mercoledì 12 maggio 2010

Utrecht

Dico sempre a tutti che è inutile portarmi a spasso, tanto, dopo due giorni che son tornato, mi sono scordato di tutto; la stessa cosa mi capita con i libri, i film, gli spettacoli teatrali: potrei rileggere o rivedere la stessa cosa tutte le sere senza quasi accorgermene.
E sono sicuro che non si tratti di rimbambimento senile, perché mi capitava anche a vent'anni: ricordo ancora con imbarazzo la figura terribile all'esame di Italiano – sì, esisteva anche un complementare di lingua italiana tra i 38 esami del corso di architettura – quando il professore per fermarmi mentre elucubravo sui profondi significati del Gattopardo mi chiese a bruciapelo come si chiamava il cane del principe di Salina.
Bendicò, si chiamava, e da allora non me lo sono più potuto scordare.







Tanti anni dopo, ma sempre molti anni fa... eravamo in Olanda, per una vacanza con i nostri cognati e siamo capitati a Utrecht, deliziosa città della quale ho scordato tutto.
Tutto tranne il Museum Van Speelklok tot Pierement.
Ecco cosa ne scrive wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Museum_Van_Speelklok_tot_Pierement


Consiglio di rinunciare al faidate e di aspettare una guida, perché così si vedono i meccanismi in funzione: si passa da orologini e carillon a strumenti sempre più complicati, orologi con funzioni e suonerie sempre più bizzarre, ma il bello viene dopo, per esempio una pianola, poi una macchina per suonare il violino, poi due violini e un pianoforte, fino ad arrivare a vere e proprie orchestrine, di dimensioni crescenti, e infine a gigantesche orchestre meccaniche, che quando le mettono in funzione sembra che ci sia il terremoto, si sentono mantici che si avviano con un respiro sempre più affannoso e alla fine eplodono in accordi fragorosissimi, terribili e meravigliosi.
E' così, presumo, che ballavano i nostri bisnonni e trisnonni.
Poi, d'improvviso, deve esser successo il cataclisma che ha precipitato una industria tecnologicamente avanzatissima negli abissi dell'obsolescenza: il signor Edison o chi per lui devono aver messo mano al fonografo, o grammofono che fosse....

una prece



1 commento:

Roby ha detto...

... e pensa, Alberto, che ormai anche il grammofono occupa nei musei il posto degli strumenti paleolitici!!! Se consideri che la mi'figliola non ha mai visto un giradischi "dal vivo" e che giudica le musicassette "una roba di quando ero piccola"...

Il suo ultimo mp3 e il suo ultimo cellulare sono due piccole tavolette color nero lucido, praticamente identiche, che io regolarmente confondo.

Che meraviglia doveva essere l'orchestra meccanica di Utrecht!!!

La terrò presente, per i miei prossimi viaggi.

Baciotti

Roby