giovedì 30 ottobre 2008

Lezione in piazza

mazapegul

Ecco, io la fisica non l'ho mai capita, dal liceo in poi. Già l'idea di studiare cose in movimento mi faceva venire il mal di testa, poi -a partire dal liceo- c'era quell'ostacolo che non ho mai superato: la quantità "piccola".
"Prendiamo un piccolo pezzo di corda che, sottoposto a sforzo, si sposta di poco dalla posizione di equilibrio..." Quanto piccolo? Quanto poco? "...possiamo così ipotizzare che ogni pezzo di corda si sia spostato in verticale." Santa Polenta! Come si fa a trarre una conclusione così netta da tanta vaghezza?
Anche adesso, le poche volte che cerco di leggere qualcosa di fisica, deve essere prima passata sotto il lavoro di ripulitura di un matematico: niente "piccoli spostamenti", "volumi infinitesimi", "deviazioni trascurabili".
Date le premesse, la decisione di proporre ai miei studenti, per la lezione in piazza S. Francesco, la spiegazione di Einstein del moto browniano è stata quantomeno autolesionista. Ieri notte, a tarda ora, mi stavo ancora alambiccando sul perché una particella che aveva velocità finita all'inizio di un ragionamento, alla fine avesse velocità infinita. Ma ne è valsa la pena. Non solo perché ai miei studenti, pare, la lezione è piaciuta; ma perché ho colto l'occasione per leggere un articolo del maestro.
Alla lezione fuori orario, fuori dal programma d'esame e rigorosamente facoltativa, hanno assistito una trentina dei miei studenti, che avevano la mattinata libera. Ero il quarto in una serie di sette colleghi, tutti matematici. Ad assistere c'erano anche diversi vecchietti che stavano in piedi tenendo le biciclette con le mani e diverse signore che hanno appoggiato la pesante sporta della spesa a terra.
Un collega di geometria ha spiegato la devastazione che i tagli ai finanziamenti e il blocco del turn-over stanno portando nel suo gruppo di ricerca, dedicato al trattamento delle immagini.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

La fisica la vivo tutti i giorni senza sapere nemmeno dov'è e mi piace da matti acocrgermi che è anche in un levatappi. Ma poi mi fermo lì. Ho guardato un pochino la vita di Einstein i giorni scorsi e mi ha colpito la tenacia e la gentilezza di quest'uomo osteggiato non poco dalla scienza ufficiale. So che è un brutto momento per la scuola e la ricerca scientifica, in generale. Mi auguro che la protesta possa sortire dei risultati perchè mi ha fatto male vedere per televisione questa sera, volare sedie, bastoni e pietre. Brutti ricordi. E poi siamo in un paese democratico. Pare. Buona notte.

Fulmini ha detto...

Le lezioni in piazza del 2008 sono una mano santa.

Del 1967 (come studente) ricordo l'ansia oppositoria e del 1977 (come docente) ricordo l'ansia distruttiva.

Deve essere passata la nottata.

Solimano ha detto...

Gran bella cosa, le lezioni in piazza, credo anche autogratificante: per gli studenti, per i sette matematici (sette come i peccati mortali), per i vecchietti con la bicicleta (qualcuno magari tolemaico), per le donne con la borsona appoggiata per terra. E' bene, che succedano queste cose, per il fatto stesso che succedono.
Sarà improprio, ma furono grandi lezioni in piazza anche quelle di Daro Fo al Palavobis e di Vittorio Foa e Rita Borsellino alla Festa di protesta, col preside Nanni Moretti disattaccato e coinvolto, ironico, autoironico, irato e misurato. E Fiorella Mannoia...
Otto ore durò, poi tutti alla stazione per passare la seconda notte in treno.

grazie Màz e saludos
Solimano
P.S. I giovani carabinieri mandati lì per il servizio d'ordine di cui non c'era nessun bisogno ascoltavano pure loro.

Anonimo ha detto...

Lo sapevo che sarebbe stata bella la tua lezione. E bello è che si ferma la gente ad ascoltare, a curiosare magari soltanto, ma la scuola si fa vedere... Ed è bello questa condivisione tra studenti e insegnante. Adulti e giovani insieme. E' questo il percorso: dentro o fuori la scuola. Devo dire che la fisica è sempre stata la mia bestia nera... Ciao, Giulia

Anonimo ha detto...

Ricordo ancora con orrore il mio esame di fisica. Il professore mi disse:
-Vede quella molla che sporge dal muro?(non c'era nessuna molla)
io annuii desolata.
-Ora la tiri!
E così feci.
-Bene, mi descriva quello che accade.
Io guardai fissa la molla che non c'era e dissi, già sapendo di firmare la mia condanna a morte:
-l'ho tirata con troppa forza, si è staccata dal muro ed è rimbalzata fuori dalla finestra.
Invece adoravo la termodinamia e l'entropia. L'entropia è ancora nel mio cuore!

Roby ha detto...

Non so se mi ha divertito di più il post di maz o il commento di sabrina... In percentuale, direi ambedue al 100%. Ma questo non è un ragionamento matematico. O forse sì?

Baci geometrici

Roby