giovedì 6 novembre 2008

Alla ricerca dell'arte perduta (1)

Solimano

Continuano ad uscire tutte le settimane i volumi d'arte del Corriere della Sera, una serie pomposamente denominata Storia dell'arte Universale.
Ho già detto che i testi sono molto brevi, generici, praticamente privi di valore aggiunto. Occorerebbe lasciarli in edicola a pro' di chi non ha mai visitato una Pinacoteca, ma la tentazione delle immagini è forte, anche se in casa di libri ne ho troppi.
Li sfoglio... l'edicolante mi lascia fare perché sono un ottimo cliente... e nelle ultime settimane li ho comprati tutti. C'è anche un problema di ingombro, perché non so dove metterli, per il momento sono impilati vicino al divano grande.
Però, finora, qualche consolazione l'ho avuta, perché non è vero che in rete si trova tutto. Ho le mie miniere, ma la qualità è in genere quella di qualche anno fa, si fa presto, ad abituarsi al meglio. La consolazione di oggi è stata nel trovare i due San Matteo del Caravaggio affiancati, ed è l'immagine che metto in fondo al post. A sinistra, il San Matteo sfortunato, quello in bianco e nero. Sfortunato non solo perché è andato distrutto nel maggio 1945 a Berlino, ma perché i preti di San Luigi dei Francesi non lo vollero: "Non era piaciuto a veruno", scriverà il Baglione.
Intervenne uno dei grandi protettori del Caravaggio, il marchese Vincenzo Giustiniani, genovese, che comprò il quadro e ne fece fare al Caravaggio un altro sempre con lo stesso tema (San Matteo e l'angelo) che ai preti piacque, difatti è ancora nella chiesa. Il motivo per cui il primo quadro non piacque e il secondo sì, è evidente a chi guarda i due quadri e si mette nei panni del clero di San Luigi dei Francesi fra il 1601 e il 1602. A questo punto mi è venuta un'idea: mettermi in caccia delle immagini dei quadri perduti. Qualcuno ne troverò, quasi senpre in bianco e nero, e uno, importantissimo, l'ho già trovato. Prima me lo restauro e poi lo porto qui.
Di fianco, metto due immagini di com'era Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Quella sopra è di Ottavio Leoni, quella sotto è di mano del Caravaggio, che si raffigura come Golia a cui Davide ha appena tagliato la testa. Il Caravaggio fece il quadro per un altro suo protettore, il cardinale Scipione Borghese, perché l'aiutasse a rientrare a Roma, ma la grazia arrivò troppo tardi. Il quadro è ancora alla Galleria Borghese di Roma.


7 commenti:

Giuliano ha detto...

Ci sono spesso delle storie strane, dietro a queste perdite.
In questo caso, si capisce: il bombardamento, la guerra. Ma, spostando per esempio il discorso in campo musicale, pochi anni dopo il Caravaggio c'è l'Arianna di Monteverdi, che ebbe molto successo e che fu più volte replicata a Venezia e altrove, eppure è un'opera perduta. Com'è possibile?
Un'altra bella storia, penso che ne parlerai, è quella del Mantegna ridotto in briciole dalla guerra (a Padova, mi pare); le briciole sono state conservate per decenni e poi ricostruite solo oggi, perché lavorando col computer si poteva rimettere insieme il puzzle anche partendo da frammenti microscopici.

Anonimo ha detto...

Ecco qui un luogo dove colmare le mie paurose deficienze culturali.
Inorridisco mentalmente, impaurito dalla mia ignoranza, quando devo recensire un'opera lirica in cui il regista si è ispirato a qualche celebre pittore.
Mi mancano le basi...
Ciao!

Giuliano ha detto...

Amfortas, se vuoi un altro luogo ancora meglio di questo, su Abbracciepopcorn cerca il link a "I bei momenti".
Ce ne sono anche tre o quattro miei, ma saltali pure a vai diritto su Primo Casalini, e ti raccomando un certo signore sardo che è qui in incognito e ha scritto memorie meravigliose.
(soluzione: il tenore nel don Giovanni)

Solimano ha detto...

Una delle cose belle della vita è incontrare qualcuno che ne sappia più di te. Così, quando Amfortas e Giuliano discutono di musica io mi azzittisco furbissimamente, e chiotto chiotto qualcosa imparo. Sarebbe faticoso ed inutile mettersi in punta di piedi, far finta etc. Figuriamoci quando il Màz tira fuori le sue matematiche con nonchalanche, e di esempi ne potrei fare altri, ma il più convincente è Roby quando tira fuori Roby.
Tutto ciò non per piaggerìa, ma per dire che la precondizione è sentire che non è sfoggio quello con cui si fanno questi tiramenti fuori, ma amour passion, amour à la folie, di quello che si va da un muro all'altro, come per Thelma: chemmefregaamme della ex presidente Geena Davis? E' Thelma che conta.
Giuliano, i Bei Momenti saranno tutti rivisti e messi qui nella Biblioteca, vaste programme. Siamo appena agli inizi, rendiamoci conto (e vale per tutti).

grazie e saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Bellissima idea, questa dei quadri perduti: una Pinacoteca Lunare, avrebbe detto l'Ariosto. Mi siedo e attendo le prossime puntate.

Roby ha detto...

Anche la Roby che -in questo caso- non tira fuori nessun'altra Roby attende le puntate future...

'Notte

Roby

Giuliano ha detto...

"Pinacoteca Lunare" è un titolo perfetto. Direi di chiamare la serie così.