sabato 18 ottobre 2008

Costretti a delinquere

Solimano
La storia delle date di scadenza dei formaggi freschi è molto istruttiva sia riguardo il produttore, il cui motto era -magari lo è ancora- Galbani vuol dire fiducia, sia per le aziende definite riciclone (parola appropriatissima) specializzate proprio nella rinfrescatura non dei formaggi ma delle etichette con le date.
Va detto tutto: probabilmente la regolamentazione è burocratica, di per sé crea dei problemi e i dipendenti spesso non si rendevano conto di commettere un atto oggettivamente delinquenziale, oppure se ne rendevano conto ma non gliene fregava niente. Resta il fatto che nella mission di fatto dell'azienda c'era che i dipendenti commettessero un reato. Proviamo ad immaginare un dipendente che si fosse rifiutato: che gli sarebbe successo?
Fa parte dei nostri tratti distintivi un atteggiamento di piccole e furbe meschinità. Avete presente le uscite domenicali dei cittadini che compravano i salami direttamente dai contadini? Il venerdì il contadino andava allo spaccio della nota azienda produttrice e su quei salami metteva il suo valore aggiunto: togliere l'etichetta del produttore e dare alcune martellate col martello di legno, così il salame aveva l'aria più ruspante. Il prezzo, si sa, era più alto, ma vuoi mettere, come è buono il salame del contadino?

Il fiume è straripato, ma la mucca si è salvata
"Fratello dove sei?" di Joel ed Ethan Coen (2000)

8 commenti:

Giuliano ha detto...

Non ho mai lavorato in un'industria alimentare, ma mi hanno fatto molti racconti raccapriccianti, soprattutto sui dadi per brodo e sulle margarine.
Però so bene cosa succede alle produzioni di scarto: per mia fortuna, lavoravo in un'industria che produceva saponi e detersivi, tutta roba che poi andava rilavorata; però mi sono chiesto tante volte "mamma mia! se lavorano così anche nell'industria alimemtare..."
E' da allora che diffido di tutto quello che è formaggino, insaccato, omogeneizzato, eccetera. Però poi qualcosa bisogna pur mangiare...

Però Solimano solleva un discorso importante, che vale in tutti i campi. Lode ai dipendenti Galbani, dunque: purtroppo così facendo rischiano seriamente di perdere il lavoro.

Roby ha detto...

Tempo fa, quando mio marito per lavoro si trovò a frequentare una fabbrica di tonno in scatola, rimanemmo un bel pezzo senza neppure avvicinarci al reparto scatolette dell'Esselunga...

...poi abbiamo ricominciato, ma ci sono voluti anni.

Adesso faremo lo stesso con le sottilette?

E pensare che io sono cresciuta a Bel Paese, tonno e patate lesse: per queste ultime, almeno, potrò stare tranquilla?

Roby

mazapegul ha detto...

Le frodi alimentari sono le prime ad esser nate, in tempi in cui l'alimentare era il settore dominante dell'economia umana. A differenza del piccolo produttore, il grande produttore ha da temere, per l'appunto, controlli più frequenti, maggior risonanza sui giornali, maggiori perdite. Quando il sistema funziona. Per questo tendo a fidarmi più dei pesci grossi, che sono i più vulnerabili ai controlli (e una legge sulla class action li renderebbe ancor più vulnerabili!).
Ho parlato una volta con un'analista chimico che faceva le analisi per conto di diversi esercizi commerciali. I più esigenti, al punto di risultare clienti insopportabili, erano le Coop di consumo. La frutta della Coop è in genere abbastanza insipida (viene raccolta troppo acerba, come spesso succede), ma è la più controllata che ci sia in giro.

Solimano ha detto...

Ho seguito delle aziende clienti che operavano nel settore alimentari e ne ho imparate delle belle (anzi, delle brutte).
Vi consiglio di non comprare il formaggio già grattugiato nelle bustine. Ha visto con i miei occhi un sistema interessante per produrlo: un macchinozzo tipo grande grattugia e sotto ci mettevano le croste e gli scarti. Poi, una bella polverina imbiancante sopra e... oplà... il formaggio grattugiato è pronto per l'imbustatura. Anche sui funghi secchi imbustati ci sarebbe ca dire, ma sarei lungo.
Per anni, a Parma, l'argomento principe del pastaio storico contro il grande lattaio emergente (ai nomi ci arrivate da soli) fu la freschezza delle uova per i prodotti da forno.
In conclusione, quello che dice Màz è verissimo, salvo alcune eccezioni di aziende di nicchia.
Per la frutta, mi ritengo fortunato: il camion arriva ricolmo dal mercato generale e dagli orti briazoli: costa il 30% in meno del GS e della COOP e non è acerba!
E' un problema sentito in Francia, la catena Trois gros (o un nome del genere) aveva fatto in modo che l'ingresso ai ristorante fosse a vista cucine, lo raccontavano nei corsi sulla gestione dei servizi. E lode sia a McDonalds, che ha determinato la separatezza fra cucina e gabinetti, altra bella storia.

grazie e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Da ragazzina per arrotondare andavo a fare la cameriera nei fine settimana. Uan volta mi cadde un piatto all'ingiù, rimanendo stranamente integro ma col contenuto, spaghetti, finito sul pavimento. Il capo cuoco non perse un secondo, girò il piatto, me lo rimise in mano, prese gli spachetti, gli diede una scrollatina, mise sopra un po' di sugo e mi spedì in sala a servirli. Non avevo allora il cipiglio per ribellarmi e poi facevano tutti così. Potete immaginare con che animo ho appoggiato il piatto davanti al cliente. Per anni non sono andata a mangiare in un locale pubblico, capisco Roby perfettamente. Mi hanno raccontato cose terribili sulle industrie conserviere alimentari però come dice giustament Giuliano bisogna pur mangiare. Mi fa piacere sapere che le Coop, quando scrivono sul loro periodico, che fanno severi controlli, dicono la verità. A quanto pare è mercanzia rara al giorno d'oggi. Chissà perchè ma della Galbani non ho mai mangiato nulla.

Solimano ha detto...

Un'altra trovata notevole, credo oggi estinta (perché non c'è più convenienza), è quella dell'acqua minerale supergasata, che era molto apprezzata dai bar. Perché, quando la bottiglia era a metà... oplà!... un bel rimbocco con l'acqua del rubinetto e la bottiglia ridiventava piena di acqua gasata (anche se non più supergasata). Questa la imparai dal responsabile commerciale di una ditta di acque minerali, un marchio allora piuttosto noto.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

La battuta di Silvia sulla Galbani apre un altro discorso, che però si meriterebbe un post a parte: il discorso delle "grandi marche".
Quest'anno ho letto paginate di pubblicità e articoli più o meno interessati sull'importanza delle grandi marche, sul perché la gente compra sempre meno dalle grandi marche, eccetera: e si portavano motivazioni economiche, le grandi marche costano di più.
Che io mi ricordi, nessuno ha tirato fuori l'argomento più pesante: che una volta la Galbani era del signor Galbani, la Molteni era del signor Molteni, ma oggi? Va a finire che sono tutte sottomarche Nestlé, o Procter & Gamble, o chissà cos'altro: e quindi sarebbe meglio vedere scritto sull'etichetta Nestlé, Procter& Gamble, eccetera. Già così, è una piccola (piccolissima) truffa.
All'Iperdiscount dove vado spesso ho trovato una piccola marca ignota che fa sottaceti e giardiniere: oltre a costare di meno, mettono il vasetto di vetro, così uno si incuriosisce. Si vede che i cetriolini sono belli e sani, si comprano una volta, poi due, la qualià è ottima. Col tonno in scatola, però, è molto più difficile.

Giuliano ha detto...

Post Scriptum: Cara Silvia, purtroppo ho conosciuto anch'io gente che lavorava (e lavora) nelle cucine dei ristoranti, anche di quelli famosi e citatissimi come non plus ultra.
Confermo tutto, ma poi si sia: la colpa è sempre e solo dei cinesi...