mercoledì 29 ottobre 2008

Ritorno al futuro?

Roby

Forse non lo conoscete, forse l'avete già letto o ri-letto.
Ad ogni buon conto, il discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso in difesa della scuola nazionale (Roma, 11 febbraio 1950) resta un pezzo ineguagliabile per lucidità di analisi e chiarezza espositiva.
Facciamo l'ipotesi -dice Piero- che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza.
Come fare dunque per istituire una larvata dittatura?
Semplice: si parte dalla scuola, trasformando in scuole di partito le scuole di Stato, che hanno il difetto di essere imparziali e dove c'è sempre una certa resistenza... Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito.
Ingegnoso, nevvero? E Piero continua:
Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi... rovinare le scuole di Stato, con l'impoverire i loro bilanci... attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private, lasciando che v'insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare.
Ed infine (o forse è proprio l'inizio?) dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Grande Piero!!! Quanto sarebbe meglio, tuttavia, se stavolta si sbagliasse...


5 commenti:

annarita ha detto...

Queste parole stanno rimbalzando dalla rete ai giornali, dalle piazze alle assemble e purtroppo si sente tutto il loro drammatico peso. Teniamo duro.

Roby ha detto...

E che peso, Annarita!!! Un macigno!!!

OK, non molliamo.

R.

Solimano ha detto...

Di per sé, il dare denaro pubblico alle scuole private è tutt'altro che un male, lo fanno in tutti paesi. A fronte però di requisiti misurabili a cui il privato deve ottemperare. E non vale dire che la Costituzione lo proibisce: fu merce di scambio con l'inserimento nella Costituzione dei Patti Lateranensi. Ma uno stato che fa l'amico del giaguaro non va bene; deve sentire la scuola pubblica come un bene pubblico ed operare perché lo sia e soprattutto non sentirlo solo come un peso economico, come sta succedendo. E verso le scuole private, avere un atteggiamanto per cui, sulla bilancia, la scuola dia effettivamente un servizio pubblico più importante del finanziamento che riceve.
In sostanza: per noi, studenti al liceo pubblico Romagnosi di Parma, quelli che andavano al liceo privato erano i ricchi-somari, e non si danno soldi a chi opera per ricchi-somari a caccia del pezzo di carta.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

In questo contesto va drammaticamente ricordato che i genitori di tale Renzo Bossi hanno fatto ricorso al TAR contro la seconda bocciatura consecutiva del bimbo all'esame di maturità.
Non so cosa dicano nel paese dove nacque il padre di cotanto ingegno, a casa mia hanno sempre detto "se 'gà minga voglia de lavurà, ch'el vaga a fa' el magutt".
Che poi se no vengono su i marocchini a portarci via il lavoro, caspita.

mazapegul ha detto...

Gli azionisti erano proprio bei tipi!