martedì 5 gennaio 2010

Il segno del destino

annalisa6604

Giusto ieri, 4 gennaio, ricorreva il cinquantenario (1960) della morte di Albert Camus.
Muore in un incidente stradale dopo aver detto, qualche tempo prima, che "morire in un incidente stradale è la cosa più sciocca che possa capitare". Nelle sue tasche gli viene trovato un biglietto ferroviario. Quel giorno doveva viaggiare con il treno ma decide di incamminarsi con l’auto lungo la strada di Villeblevin......

Albert Camus - acrilico su masonite di Manfredi

Questo ricordo mi fa per un attimo riflettere su quanto io creda nel destino, perchè in generale sono convinta che siamo noi gli artefici della nostra storia e che l'effetto dei fatti esterni sulla nostra vita dipenda, in larga parte, da come reagiamo, tranne forse essenzialmente che per due cose: gli incidenti e le malattie.
Certo i comportamenti a rischio sono da evitare ma per quanto uno possa essere prudente può sempre essere vittima di un pazzo che attraversa con il rosso o che compie un sorpasso azzardato o che, come Camus, decide all'ultimo momento di prendere l'auto invece del treno o che, proprio magari al contrario, decida di prendere il treno che poi deraglia e ne rimane vittima.

Ma non è di destino in effetti che volevo parlare, ne addentrarmi in sottili "distinguo" tra destino, caso, fato o Karma di cui si potrebbe disquisire per ore anzi forse per giorni interi....ma solo inserire alcune frasi celebri, che proprio ieri, in una mail, un mio compagno di università (siamo ancora legati da una grande e forse ancora un po' goliardica amicizia dagli anni 70) mi ha inviato in una sorta di raccolta, di Camus che, per noi allora studentelli, era proprio un "mito".

"Creare è dare una forma al proprio destino"

"Sii realista, chiedi l'impossibile"

"La grandezza dell'uomo è nella decisione di essere più forte della sua condizione"

"Non voglio essere un genio: ho già problemi a sufficienza cercando di essere solo un uomo"

"Ahimè, dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia"

"Il fascino è l'arte di farsi dir di sì senza aver posto alcuna domanda esplicita"

"Una sola cosa è più tragica del dolore: la vita di un uomo felice"

"L'assurdo è la lucida ragione che constata i suoi limiti"

"Nel mondo assurdo, il valore di una nozione o di una vita viene misurato in base alla sua infecondità"

"La lotta fine a se stessa basta a riempire il cuore dell'uomo"

"Per essere felici non ci si deve occupare troppo del prossimo"

"La certezza di un Dio che conferisca un significato alla vita supera di molto, in attrattiva, il potere di fare il male impunemente"

"La politica e il fato dell'umanità vengono forgiati da uomini privi di ideali e grandezza. Gli uomini che hanno dentro di sé la grandezza non entrano in politica"

"L'abisso che c'è fra la certezza che io ho della mia esistenza e il contenuto che tento di dare a questa sicurezza, non sarà mai colmato"

"Non v'è amore per la vita senza disperazione di vivere"

"La virtù non può separarsi dalla realtà senza diventare un principio di male"

"Gli errori sono allegri, la verità è infernale"

"Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice"

8 commenti:

Solimano ha detto...

Annalisa, nella raccolta che ha fatto il tuo amico si cela il pericolo del citazionismo (che tutti abbiamo praticato, specie in quegli anni). Ce ne sono però alcune che trovo folgoranti, come se fossero state dette oggi per la prima volta.
Ognuno di noi potrebbe desiderare (forse sognare, più che desiderare) di indossarle su se stesso. Ecco una mia scelta:

"Creare è dare una forma al proprio destino"

"Ahimè, dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia"

"Una sola cosa è più tragica del dolore: la vita di un uomo felice"

"L'assurdo è la lucida ragione che constata i suoi limiti"

"La lotta fine a se stessa basta a riempire il cuore dell'uomo"

"La virtù non può separarsi dalla realtà senza diventare un principio di male"

"Gli errori sono allegri, la verità è infernale"

"Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice"


Trovo una grande coerenza di vita, di mente, di scrittura, in Albert Camus, che ho sempre preferito a Sartre, di cui dicevano che era invidioso dei successi amorosi di Camus, ottenuti senza per niente darsi da fare. E dell'intelligentissimo Sartre cominciarono a dire che elaborasse una sua tecnica con le donne: stordirle con le parole (Camus non ne aveva bisogno).
A parte il pettegolezzo, trovo che Camus sia ben diverso da tanti utopisti odierni, così assolutisti sulla pelle altrui, così in fondo pantofolai, così accademici come ambizione, così appartati, ma alla ricerca di un bell'appartamento in cui stare al calduccio. Dei sottociò che fanno i sopracciò.
Utopisti che non hanno preso la macchina, ma il treno, fermo in un binario morto.
Tornerò a leggere Camus: "La peste", "L'homme révolté".

grazie Annalisa e saluti
Solimano

annalisa6604 ha detto...

veloce veloce ti rispondo, perché sono presissima......mi trovi perfettamente in accordo con te nella scelta delle citazioni, che sono davvero da brivido lungo la schiena. Io ne aggiungerei un'altra "Sii realista, chiedi l'impossibile", a cui adesso darei anche altri significati ma che all'epoca ci sembrava perfetta per definire l’ avventura disperata del Che in Bolivia, con i suoi aspetti romantici e passionali, i suoi lati giacobini e radicali. Avventura che era stata uno dei catalizzatori forse più forti per la "nostra" generazione di studenti.
grazie
Annalisa

Silvia ha detto...

Creare è dare una forma al proprio destino"

"Sii realista, chiedi l'impossibile"

"Il fascino è l'arte di farsi dir di sì senza aver posto alcuna domanda esplicita"

Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice"

Sono le mie preferite. Altre non le condivido per niente. Però è indubbio il fascino che esercitano le frasi celebri dei grandi per il dono della sintesi nello svelare le grandi verità. Del momento.

Solimano ha detto...

Annalisa, la mia lettura di quelle citazioni è vicina alla tua, con qualche differenza. Ad esempio, il
"Sii realista, chiedi l'impossibile" lo leggo non come un "Credo quia absurdum" che non sta in piedi, ma come un ossimoro di pensiero e di comportamento praticabile, quasi doveroso: è necessario chiedere troppo, per ottenere molto. E come "élan vital" dell'uomo inteso come "corpo animato" (U. Galimberti).
Trovo coerente e lucido, Camus, compreso quello de "L'étranger" e trovo acuminato il suo "La virtù non può separarsi dalla realtà senza diventare un principio di male", che andrebbe buttato in faccia a tanti moralisti e spiritualisti che non pagano pegno, contenti come sono della loro aridità infeconda, spacciata per umilismo. Quando si viene al dunque, questi sono peggio di tutti, perché soccorsi da un inconscio furbo che li mantiene in buonafede. Questo tipo di buonafede falsa è la peggiore delle ipocrisie: non si può salvare insieme il peccato originale e l'evoluzionismo, il perdona settanta volte sette con le sberle che tirano, se toccati sul vivo (sberle per il nostro bene, come no).
Infine (ma forse questa è la cosa più importante), Albert Camus è un grande scrittore, non un saggista à la page. Per questo ha durato e durerà.

saluti Annalisa
Solimano

Solimano ha detto...

C'è una citazione che non ho scelto, probabilmente perché non è politicamente corretto sceglierla. E' stata una mia autocensura mezza conscia mezza inconscia. Me ne pento e qui la metto:

"Per essere felici non ci si deve occupare troppo del prossimo"

Ci trovo molta schiettezza, onestà interiore, assenza totale di ipocrisia, positività, in questa frase di Camus. Ci tornerò un'altra volta, sulle sue tante ragioni.

saluti
Solimano

annalisa6604 ha detto...

Con questa citazione invece mi trovi daccordo solo dandone una ben distinta interpretazione! Nel senso che se "occuparsi del prossimo" vuol dire "impicciarsi" dei fatti degli altri ovviamente sono daccordo, se invece la si interpreta come "dedicarsi" agli altri no.
Non perché voglia seguire a tutti i costi il precetto evangelico "ama il prossimo tuo come te stesso", anche perché questo sembrerebbe un prossimo "indifferenziato" che comunque si dovrebbe amare......ma perché, intendendo come "prossimi" le persone che mi stanno vicine, che mi amano e che io amo, in cui credo e che stimo, dedicandomi ad esse, mettendomi in relazione con loro e aiutandole, se mai (egoisticamente forse), aiuto proprio me stessa o per lo meno provo piacere nel farlo e per me la "felicità" sta proprio nel condividere con gli altri.
L'ho virgolettata perché sul termine felicità ci sarebbe molto da discutere e non finiremmo mai, ma qui la intendo nel suo significato più semplice ed immediato: di essere contenti, di provare piacere, di stare bene.
ciaoooooooo
Annalisa

Solimano ha detto...

Ecco, il provare piacere a farlo è la discriminante.
Me lo spiegò il maestro di yoga:
"Si parla spesso dell'ingratitudine, però succede che quello a cui fai del bene si sente in debito con te, e nessun debitore ama il creditore. A meno che quello a cui fai del bene avverta che tu lo fai con piacere: allora non ci sono più debitori né creditori". Una logica strana, ma difficilmente scalfibile, a cui si aggiunge che la cultura indica non si basa sull'ama il prossimo tuo, ma sul tat twam asi (quello sei tu) che è tutt'altro che un sinonimo, elimina la separatezza.
Infine, la felicità degli altri è il corollario del teorema della nostra felicità: se ci accudiamo con disattaccamento, ma comunque accudendoci, tutto diviene più facile. Li abbiamo conosciuti tutti i facitori di bene in stato perenne di autopunizione. Non funge.

saluti Annalisa
Solimano

MARCO ha detto...

ciao... mi intrometto ...

" Sii realista... chiedi l'impossibile "

Mi piace la contrapposizione tra la realtà e l'impossibilità di ottenere qualche cosa perchè irraggiungibile ...

In realtà per la mente non esiste nulla di impossibile... nessuno ti può limitare il pensiero ...

ma anche nella realtà se ti poni un'obiettivo e lo vuoi fortemente anche se sembra irraggiungibile con la costanza e la determinazione hai buone probabilità di raggiungerlo... ma se non lo raggiungi hai comunque ottenuto l'obietto di godere per qualche attimo l'illisione di esserci riuscito... ed è sempre meglio di niente !!!