mercoledì 11 giugno 2008

54. La potatura della quercia

I giardinieri vengono una volta al mese, ma il lavoro grosso c’è tre volte all’anno: verso fine inverno la potatura delle piante, a primavera una sistemata ai prati, in autunno inoltrato via tutte le foglie cadute. Le altre volte, è solo manutenzione. Oggi sono venuti per la potatura ed il rumore della sega elettrica mi ha svegliato, sono andato subito in terrazza e già molti rami della quercia erano stati tagliati, anche rami robusti, non solo i rami piccoli cresciuti in un anno.
Nella terrazza, che è proprio di fronte alla quercia - sarà distante sei metri, non più - arrivava l’odore della segatura prodotta dal taglio dei rami grossi, quelli piccoli non producono segatura. E’ un odore che mi piace e che conosco bene, ho avuto per anni a che fare con aziende che lavoravano il legno vero e quello falso - fatto di colla e trucioli - usato per cucine componibili e anche per mobili a buon mercato, molto diffusi prima dell’arrivo della IKEA.
La nostra quercia ce l’abbiamo davanti agli occhi da vent’anni, adesso in cima è più alta della casa, quando siamo venuti quasi non faceva ombra. E’ bella fino a maggio, poi arrivano gli afidi, che sono un problema irrisolto. Le grandi foglie si ungono di un liquido brutto, ma il peggio è che lo sporco - gli escrementi degli afidi - invade le terrazze, danneggia i fiori, specie i gerani, unge le ringhiere e le piastrelle, persino i braccioli delle poltrone da giardino. Ed ha un odore piuttosto nauseante. Quest’anno ci provano con una azione preventiva, inserendo dei liquidi nel tronco dell’albero.
Vedremo, non ho molta fiducia.
Però la quercia, brutta d’estate, è bellissima d’autunno, con le foglie fra il rosso, il marrone e il giallo. Poi le foglie e le ghiande cominciano a cadere e sono due settimane in cui mi allontano di rado dalla terrazza, temo solo il vento forte, che è capace di togliermi in un’ora una settimana di spettacolo. Il vento scuote anche i rami e fa cadere foglie e ghiande. Se va bene, a vento fermo, c’è il momento in cui il picciolo della foglia non regge più, la foglia si stacca e scende piano, veleggia, e succede che subito dopo si stacchi una ghianda che sorpassa la foglia nel tragitto, la ghianda viene giù dritta come un fuso. Non c’è minuto in cui non ne scenda qualcuna, foglia o ghianda che sia.
Il freddo posso reggerlo, basta coprirmi un po’ e nella terrazza mi siedo per ore. Leggo un libro, non sto lì a cronometrare le foglie e le ghiande, ma ad ogni pagina girata mi piace guardare la quercia, e la lettura viene aiutata. Niente di romantico nei nostri giardinieri, tre giovani con un camioncino che fanno le cose alla svelta. Con la quercia quest’anno l’hanno messa giù dura, come se avessero bisogno di far legna, adesso che se ne sono andati la quercia mi sembra un bambinone di quelli che li rapavano per via dei pidocchi, o un giovane di leva incappato in un barbiere militare. Più che giardinieri li chiamerei operatori botanici, seguendo un vezzo odierno. Aveva ragione lo spiritosone del secondo piano, quando disse che il nostro è "Il giardino dei Finti Contini". La battuta è buona, ma sono sette anni che la ripete, mi sono un po’ stufato.

FINE

La quercia di Théodore Rousseau (1852) è al Musée d'Orsay, Parigi

1 commento:

Solimano ha detto...

Post Scriptum

Le Novellette degli Odori le ho scritte fra il 26 ottobre 2006 e il 20 marzo 2007. Sono riportate in ordine di scrittura, non in ordine cronologico perché è a volte difficile stabilire una precisa cronologia, ma soprattutto per due altri motivi. Prima di tutto è ammissibile che nei circa cinque mesi di scrittura sia cambiato il mio modo di raccontarle, poi si basano su ricordi e sono convinto che non c’è molta differenza fra il ricordo di vent’anni fa e il ricordo di questa mattina, in entrambi i casi occorre che il ricordo non si trasformi in metaricordo, perdendo quindi la sua vitalità nel qui e ora.
Questo non significa affatto che le Novellette le ho intese come una prova-finestra di verità, perché è inevitabile che fra tanti ricordi - parlo a livello di singola Novelletta - ho scelto un itinerario basato su inclusioni ed esclusioni, quindi una coerenza che la realtà effettuale può non avere avuto. Si tratta di verità parziali, ma non di menzogne, tranne quelle inevitabili che ci si racconta senza accorgersene.
All’inizio pensavo di scriverne sei o sette, poi mi si presentarono alla mente altre possibili Novellette - ne ho avuto sempre una specie di magazzino mentale di cinque o sei - ed è capitato non di rado che l’ultima arrivata alla mente fosse la prima ad uscire. Mi sono posto prima l’obiettivo di arrivare a ventiquattro, poi a trentatre, poi a cinquanta, infine ho deciso di scriverne finché ne avessi dentro... che poi non è stato esattamente così perché proprio negli ultimi giorni se ne sono presentate altre che ho deciso però di escludere, specie perché mi andava di chiudere con "La potatura della quercia".

Grazie per l’affettuosa attenzione.
Primo