giovedì 19 giugno 2008

SUONI

Poussin, Eco e Narciso (1628-30)

Ci pensavo andando al lavoro, stamattina: intorno a me, la solita folla di rumori, musiche, voci umane, versi di animali… Durante un viaggio di media lunghezza in autobus, seguito da un percorso a piedi di circa 10 minuti, di suoni “ce n’è da dare e da serbare”, come si dice noi a Firenze. Allora (per passare il tempo mentre il bus procedeva lentamente, nel traffico mattutino) ho cominciato a fare una classifica personale interna dei suoni che mi piacciono di più: e quel che è venuto fuori –giuro- ha stupito anche me! Dunque, facendo colazione ascolto sempre con piacere il canto del MERLO, quello che abita sull’abete davanti alla finestra della mia cucina e che spesso riesco anche a vedere, appollaiato su un ramo a pochi centimetri dal davanzale. Non mi dispiace il suono della CHIAVE che gira, quando chiudo la porta di corsa, essendo cronicamente in ritardo: anzi, mi dà sicurezza l’idea che la serratura blindata custodirà i miei “tesori” fino al mio ritorno! Trovo celestiale il sibilo, in genere piuttosto sgradevole, delle PORTIERE dell’autobus che si aprono: succede quando (finalmente!) vomita fuori il solito esercito di liceali vocianti, due fermate prima della mia, così che posso godermi un pezzetto di viaggio tutto per me, tra due ali di palazzi fiorentini che sembrano aprirsi al mio passaggio, come per omaggiarmi. Al bar è un solletico per i miei timpani il tintinnio fra il CUCCHIAINO, il piattino e la tazzina di caffè, che contribuisce a risvegliare definitivamente le mie sonnolente cellule grigie. E poco più tardi, all’angolo della strada, il tono di VOCE del ragazzo che distribuisce il quotidiano gratis, col suo saluto adulatorio (“Signora bella, buongiorno!”) è quel che ci vuole per tirare un po’ su un “rudere” come me. Ma la “musica” più bella, quella che risuona più gradita alle mie orecchie, quella che mi fa sognare di più, sollevando il mio spirito e portandomi a volare lontano con la fantasia… quella musica, dico, è il suono caratteristico delle piccole RUOTE delle centinaia di trolley multicolori che i turisti in visita a Firenze si trascinano dietro ad ogni ora del giorno sui cubetti di porfido, sulla pietra serena, sull’asfalto, sul legno delle passerelle provvisorie nelle numerose strade oggetto di lavori in corso. Quel suono mi parla di viaggi, di evasione, di posti nuovi da vedere, di bagagli da fare e disfare allegramente, di treni, di taxi, di aerei, di navi, di metropolitane. Di movimento. Di curiosità soddisfatte e di altre –sempre nuove- da accontentare. In un’unica -forse un tantino retorica- parola: di vita. E credo sia proprio per questo che, in questo periodo della mia esistenza, lo trovo così insostituibilmente adorabile!

Nessun commento: