mercoledì 22 ottobre 2008

I capitani coraggiosi di Brunetta


mazapegul
Per essere chiari, molte cose nel settore ricerca italiano, nell'università in particolare, non vanno. Il merito è spesso trascurato, le decisioni degli organi accademici hanno spesso lo scopo di perpetuare posizioni di potere, più che di far avanzare la ricerca e di migliorare l'insegnamento. Gli sprechi ci sono, tanto più gravi in quanto il settore ricerca è tradizionalmente sottofinanziato. La mobilità dei ricercatori tra istituto e istituo è bassa.
Il pesantissimo taglio alle risorse di università e enti di ricerca, però, non ha nulla a che fare con tutto questo. Come una "cammella cieca" (E. Morante), Tremonti va tagliando posti di lavoro (spesso precario) e fondi alla ricerca in maniera del tutto casuale, senza tenere conto dei bisogni del paese, dei meriti di questo o quel settore o istituto (o ricercatore). In aggiunta, gli organi della stampa governativa hanno lanciato una campagna contro i ricercatori, che deprime di più (ovviamente) quelli che lavorano sodo, magari per quattro soldi. Un'intera generazione di ricercatori andrà perduta. Quelli con talento e spirito d'avventura prenderanno la via dell'estero, dove (tra l'altro) il lavoro -per chi merita- è fisso e ben pagato. Altri cercheranno qualcosa di diverso da fare. Rimarranno, parcheggiati in attesa che si liberi uno dei pochi posti rimasti, i fedelissimi dei baroni; quelli che hanno risorse finanziarie proprie per resistere a un durissimo precariato, lavorando per conto dei propri ordinari di riferimento. Quando si riapriranno i concorsi, in prima fila per vincerli ci saranno questi fedelissimi e immobilissimi.
Brunetta e la Gelmini ci scherzano sopra, parlano di "capitani coraggiosi"; di ricercatori che, se hanno uno stipendio garantito, "un po' muoiono"; di posizioni universitarie che dovrebbero essere tutte temporanee.
E' normale che chi ha i numeri, se non lo ha mai fatto prima, guardi oltre confine. Sia i precari, che cercano di mantenere il loro reddito, e magari di avere più sicurezza; sia i giovani ricercatori stabili, che trovano la situazione troppo deprimente.
Si getta così dalla finestra parte del nostro futuro (e pure io, nel mio piccolo, ho cominciato a guardare le offerte di lavoro in Europa).

3 commenti:

Giuliano ha detto...

Caro Màz, la dura realtà si è ottimamente incarnata nella nomina a ministro di Mara Carfagna.
Hai voglia a impegnarti, a studiare, a informarti...
Così va il mondo, una lezione ancora più chiara di quella che troviamo nel "Principe" di Machiavelli.

Roby ha detto...

Dopo le dichiarazioni berlusconiane sentite stasera in tv (il ricorso alle forze dell'ordine per sgombrare scuole e università occupate) rimpiango di non avere 35 anni di meno: correrei ad occupare SUBITO il mio liceo, in pieno centro città!!!!

Rrrrr....

Solimano ha detto...

Una volta, venne da noi a Vimercate non mi ricordo per che inaugurazione, il ministro Misasi.
Ci spiegò che la ricerca non consiste nell'"inventare il cavallo". Allora la società aveva più di trenta laboratori di ricerca in giro per il pianeta, di cui due di ricerca pura. Non credo che il livello di informazione dei politici sia migliorato di molto.
Che multinazionale, oggi, si sognerebbe di fare un laboratorio di ricerca in Italia?

saludos desolados
Solimano