sabato 25 ottobre 2008

Ma quale radical chic!

Solimano
Ogni tanto qualcuno torna a remenarla col radical chic, come se la causa dei problemi della sinistra fosse nei salotti (che in genere sono dei tinelli con uso cucina).
Esistono casi di radical chic, come il Capodanno della Melandri in Kenia alla festa di Briatore: prima nega di esserci stata, poi, di fronte alle fotografie: "Embè? Potrò passare il Capodanno con chi mi pare!" E' un caso più da radical kitsch che da radical chic.
Ma i numeri li ho visti, perché il mio versante Gurdulù mette le mani nel piatto.
Basta guardare i prezzi degli immobili nelle aree urbane, prezzi facilmente reperibili perché l'immobiliare è un bel business.
Poi guardare i risultati elettorali nei seggi corrispondenti alle aree urbane. Anche questi dati esistono, sono un po' più difficili da trovare.
La corrispondenza è perfetta: la destra vince dove gli immobili costano di più, la sinistra dove costano di meno, con tutta una serie di sfumature e di gradazioni. La statistica è una cosa seria, sapete come si fa a capire subito, appena cominciano gli scrutini, chi vince in una città? Basta tenere sott'occhio i dati di tre seggi, che sono quelli che da sempre hanno i risultati del tutto corrispondenti a quelli globali. Funziona, quelli del PCI lo sapevano benissimo e per questo avevano i risultati prima del Ministero dell'Interno (ci vuol poco...), ma anche delle società di sondaggi.
Chi sono quelli che utilizzano il tormentone del radical chic? In maggioranza persone di destra, che usano come sinonimi le parole radical chic, guitto, cinematografaro e simili. Ma ci può stare, spesso si tratta di appartenenti a zone depresse della cultura, con una rozzezza e una grevità che rischiano perfino di diventare simpatiche, tanto sono scoperte.
Ma ci sono anche persone di sinistra, che messe di fronte a qualcosa che non sanno, non dicono: "Che bello, oggi ho imparato qualcosa!". No, blaterano di radical chic, perché hanno la scusa buona per restare nel loro piccolo mondo più cattivo che antico. In fondo cinico, ma con tanto sentimento. Eh, il cuore ha proprio delle ragioni che quelle radical chic della ragione e della cultura non conoscono...

Daumier: Sull'omnibus (1864)

5 commenti:

Barbara Cerquetti ha detto...

Devo confessare la mia ignoranza e ammettere che questo termine, pur avendolo sentito tante volte, non l'ho mai capito un granché.
Nella mia testa mi sono sempre figurata un persona un po' snob, immischiata col new age, la dieta macrobiotica, animalista intransigente e grande ascoltatrice della musica di Moby (chissà perché?)...
Adesso vengo a scoprire che c'entra pure la politica (e dove non c'entra?)...

Giuliano ha detto...

E' una di quelle espressioni che indicano grande pigrizia mentale, e anche molta ottusità. Alle volte scappano, ma - finché si può - è bene stare attento alle frasi fatte, sono sicuro sintomo di rincoglionimento (I'm sorry), sindrome che può giungere anche a venti o trent'anni.
Dietro ai luoghi comuni ci sono spesso atteggiamenti veri e realtà esistenti, ma non si può mettere un'etichetta su tutto. Queste espressioni se si usano una volta sono divertenti e magari anche azzeccate, ma poi basta.

Solimano ha detto...

Un'altra espressione che usa persino Emilio Fede è: "Sono uno fuori dal coro", e tutti a dire ch sono fuori dal coro, che poi vuol dire che sono coristi stonati. Ma si rendono conto di cos'è un coro? C'era il Duomo di Monza pienissimo per ascoltare teteschi di crande Cermania (Lispia) per la Passione di San Giovanni di Bach: venivano i brividi, a sentire cosa può esprimere un grande coro (tutto gratis, salvo offerta all'entrata... io, Ottavio e Claudio non ci volevamo credere).

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Essere fuori dal coro significa cantare da solisti, ed esporsi quindi anche alle stonature.
Ecco, è bello smontare queste frasi - anche se poi quando lo fai s'incazzano di brutto perché salta fuori il giochino.
Per esempio, il contrario di radical chic potrebbe essere "superficiale fuorimoda". Mica male. (vado subito a vestirmi come Eugenio Scalfari, e comincio a far crescere la barba)

mazapegul ha detto...

...e il contrario del buonismo è il cattivismo?
Grazie, Suleyman