Oggi sono finalmente riuscito ad ottenere con lo scanner una immagine decorosa del pettine-gioiello di Teodolinda, conservato nel Museo del Duomo di Monza e di cui ho tranquillamente ignorato l'esistenza fino a pochi anni fa. Quando l'ho visto per la prima volta, mi sembrava di conoscerlo già, e vi dico il perché.
Nel Parco di Monza, c'è il cosiddetto pratone, uno spazio vasto privo di alberi, salvo una quercia secolare proprio in mezzo. Giravo in bicicletta, completa di portapacchi che mi serviva per i libri e la cartella da disegno. Se sotto la quercia c'era una coppietta, giravo al largo, ma se non c'era nessuno mi ci fermavo volentieri. Mi davano fastidio tutti i residui, soprattutto le lattine, e decisi che era ora di finirla, con questa storia. Presi un paio di guanti da lavoro e in dieci minuti sistemai tutta la zona vicina alla quercia. Seguivo un itinerario a spirale a partire dal tronco. Lo feci diverse altre volte, e chi passava mi guardava incuriosito, capiva e non diceva né ah né bah. Niente sfottò.
Non avete una idea di quanta roba trovavo, in quei dieci minuti. Le lattine erano il meno, c'era di tutto: soldi (non sufficienti ad un investimento in BOT), pacchetti di sigarette vuoti e pieni, accendini quasi tutti funzionanti, chiavi, e mi si poneva un problema, perché è brutto perdere le chiavi -e le lasciavo lì- boccettine di collirio ma soprattutto rossetti, simpaticissimi -stavo rischiando il feticismo. Una volta trovai anche un libro giallo tascabile, e le matite ma soprattutto le biro erano all'ordine del giorno. Qualche carta da gioco (il mazzo intero purtroppo no, carte spaiate). Poi occhialetti da sole, una volta anche da vista da uomo -poveretto!- e pettini, ecco pettini da donna, almeno tre volte, e si somigliavano tutti.
Una notte di tregenda la quercia fu sradicata, un dispiacere grande, da qualche parte ne ho ancora i disegni, e la storia finì lì. Hanno provato a mettere una quercia novella di quasi dieci anni, ma hai voglia con le querce, fra dieci anni comincerà a fare ombra alle galline. Il pettine di Teodolinda lo vidi solo dopo, ed era molto simile ai pettini delle distratte ragazze monzesi di oltre 1400 anni dopo.
Forse è una moda trasmessa di madre in figlia dai tempi di Teodolinda, che non era quella santarellina di cui si racconta qui a Monza: Teodolinda il bene, Virginia de Leyva (la Monaca di Monza) il male. Per un Bel Momento, ho fatto una ricerca su Teodolinda e le righe cronologiche fanno capire come fossero quei tempi:
588: non ci si mette d'accordo per il matrimonio di Autari con la sorella di Childeperto re dei Franchi, e subentra il fidanzamento di Autari con Teodolinda, figlia di Garibaldo, duca di Baviera.
589: i Franchi guerreggiano con i Bavari, che vengono sconfitti, Teodolinda ed il fratello Gundoaldo si rifugiano da Autari, che sposa Teodolinda il 15 maggio nei campi di Sardi vicino a Verona.
590: il 5 settembre muore avvelenato (da chi?) Autari, poco dopo Teodolinda sposa Agilulfo che a novembre si proclama re dei Longobardi.
591: a maggio Agilulfo viene accettato come re da tutti i duchi Longobardi.
Eppure, Teodolinda trovava il tempo per pettinarsi i capelli, sicuramente biondi, vista l'origine bavara, col pettine di cui ho inserito a destra l'immagine. E bionda è negli affreschi quattrocenteschi del Duomo di Monza: nell'immagine qui sotto ci sono i festeggiamenti per il suo matrimonio con Autari, e nulla sembrerebbe più lontano di questo mondo di figurette eleganti e di dorature a profusione dai tempi crudi dei Longobardi. Ma forse non è così: una sposa è sempre stata una sposa, anche ai tempi di Teodolinda.
Affresco ca.1444 Duomo di Monza
4 commenti:
Quel pettine è davvero una meraviglia, e chi l'ha costruito è un artista. Nell'immagine si vedono benissimo i dettagli, la cura con cui tutti i pezzettini sono stati messi al loro posto.
Merita una sosta in meditazione.
Voglio credere all'ultima frase, una sposa è sempre una sposa, e merita un pettine bellissimo.
Post inebriante e magnifica foto, tanto che mi dispiace di essermi da poco tagliata i capelli à la garçonne: come pettine mi sono sufficienti le dita!
Baciottoni
Roby
A Monza c'è un vicolo che si chiama via Leyva (quindi dedicato alla famiglia, non a Virginia-Gertrude), mentre Teodolinda c'è dappertutto, dalla pizzeria al cinema più noto.
Nelle riunioni politiche di sinistra, a un certo punto c'è sempre qualcuno che dice: "La nostra città, che è di destra dai tempi di Teodolinda etc etc", ma forse, nella situazione attuale, Teodolinda si iscriverebbe al PD, se c'è la Binetti ci può stare anche lei.
grazie e saludos
Solimano
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