Dopodomani, giovedì 15 ottobre, si terrà qui a Monza la prima delle quattro conferenze autunnali di Novaluna. Come ho fatto per le quattro conferenze di primavera (Zucconi, Osculati, Isman, Sabbatucci) cercherò di essere presente a tutte e quattro le conferenze scrivendo successivamente dei post su ognuna di esse. Inserisco qui sopra il manifesto introduttivo che dà le informazioni essenziali. Due parole sui quattro relatori.
Paolo Branca è dal 2005 Docente di Lingua, letteratura araba e islamistica all'Università Cattolica Sacro Cuore di Milano.
Barbara Schiavulli è una giornalista di guerra (singolare definizione...) che scrive su La Stampa, Il Messaggero e L'Espresso. E' tornata da poco dall'Afghanistan.
Pietro Greco è giornalista scientifico e scrittore. Direttore del "Master in comunicazione della scienza" presso il SISSA di Trieste, collabora dal 1987 con l'Unità. Partecipazione a diversi programmi radiofonici e televisivi. Collaborazione col ministro Luigi Berlinguer. Fra i libri più recenti: "Pianeta Acqua", "Biotecnologie", "La Città della Scienza".
Boris Pahor, nato nel 1913, decano della letteratura slovena, vive a Trieste. Principali opere, tradotte in molte lingue, e da qualche anno, in italiano: "Necropoli", "Il rogo nel porto", "La villa sul lago", "Il petalo giallo", "Nella cittadella triestina", "Bonaccia con gli aranci".
Sono venuto a conoscenza del tema della prima conferenza (Immigrati: seconda generazione) proprio nel giorno in cui ci fu il terribile delitto di Pordenone, con la ragazza diciottenne uccisa dal padre e con la madre che disse che il padre aveva fatto bene. Ho pensato come un arcaico tribalismo continui ad essere presente nella storia umana: i figli come cose del padre. Le immagini qui sotto hanno questo aspetto in comune: Isacco, Ifigenia, Padre padrone.
7 commenti:
Un 'cartellone' molto ricco e di grande pregio.
Ancora una volta avrei voglia di azzerare le distanze...
Il concetto di 'confine', poi porta con sè una serie infinita di connotazioni.
ne parleremo, eh?
un saluto
zena
Davvero interessante, Solimano. Concordo con quello che dici rispetto al padre che ha ammazzato la figlia. Purtroppo sottovalutiamo questo genere di problemi e tante volte li giustifichiamo in modo leggero. Sono problemi, invece, enormi con cui faremo sempre più i conti.
Tanti anni fa ho avuto in classe una ragazza tunisina che viveva in comunità perchè la madre si era separata dal marito che viveva ancora a Tunisi. Era una ragazza molto bella, intelligente e vivacissima.
Dopo un litigio con la mamma mi ha detto con l'arroganza degli adolescenti che voleva tornare dal padre, l'ho presa da parte e le ho spiegato "due cosine". Ha cambiato subito idea. L'ho incontrata poco tempo fa.Mi ha riconosciuto e mi è corsa incontro. Tra le tante cose che mi ha raccontato (un fiume in piena), mi ha ringraziato per averla aiutata a capire l'errore che avrebbe fatto.
Ci sono anche altri problemi, forse pe adesso meno vsibili. Molti ragazzi immigrati, divisi da buona parte della famiglia che vive ancora nella madre-patria, non avendo nessuna rete famigliare rimangono molto soli durante il giorno e vivono sulla strada formando bande più o meno pericolose per sè e per gli altri.
Mi sembra comunque davvero tutto molto interessante: ci riferirai
Grazie
Proprio ieri Calasso lamentava l'incapacità che oggi abbiamo di leggere i quadri di soggetto mitologico (e mica solo quelli). Una società, al contrario di ciò che si pensa, cieca alle immagini (io che insegno per metà con immagini, posso testimoniarlo anche per quel che riguarda l'immagine scientifica).
Fai bene a mettere quelle immagini sacre e profane (o meglio, "diversamente sacre") che, più di un discorso (o meglio, a fissare un discorso) ci dicono quanto la famiglia sia un luogo ambivalente (scusate se ripeto il mio aggettivo preferito): protettivo involucro per la crescita, ma anche luogo primo della violenza e dell'odio. E del sacrificio, appunto.
Grazie per il detto e per il mostrato,
Maz
Zena, guarda bene le date dei vari incontri. Può darsi che ce ne sia una che coincide con impegni vostri a Milano... e Monza è a dieci chilometri da Milano. Ci sentiremo.
Confini. Ci sono due atteggiamenti che sono come le due facce della stessa moneta: quello di chi crede che i confini siano insuperabili e quello di chi crede che i confini non esistano (come fa una certa sinistra che ignora l'etica della responsabilità).
Giulia, nell'immigrazione da culture con forti caratteristiche tribali, i giovani e le donne si ambientano prima per un motivo semplicissimo: toccano con mano i vantaggi rispetto alla cultura di provenienza. I maschi adulti patiscono la perdita di potere. Succedeva anche al tempo dell'immigrazione dal nostro sud, e fino a pochi anni fa c'erano dei parroci che combinavano matrimoni fra coltivatori diretti del nord e ragazze meridionali.
Osserva la somiglianza fra il mito biblico e il mito greco: il tentato sacrificio di Isacco e di Ifigenia non va a buon fine, perché c'è un intervento angelico o divino. Però, nell'Orestea, una delle cause scatenanti dell'uccisione di Agamennone è il sacrificio di Ifigenia che la madre, Clitennestra non poteva perdonare. Evidentemente, in un mito precedente, il sacrificio avveniva. Un segno del faticoso passaggio dal tribalismo ad una civiltà più avanzata.
Se vai a Parigi, visita il Musée de l'Homme. Si dimostra che per millenni l'incesto è stata la regola, non l'eccezione. Ancora nei primi decenni del Novecento era diffuso anche in certe zone europee, e il nesso tribalismo-incesto è molto forte. D'altra parte, dove avvengono più frequentemente casi di pedofilìa? All'interno delle famiglie, lo dicono tutte le indagini. Di questi temi non si parla, meno che mai nelle scuole.
Màz, la tocco con mano ogni giorno, la rimozione delle immagini (e ancor più del significato della singola immagine, che giustamente chiami diversamente sacra. Gran parte della cultura artistica ha badato ai cosiddetti valori formali senza accorgersi del significato dell'immagine che è il motivo primario per cui quell'immagine è stata realizzata.
Faccio solo un esempio (ma ci tornerò). Roberto Longhi chiamò la Camera di San Paolo del Correggio "una delicata ecloga venatoria". Pochi anni dopo Panofsky spiegò gli affreschi: si trattava di una rappresentazione dei quattro elementi. Longhi, testardamente, non cambiò idea. Di esempi di questo tipo se ne potrebbero fare tanti. E' pericoloso e prepotente, parlare dei valori formali prima di parlare del significato: significa mettersi davanti all'opera nascondendola, invece di lasciarsene penetrare. Dobbiamo saper essere in un certo senso indifesi e accoglienti di fronte a immagini e musiche, anche a scritture. Quanti hanno cercato e cercano di sovrapporsi a Dante!
A partire dai testi della Commedia su cui abbiamo studiato a scuola.
grazie e saluti
Solimano
Bel programma. Assisterei volentieri. Solo da questi incontri impari la verità. Se potessi...
Aspetto resoconti.
Sulla questione della ragazza uccisa dal padre non riesco a commentare. Storia e tradizione, cultura e religione per me, nel 2009, qui, non giustificano atti del genere, per nessun motivo. E se da una parte rimango impietrita, dall'altra mi assale una rabbia cieca. E non vanno bene, nel senso che non servono, nessuna delle due reazioni. Ho molto da imparare.
Silvia: io ho la rabbia cieca; uccidere i figli non ammette perdono. Ma succede.
I motivi sono i più diversi (c'è il padre che si vede disonorato; c'è la madre che vuole vendicarsi del marito; c'è chi -non riuscendo ad accudire i figli, ma non riuscendo nemmeno a concepire questi che crescono senza i genitori- li uccidono). Motivo non è giustificazione. Non esiste l'omicidio immotivato.
Il tema del padre o della madre che uccide i figli è così antico da essere pressoché universale nel mito. Tremendo quello di Medea. Tremendi gli dei magiatori dei propri figli. E ci sono gli esempi che citava Solimano.
Perché, tra tutti gli omicidi, quello ai danni dei figli è particolarmente frequente e particolarmente orrendo. E ha a che fare, in prima istanza, proprio con la definizione (emotiva, prima che razionale o legale) del rapporto tra genitori e figli. Con la definizione, cioè, del confine che passa tra l'individualità del figlio o della figlia, e l'unità (emotiva, ma anche sociale) della famiglia (e della coppia genitore-figlio).
Quando esplode, è il più tremendo dei conflitti. (Di quei conflitti che i greci rappresentavano in forma di tragedia).
Ciao,
Maz
Aggiungo una cosa che ho letto a suo tempo negli Annali di Tacito.
Nelle leggi dei romani (grandi legislatori) era assente il reato di parricidio. Non per distrazione, ma perché i primi legislatori ritenevano ontologicamente impossibile che un figlio uccidesse il padre.
E chissà, in quelle leggi era assente anche il reato di infanticidio, ma per tutt'altri motivi. E' una mia illazione, ma non credo di essere lontano dal vero: i figli (e la moglie, o le mogli) intesi come cose, come patrimonio del pater familias.
E quando due sere fa ho sentito Paolo Branca lodare la cultura di rispetto che ha visto in Marocco, per cui c'è la filiera padre/figlio maggiore/figlio minore, ho pensato: "Guarda un po' la radice per cui trecento maschi celibi anziani pretendono di dettar legge a tutti e tutte sulla morale sessuale et similia".
Ci sono talmente dentro che non ci badano più, a parte il fatto delle due ingiunzioni paradossali inserite nei comandamenti: "non desiderare la donna... non desiderare la roba...". Puoi vietare l'azione, non il desiderio, che è spontaneo, non dipende da te provarlo o no.
Non se ne rendono conto, da questo punto di vista la buona fede è più pericolosa della mala fede.
La più diffusa ingiunzione paradossale però non è nei comandamenti, è il devi amarmi. Quanti danni produce nei rapporti amorosi questa ingiunzione (espressa o tacita)!
saluti
Solimano
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