martedì 14 ottobre 2008

Entre les murs

Massimo
Sono andato a vedere "La classe", il film francese (Entre les murs) premiato e discusso da giorni.
Voto 5 - Motivazione: non è né un documentario (perché si recita), nè un film (perché non elabora il suo contenuto).
Insomma un "ibrido", che si affida ad una sorta di "preter-realismo" dove ci si astiene da ogni approfondimento, per paura di contaminare le vicende con interventi premeditati.
Ne esce una registrazione dei fatti che aspira alla neutralità assoluta ed esprime un'energia distruttiva inarrestabile; una combustione tra il cinismo rassegnato dei ragazzi, già persi nel razzismo e nella violenza, impermeabili alla cultura; e l'impotenza (incapacità) tenace dei professori, che nascondono la loro mancanza di motivazioni nell'adesione sofferta e rassicurante ai regolamenti.
Per due ore, accade quello che deve accadere e nessun può farci nulla.
Un po' poco per una palma d'oro. A meno che non vogliamo premiare un alibi.

Entre les murs di Laurent Cantet (2008)

4 commenti:

Solimano ha detto...

Massimo, mi hai incuriosito, e questo genere di film mi interessa molto: la scuola è importante nel bene e nel male. Però provvisoriamente non condivido la tua conclusione. Far vedere con chiarezza efficace quello che succede, in modo che venga percepito e capito nel suo succedere è fare la cosa importante. Spesso il finalizzare, il proporre, il moralizzare toglie anziché aggiungere.
Riguardati Ladri di biciclette: De Sica non fa discorsi, mostra.
Fra l'altro, può darsi benissimo che la situazione sia tale per cui soluzioni non ce ne sono.
Ti faccio un esempio che forse non condividerai: la situazione politica attuale, in particolare a sinistra. Io la trovo assolutamente disperante, perché quelli che dovrebbero cambiare non solo non vogliono cambiare, ma non capiscono in che cosa dovrebbero cambiare (cosa molto più grave). E allora si fa altro, in aree che comunque hanno una ricaduta (meglio sarebbe risalita) di tipo politico. E si denunziano ogni giorno nel concreto (non alla Grillo) le vergogne ma soprattutto le stupidate, che fanno ancora più danno. La rete è un'ottima opportunità, usiamola, noi che sappiamo usarla. Ma non facendoci prendere per il naso e spendendo invece bene il nostro tempo (come stiamo facendo anche qui).

saludos
Solimano

Roby ha detto...

Caro Massimo, mi piacerebbe andare a vedere questo film con mia figlia, per spiarne le reazioni. Ma temo si vergognerebbe a farsi beccare al cinema con la mamma...

Baciotti

Roby

Massimo Marnetto ha detto...

Solimano
Sul "denunciare" sono d'accordo con te. Ma una sistuazione così tetra non esiste neanche nelle scuole "di forntiera". Dove ci sono prof che alla fine qualcosa la smuovono.

Per me, La classe è un film fasullo proprio perché il suo preter-realismo non è reale.
Da universitario frequentavo le "borgate" per organizzare il dopo-scuola per gli adolescenti "posoliniani".

Ce n'erano parecchi che venivano solo per far gli splendidi con le ragazzine.
Ma poi qualcuno seguiva.
Anche se dovevamo farci un mazzo così per "attualizzare" i temi e far capire che tutto era "borgatizzabile" e quindi da capire.
Dicevo spesso, Ragazzi, volete morire qui o organizziamo "la grande fuga"? Ci servono 1000 vocaboli per scappare. Da qui. E dalla povertà.
Due ragazze si sono laureate.

Roby
Sì, il film è da vedere. E mi incuriosirebbe molto vedere come reagisce un giovane.

Anonimo ha detto...

Ho visto "la classe" anche se il titolo francese per me è più vero "entre le mur"... Io l'ho trovato interessante, perchè uno spaccato di realtà la mette a nudo: nella scuola in cui la realtà di fuori "entra" con i ragazzi, con le loro storie, le loro difficoltà, ma la scuola che non riesce a smuovere nulla dentro di sè, rimane "dentro" le mura, ha come paura di quello che le arriva da fuori. per questo nulla si smuove nei ragazzi. Il professore ci prova, ma senza varcare i confini della propria realtà. Nella scuola ci sono ormai le realtà più disparate e non c'è bisogno nè che siano stranieri, nè che siano ragazzi particolarmente difficili. Noi insegnanti rimaniamo invece abbarbicati al nostro modo di essere e non siamo preparati ad uscire dai nostri confini. C'è bisogno di un grande rinnovamento. Giulia