venerdì 2 aprile 2010

Due parole su Primo

mazapegul



Primo è stata, tra le figure importanti della mia vita, una di quelle che stavano sotto il segno paterno. C'è mio padre, certamente, la maestra Mirella e il mio relatore Leo, di cui ho parlato su questo blog. Poi c'è stato Primo.
Ci sono state altre persone importantissime, beninteso. Forse anche più incisive, per via delle circostanze, o dell'età. Ma non si trattava di figure paterne.
Come nel caso del mio relatore, io e Primo ci siamo frequentati poco, non abbiamo fatto grandi chiacchere insieme, ci siamo visti infrequentemente.
Come con tutte le mie figure paterne, ho avuto con Primo un rapporto a tratti nevrotico e inconsapevolmente competitivo. Mi sono a lungo assentato, non ho fatto quello che avevo promesso di fare, ho cercato il pelo nell'uovo per essere sicuro di conservare una mia autonomia. Soprattutto, ho passato lunghi intervalli di tempo in silenzio, come il figlio che lascia la casa paterna per un proprio giro d'affari; per mostrare al genitore, al ritorno, che pure lui è in grado di fare della strada da solo.
Sono sempre rientrato, dopo un pò; sempre cercando di portare dai miei viaggi qualcosa di nuovo. Questa volta si sarebbe trattato di una serie simil-cinematografica sulla predella di Paolo Uccello a Urbino, per abbracci&popcorn. Stavolta era Primo a non esserci, per la prima volta. Il suo blog di cinema s'è interrotto il 4 marzo. In cima alla pagina c'è l'immagine che ben conosco di Jaqueline Bisset nella Donna della Domenica.
Negli ultimi mesi ho anche animato un'associazione culturale nel mio paese. L'idea m'era venuta meditando sulla variegata attività organizzativa di Primo. Nel mettere in piedi l'associazione, avvevo tenuto conto di tutte le esperienze che Primo aveva fatto e di cui mi aveva parlato; dei fallimenti (alcuni dei quali vissuti insieme); delle sue profondissime teorie al riguardo, antropologiche e politiche, manageriali e psicologiche. Fuggire la chiacchera a vuoto, la concretezza soprattutto, non perdere troppo tempo con gli statuti, perderne invece per fissare gli obiettivi, responsabilizzare e rendere autonomi gli associati... (A cui ho aggiunto di mio pugno: blindare subito un gruppo dirigente, che nel nostro caso è composto da otto donne e un uomo, il vicepresidente; che non sono io).
L'associazione è partita e proprio qualche giorno fa abbiamo tenuto la sera inaugurale. Non posso raccontarlo con orgoglio a Primo, a cui avevo già scritto dell'impresa a cui ci s'accingeva nel mio paesello.



Come tutte le figure di riferimento "paterno", non posso dire che Primo m'abbia insegnato tante cose, né che ci abbia provato. Le poche cose da imparare passavano attraverso la discussione, o l'esempio concreto, o un cenno. Più importante ancora è stata la spinta a scoprire interessi che già avevo, ma che giacevano latenti e non sviluppati, o dimenticati. L'arte, soprattutto; ma anche la poesia. E l'importanza di come si sta insieme, e la politica.
Mano a mano che frequentavo Primo (purtroppo poco di persona, molto più attraverso gli email e i blog), il mio sguardo verso la pittura e la scultura diventava più vista, e meno sguardo. Devo a lui, a un libro di Riccomini e alla disponibilità di ampie riserve di accessibile arte nella mia Bologna, questa nuova apertura sul mondo, che lo ha reso così più interessante.



Ci si doveva incontrare a Bologna per la mostra dell'Aspertini, poi si rimandò a un incontro con noi blogghieri (ma lui non ci credeva troppo), e poi alla prima occasione, che non si presenterà.

6 commenti:

Roby ha detto...

Caro Maz, in realtà -come dicevi di Primo- anche io e te ci siamo frequentati pochissimo di persona, più che altro per e-mail o blog. Eppure da un post come questo mi sembra di capire di te più di quanto avrei potuto chiacchierando per mezza giornata. Non so se tu l'abbia scritto di getto, o impiegandoci ore intere, ma secondo me sei riuscito a spiegare tante cose di te, della tua amicizia con Primo, del web e della vita là fuori.

Grazie di aver condiviso tutto questo con noi.

Roby

ottavio ha detto...

"Come tutte le figure di riferimento "paterno", non posso dire che Primo m'abbia insegnato tante cose, né che ci abbia provato. Le poche cose da imparare passavano attraverso la discussione, o l'esempio concreto, o un cenno. Più importante ancora è stata la spinta a scoprire interessi che già avevo, ma che giacevano latenti e non sviluppati, o dimenticati. L'arte, soprattutto; ma anche la poesia..."

Ecco, leggendo queste frasi ho ritrovato alcune linee essenziali del mio rapporto con Primo e la sua capacità di stimolare gli altri ad esprimere sé stessi, nelle opinioni e nelle esperienze, senza remore o timidezze.

Grazie Maz
Ottavio

mazapegul ha detto...

Roby: credo che io e te ci si conosca un pò, pur essendoci visti solo due-tre volte, e brevemente. E spero che si riveda ancora, oltreché leggerci.
Il post l'ho scritto di getto. Volevo parlare di Primo e ho finito col parlare di me. (Avrei voluto dire di come Primo offrisse un'immagine solida e -direi- convessa, anche nel raccontare delle sue crisi. Di come, però, trasparissero delle sottilissime crepe, delle piccole debolezze che non gli piaceva esibire, ma che non voleva neppure troppo celare. Come una figura naturalmente paterna).

Un baciotto,
Maz

Ottavio: ho quasi nulla da aggiungere. Ricordo solo quanto Primo avesse una singolarissima mistura di intelligenza vivissima, umanità a tutto tondo, curiosità onnivora... (E un caratteraccio sinceramente burbero, a volte, che lo rendeva ancora più amabile).

Maz

Silvia ha detto...

Ho letto e riletto questo tuo post Maz.

L'ho riletto più volte, colpita dal profondo affetto che traspare da ogni parola.
Era evidente a tutti il vostro legame, che qui in rete a volte si faticano a definire. E poi forse non è così importante farlo. Tuttavia questa tua testimonianza è così profonda e vera, così intima da renderla molto preziosa e per molti aspetti condivisibile.

Anche io ho vissuto Primo come figura paterna. Come un padre si avvicinò a me in un brutto momento della mia vita. Come un padre poi mi seguì, mi spronò e incitò ad andare avanti e costruire qualcosa.

Le tue parole pacate e così incisive, marcano ancor di più il solco della sua assenza.

Di cui, sappiamo, dovremo farcene una ragione tutti, prima o poi.

Ciao Maz

Emilia ha detto...

Caro Maz, sono sempre di più senza parole. Sai non riesco più a dire nulla, tutto è dentro di me in silenzio.
Bello comunque ciò che ti univa a lui.
Un abbraccio forte
Giulia

zena ha detto...

Leggo e mi commuovo, Maz.
z.