martedì 2 marzo 2010

Elogio dell'endecasillabo


Gauss

Eugène Delacroix - La Barca di Dante


A buon intenditor, poche parole.
Chi semina vento, miete tempesta.
Non dire gatto, se non l’hai nel sacco.
Chi non beve con me, peste lo colga.

Una ragione ci deve essere se molti detti popolari si riducono ad un endecasillabo, senza per questo dimenticare che ce n’è di belli anche nell’ottonario delle filastrocche, quello di:

Tanto va la gatta al lardo
Che ci mette lo zampino.

Senza atteggiarmi al linguista che non sono, mi sembra evidente che è la sua struttura sintetica ed essenziale ad imporre l’endecasillabo come modalità espressiva ottimale. L’articolazione in undici sillabe (o dieci, o dodici o perfino tredici, purché l’accento cada sulla decima) sembra rispondere al principio di necessità e sufficienza (tutto l’occorrente, solo il bastante), e la cesura nei due emistichi introdurre un'utile e naturale sospensione fra la premessa e la conseguenza, fra la postulazione del problema e la sua soluzione. A reggere il gioco, e a renderlo appassionante, provvede la metrica, il ritmo cadenzato, trascinante, suadente, vigoroso e armonico insieme, il tam-tam semplice e irresistibile che invita alla declamazione e facilita l’archiviazione mnemonica.


Sandro Botticelli - Le malebolge

Probabilmente l’endecasillabo ci risulta così amichevole e conveniente per l’ovvio, determinante motivo che gli siamo connaturali, nati per lui, siamo una specie di mammiferi loquaci a limitata tenuta fonetica, il suono delle parole lo emettiamo espettorando aria, e dopo la dodicesima, tredicesima sillaba tocca tirare il fiato, o si va a capo o si va in ipossia.
Ma conta anche il retaggio culturale. L’endecasillabo è giustamente ritenuto (soprattutto per l’affinità di scansione metrica) l’erede dell’esametro greco e romano, tanto da essere definito l’esametro italiano. Non si pensi che questo antico imprinting verbale si sia perso nel tempo. In un suo vecchio articolo, Eugenio Scalfari (figlio di un calabrese di Vibo Valentia) adduceva a prova dell’antica matrice culturale della sua gente la parlata dialettale dei contadini e dei pastori dell’entroterra che è tuttora impacchettata in esametri, e ne lamentava il rischio di imbarbarimento per colpa della TV. E proprio ieri, invitato a una conferenza su Virgilio, ho potuto ascoltare da un oratore latinista il tributo che Dante rivolge a Virgilio, quando lo incontra sulla soglia dell’Inferno:

Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore;
tu se' solo colui da cu' io tolsi
lo bello stilo che m'ha fatto onore.
.

Gli endecasillabi della Commedia figli degli esametri dell’Eneide, e figliastri di quelli dell’Iliade e dell’Odissea (a Dante il greco era ignoto).

Gustave Dorè - Caronte

Chiudo con una storiella personale. Anch’io, come quasi tutti, ho provato a verseggiare, ovviamente in endecasillabi. Per un mio compleanno, uno di quelli più importanti degli altri perchè marcava una decade, mi ero preparato un discorsetto conviviale, da rivolgere a parenti ed amici al taglio della torta, e lo volli impreziosire con un breve componimento in versi, un sonetto ad argomento autobiografico. Un lavoro ben curato, laborioso in qualche passaggio, perch'a risponder la materia è sorda (se lo dice Dante!), e talvolta il concetto non ne vuol proprio sapere di accomodarsi dentro la gabbia delle undici sillabe, delle quartine e delle terzine, della metrica e della rima. A calice levato, l’ho declamato con qualche trepidazione, subito dissolta nel generoso applauso dei commensali. L’approvazione di mio fratello maggiore è arrivata con un abbraccio e con queste parole del nostro dialetto familiare, che non occorre tradurre:

Bravu fradèl, te se stàa propri bravu,
t’é me minga fa fa’ bruta figura
.

A lui sì che gli endecasillabi venivano di getto, senza il minimo sforzo!

Gauss

4 commenti:

Solimano ha detto...

Gauss, siamo entrati nelle lingue, nei diletti e nei versi e non riusciamo ad uscirne. Ho due Zuleykhe in bacheca e le farò aspettare. Tanto più che mi sono venute altre idee sulle Zuleikhe, per il momento sono acerbe, attenderò che diventino mature.

Ho qualche dubbio sull'endecasillabo
chi semina vento raccoglie tempesta
a naso c'è qualche accento che scanchigna, perché - come l'esametro - l'endecasillabo non è affare solo di sillabe, ma anche di accenti.
Mentre il verso
chi non beve con me peste lo colga
è diventato un detto proverbiale, ma è nato come verso nel 1908, con "La cena delle beffe" di Sem Benelli. Questo dramma in versi fu portato nel cinema nel l949 da Alessandro Blasetti e nel film comparve il seno nudo di Clara Calamai, suscitando le ire funeste di un'altra attrice, Doris Duranti, che invece di fare del moralismo si mise in caccia di un regista che facesse un film in cui anche lei potesse mostrare il seno. E così Paola Borboni.

Questa voglia di mostrarsi delle attrici e delle donne in genere è più diffusa di quello che si crede. Perché comparivano tutte nude su Playmen? Do you remember... Per i soldi? Apparentemente, ma era per fare una gara di esibizionismo del tutto comprensibile.

Il pregio grande dell'endecasillabo è nella sua versalità (proprio come l'esametro) legata al fatto che gli accenti si spostano però in modo coordinato fra loro. Basta il confronto con i decasillabi del Manzoni, che anche nelle migliori poesie l'è sempre la stessa menata ripetitiva verso per verso.

Delle tre decine di poesie che ho scritto, ne salvo una e mezzo, le altre sono da poeta finto e ci gioco su. Nella mezza poesia che salvo, inciampai in un verso che mi intrappolò. Il verso era
stanca dignità di valige ordinate
volevo trasformarlo in endecasillabo (perché il concetto mi piaceva) e non ci sono mai riuscito: a volte è meglio lasciar perdere, perché anche se l'aggiusti, può succedere che t'accorgi che era meglio prima.

grazie Gauss e saluti
Solimano
P.S. Però alla prossima conferenza su Virgilio mi avverti, così ci andiamo insieme.

Gauss ha detto...

Solimano, fai più che bene a storcere il naso a proposito di chi semina vento raccoglie tempesta. Non essendo un endecasillabo, la metrica non gliel'aggiusti nemmeno con la fiamma ossidrica. Non per nulla i puristi, quorum ego, lo citano nella versione chi semina vento miete tempesta.

Noto che l'esclamazione chi non beve con me peste lo colga ti evoca il seno nudo di Clara Calamai, mica la voce tonante di chi l'ha pronunciata, quel bel cattivo attore che fu Amedeo Nazzari.

Di Playmen ho qualche vago e nostalgico ricordo. Perchè, prima o poi, ci cascavano tutte? Per soldi, certo, anche per emulazione e sfida, ma soprattutto, io credo, per cogliere l'attimo. Cedevano allo svelamento integrale della loro beltà quando cominciavano a presentire che, se continuavano a ritrarsi, il passar del tempo glielo avrebbe poi precluso per sempre. Oggi, con la chirurgia plastica....

Grazie,Solimano, è dura con quel tuo verso, dignità non ha sinonimi decenti.

Gauss

Se gli Amici dei Musei mi inviteranno ancora, come penso, non mancherò di chiamarti.

Solimano ha detto...

Che figura che ho fatto Gauss! Sono andato a memoria: tu avevi scritto miete ed io ho scritto raccoglie, come è d'uso:
chi semina vento raccoglie tempesta
e non è un problema di scanchignamento di accenti, c'è proprio una ingiustificabile sillaba in più.

Io sono cresciuto a pane ed endecasillabi. Colpa di Vincenzo Monti (traduzione dell'Iliade) e di Ugo Foscolo (Carme dei Sepolcri), letti a voce altissima.
Infatti, nella quasi totalità di poesie finte (sì, finte!) che ho scritto, ce n'è una fintissima a cui sono affezionato:

Scendevo solitario per le strade
All'ombra dei palazzi inanimati
Un cuore solo sulla terra, il mio
Scandiva in petto l'ultimo dolore
.

Poesia finta ma endecasillabi rapinosi: a quattordici anni, dai e dai, a forza di leggere ad alta voce due Mastri come Monti e Foscolo qualcosa rimane, e sono contento che ci sia.

Gli endecasillabi e i settenari fanno bene alla salute, gli ottonari all'allegria, i decasillabi sono dei tamburi e vanno presi a piccole dosi sotto il controllo del medico.

grazie Gauss e saluti
Solimano

Silvia ha detto...

Io dico sempre:
Tanto va la gatta al lardo,
che ne mangia poi tre etti.
Sai com'è Gauss, a me piace ogni tanto premiare chi osa:)

Post piacevolissimo, commenti compresi.
Mi rendo conto che sono un'amante degli endecasillabi, per la loro musicalità e quindi che rimangano più impressi nella memoria. Per una smemorata come me è uno degli aspetti principali.

Buona giornata.