lunedì 11 gennaio 2010

"Dialogo sul Tango" (3)

annalisa 6604

Siamo alla terza puntata di questa mia chiacchierata sul tango e, in questo "punto", cercherò di addentrarmi in quelle che sono o dovrebbero essere le interpretazioni musicali e le emozioni che suscitano, lontane dall'esecuzione di mere sequenze di passi e figure.....




3. Il ballo, le interpretazioni musicali, le emozioni
"Va abbandonato lo stereotipo del tango come ballo sensuale, e quando anch’io, a volte, faccio riferimento alla “sensualità”, mi riferisco alla capacità di provare e di trasmettere emozioni, alla capacità di ballare col "cuore" oltre che con le gambe; si può infatti voler raggiungere padronanze tecniche e interpretative, ma non si deve mai dimenticare di provare emozioni.

Se manca la capacità di trasmettere queste emozioni, “l'opera d'arte”, per quanto bella tecnicamente, non ha nessun valore, non ci dice niente: se questo vale per la pittura, la scultura, l'esecuzione musicale, ecc., deve valere di conseguenza anche per la danza (e in questo caso per il tango).

Questo per me è ed è sempre stato il ballo, il tango: la capacità di interpretare la musica, di adattarsi al ritmo, al tempo o alla melodia con proprietà tecnica, ma soprattutto con una grande capacità di esprimere e trasmettere i sentimenti e le emozioni che, via via, i brani suscitano in noi. Purtroppo sempre più difficilmente mi “emoziono” e sempre meno trovo coppie che riescano ad esprimere aldilà della loro capacità tecnica una vera e propria personalità.

Riguardo alle ispirazioni modellistiche (che il mio amico considerava divergenti), non ho nette preferenze di modelli stilistici: non potendo purtroppo “creare”, ma dovendomi adattare ai modelli creativi del ballerino, tutto dipende esclusivamente dalle sue scelte o predisposizioni, e soprattutto dalla sua capacità di dialogare e di adattarsi alla ritmica o alla melodia.

Anche per questo tendo a non ballare con un solo partner anche se sono consapevole che con pochi si può instaurare il vero “dialogo” del tango e a volte questo dialogo appunto si trasforma in monologo.
Monologo che purtroppo non ha la stessa valenza per entrambi i partner: la donna, se pur costretta dal non ritmo dell’uomo, non può imporsi e, se lo fa, si vede e non va bene, l'uomo, invece, può imporsi e, se lo fa, la donna diventa seguidora e la cosa funziona meglio.

A volte si prediligono brani lenti, con posture statiche, che ben si adattano ad inserimenti di combinazioni di passi e figure “memorizzate” e che facilmente il ballerino può impostare sulla melodia trascurando la ritmica: meglio certo, con un ballerino dotato di una buona sensibilità musicale, scelte diverse, per esempio di brani più moderni, caratterizzati da cambi di ritmica. Musiche sicuramente molto adatte a improvvisazioni e variazioni tecniche, nelle quali viene esaltata la capacità di improvvisare il disegno coreografico in relazione al tempo musicale, in accordo all'interpretazione soggettiva e alla capacità di elaborare una visione personale.

Poiché il tango è l'unica danza popolare di coppia che propone il “non movimento”, il “non ballo” (per esempio le pause di Gavito), ritengo che anche questo aspetto, insieme a variazioni dinamiche, faccia parte intrinseca di questo ballo e sia in perfetto accordo con la libertà di elaborare e sviluppare improvvisazioni."

5 commenti:

Solimano ha detto...

Annalisa, non ci vedo nulla di male, nel fatto che nel tango, fra le emozioni che possono provare sia quelli che lo ballano sia quelli che lo guardano, ci siano anche emozioni sensuali o erotiche, chiamiamole come vogliamo. Succede con la musica, col cinema, con le pitture e le sculture, con i libri, perché non con il tango e con la danza in generale? La Danza è un'esperienza radicatissima nella corporeità.

Faccio un esempio nel cinema. I dieci minuti (non di più) di Cyd Charisse in Cantando sotto la pioggia sono indimenticabili... chissà, forse anche perché Gene Kelly è costretto a fare il seguidor (scusa l'improprietà).

Poi, c'è la capacità di trasmettere, e guai se manca, ma c'è anche il problema della capacità di ricevere, e se manca, c'è poco da fare: l'ho visto tante volte a concerti, musei, in biblioteche, a scuola. A volte ho l'impressione che un certo specialismo erudito (comune fra i lettori di libri e i visitatori di musei), sia un'alibi dell'incapacità primaria: non sono in grado di provare emozioni. E se non c'è l'emozione, vuol dire che non c'è l'esperienza. A Parma dicono: "E' morta l'Aida!".

Che tutto ciò si regga su uno studio assiduo e approfondito (la traspirazione ci vuole, non basta l'ispirazione), mi è chiaro: non posso sopportare la sensiblerie. Non ci sono scorciatoie, la strada è lunga e impegnativa.

grazie Annalisa e saluti
Solimano

annalisa6604 ha detto...

Solimano, sicuramente non c'è nulla di male...io mi riferivo, e forse non sono stata chiara, a quell'immagine quasi esclusiva e riduttiva che soprattutto i media e la comunicazione in generale danno del tango, come quintessenza della sensualità, ridotta
a prodotto commerciale in chiave di arma di seduzione, fatta di sguardi melliflui e casqué, mentre dietro al tango c'è una storia, un vissuto, che tocca tanti altri aspetti e sfacettature e che, in questi miei daloghi, mi soffermo ad analizzare solo come "dialogo" e come coinvolgimento tra "ballerini".
grazie e un salutone
Annalisa

Solimano ha detto...

Annalisa, l'involgarimento dei grandi temi (compresi sensualità ed erotismo) è strettamente collegato alla comunicazione di massa, per cui la moneta cattiva tende a scacciare quella buona.
Lo si vede anche in rete, in cui l'innesco di circoli viziosi è più frequente di quello di circoli virtuosi. Come se il problema in rete fosse correre correre correre, non tenendo conto del giusto sizing. Una caserma non può essere di cinquanta soldati e un asilo non può essere di cinquecento bambini.
Non per essere elitari, non è questo il punto, ma perché fare le cose bene, vuol dire metterci il tempo giusto. Altrimenti... ci sono tante belle cose da fare, senza perdere tempo in chiassate noiose, in forzose allegrie, in piagnistei sistematici.
Tutto questo per dire che -utilizzando il calcolo combinatorio, guarda un po' - ho dimostrato che un luogo come Stanze all'aria non può superare i venti guest assidui. Altrimenti, la vera conoscenza reciproca non decolla: si sta sui commenti, non sulla conversazione (arte un po' più complessa, ma più gratificante).
Credo che anche per la Milonga sia così. Il gruppo umano primigenio era di ottanta individui, ci sarà stato qualche motivo.
Senso del limite, senso della misura, questo serve.

un caro saluto, Annalisa
Solimano

sena.claudio@ymail.com ha detto...

La mia breve ma intensa esperienza mi porta ad affermare che nel Tango stai bene quando incontri un/una partner con cui riesci ad esprimerti al meglio nella tecnica di danza, nella musicalità e nell'abbraccio, generando in quei pochi minuti una rara sintonia di corpi e sensazioni.
Chi non vorrebbe provare queste sensazioni con il proprio/a compagno/a di vita?
Invece, succede spesso di trovare la sintonia "giusta" più frequentemente con persone del tutto sconosciute.
Vuoi per evitare la ripetitività degli schemi (pur nella loro varietà...), vuoi per la voglia di sperimentare la personale capacità di ascolto/guida, anche io provo grande soddisfazione quando la ballerina del momento comprende e interpreta correttamente i miei segnali.
Meglio ancora se la ballerina è più esperta e mi aiuta a trovare maggiore equilibrio, a perfezionare una marcazione o a stare sul tempo e sul ritmo del brano musicale...
Grazie, Annalisa.
Claudio

annalisa6604 ha detto...

grazie a te Claudio......chissà forse ci incontreremo in Milonga.....sapremo "ascoltarci"?
annalisa6604