole lavorò alla cappella Garganelli dal 1482 al 1486, forse anche prima, perché Cossa muore nel 1478 e non li vedo lasciare fermi i lavori per quattro anni, mentre il Compianto di Niccolò è posteriore, sia pure di poco, come ha dimostrato Gnudi.
Però. Nell'Arca di San Domenico ci sono in alto gli angeli che affiancano il Cristo, e di uno sono sicuro che ha i capelli mossi e quelle statue sono state fatte anteriormente all'arrivo del Roberti a Bologna. Inoltre, le Marie del Compianto non hanno i capelli in vista, ma veli al vento.
Le cose non cambiano di molto, se non in un fatto che è sotto gli occhi di tutti: nella facciata della chiesa di San Giovanni in Monte c'è, sopra il portale, l'aquila in terracotta fatta da Niccolò e sopra ancora c'è una vetrata (che naturalmente si vede bene dall'interno) il cui disegno è del Cossa. Inoltre, nella famosa Pala Griffoni, che oggi è dispersa in diversi musei, il Cossa fa le figure principali, il Roberti la predella. Per forza, era più giovane. Quindi vedo un rapporto di dare ed avere reciproco soprattutto fra Niccolò e il Cossa, poi subentrò il Roberti. C'è un'altra cosa curiosa, in questa storia: Niccolò morì nel 1494, pochi mesi prima che Michelangelo arrivasse a Bologna. In quell'anno Michelangelo, oltre a misurarsi con le opere di Jacopo, di Niccolò, del Cossa e del Roberti, si fece un'ottima cultura umanistico-letteraria, perché era ospitato da un Aldrovandi con una ricca biblioteca. Ma riprenderemo sul Nonblog, magari facciamo un po' di lavoro insieme. E mostrerò le altre immagini che ho catturato nella fototeca della Fondazione Zeri.

grazie Màz e saludos
Solimano