mercoledì 22 luglio 2009

Italia mia benchè (2)

Solimano

La sera delle primarie

Domenica 16 ottobre 2005 si svolsero quelle che furono chiamate "le primarie per Prodi". Andammo a votare in più di tre milioni e mezzo. Quel giorno, quasi dappertutto, toccò fare la fila, per votare. Non solo perché il numero dei seggi era inferiore a quello delle elezioni ufficiali, ma per altri due motivi: i soldi ed i dati.
I soldi perché ogni votante era tenuto a pagare la cifra simbolica di un euro (molti diedero di più).
I dati perché ci fu richiesto di lasciare i nostri dati anagrafici, ed anche l'indirizzo, il numero di telefono e l'email. Ci voleva un po' di tempo, tempo ben speso.
All'uscita dal seggio, ero contento: "Che bello, che la sinistra sa finalmente chi sono i suoi elettori!"

Ma non andò così, me ne accorsi nel giro di poco tempo. Quei dati non furono evidentemente utilizzati; altrimenti ci sarebbe voluto poco a spedire un feedback a tutti e a ciascuno, un bel "Grazie!" per posta o per email. A parte le possibili iniziative locali: a Monza, a Vimercate, a Lissone, a Desio...
Niente di tutto questo. Mi sembrava incredibile e chiesi informazioni ad un amico, che quel giorno era stato presidente di seggio.
La sera delle primarie, tutti i presidenti di seggio di Monza si recarono presso una sede in cui li aspettavano (con gli occhi fuori dalla testa) i responsabili dei partiti, ognuno pensando ai fatti del proprio partito. Cominciò una discussione vivace (eufemismo) sulla suddivisione dei soldi e dei dati. Per semplicità, si concentrarono sui soldi, che non erano soldi simbolici ma soldi veri e faticosamente raggiunsero un'intesa e se li spartirono (niente corruzione, la politica costa). Per i dati, non ebbero né tempo né voglia di innescare un'altra discussione, sfibrati da quella sui soldi. I dati giacquero in corpose cartelle sul pavimento e lì rimasero, senza essere utilizzati. Le persone avevano sempre qualcosa di più importante di quella di occuparsi di questa menata dei dati anagrafici, telefoni, email...
A me non stava bene e sollevai l'argomento in occasione di una riunione dell'Associazione Monza per l'Ulivo. Quella sera erano presenti i due segretari dei DS e della Margherita (si era dovuto insistere, perché venissero a trovarci) e dopo due o tre domanducce delle solite, sollevai la questione, dicendo alcune cose che vi risparmio, salvo due: che un ragazzo di diciotto anni, dopo sei mesi di azienda, sa perfettamente che importanza ha un Data Base di tre milioni e mezzo di indirizzi e che Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta, che andavano in giro per le Associazioni Industriali e Commerciali, dovevano stare attenti alle reazioni, se quelle persone che stavano corteggiando si fossero rese conto di una simile trascuratezza. Nessuno rispose.
Chiesero: "C'è qualche altra domanda?" e ricominciò la manfrina delle domanducce usuali, salvo alla fine, noblesse oblige, in cui una persona disse: "Non ho domande. Dico che sono del tutto d'accordo con ciò che ha detto Primo". Nessuna risposta. I due segretari dei partiti (uno era Pippo Civati, che adesso fa il movimentista) se ne andarono senza guardarmi in faccia: gli avevo guastato la serata.

Però si lagnano ogni giorno, dicendo: "Eh, noi non abbiamo le televisioni!"

Sono andato faticosamente a votare, alle recenti elezioni, mettendo un crocione veloce sul simbolo del Pd.

Nella scuola dove hanno sede i seggi elettorali, quel giorno, non c'era nessuno del Pdl, nessuno del Pd. C'erano dieci leghisti -uomini e donne- contenti di esserci. Anche loro non hanno le televisioni, ma si lagnano di meno.

Soluzioni? La prise du pouvoir da parte dei Circoli. L'intendance suivra.

P.S. Le immagini. Queste statuette di Honoré Daumier sono esposte al Musée d'Orsay di Parigi. Sono state eseguite attorno al 1833 e si tratta di caricature di uomini politici. Ogni statuetta è alta meno di venti centimetri, ma se cliccate le immagini, diventano grandi, questi politici!

8 commenti:

Barbara Cerquetti ha detto...

Ehm...Primo, ho seguito tutto il discorso e sono d'accordo con te anch'io ma... che significano quelle due frasi in francese che metti alla fine?

mazapegul ha detto...

Primo, le mie (forse utili) esperienze e le mie (sicuramente inutili) opinioni farebbero di questo commento un testo troppo lungo, anche per un blog dai commenti lunghi come questo. Dico solo due cose veloci, quindi. (1) Al prossimo congresso lascerò la carica di coordinatore del mio circolo PD, dopo un'esperienza deludente. Non ho avuto il coraggio di spingere appieno nella direzione giusta (apertura, discussione degli hot topic subito, presidio delle pieghe del territorio); perché ho visto che andavo in rotta di collisione col sindaco. Ho tenuto fermo su pochi punti, ma non basta. (2) Ho meditato per anni la tua lezione sulla prepolitica (e la battuta del mio sindaco: "per queste cose dovresti fondare un circolo culturale"), e sto cercando una decina di persone per formare un'associzione culturale, con caratteristiche (credo) inusuali. Ti (vi) dirò con calma un'altra volta.
Sei stato molto chiaro, come sempre su questi temi,
Maz

Solimano ha detto...

Hai ragione, Barbara, a volte il grillo parlante prende il sopravvento... e parla in francese!
La prise du pouvir è la presa del potere, una frase da giacobini.
I Circoli sono le strutture di base, per intendersi, quello che una volta erano le cellule o le sezioni. Gruppi di persone su base territoriale, a Monza, ad esempio, ci sono sei Circoli.
A mio avviso dovrebbero avere una grande autonomia ed i membri del Circolo dovrebbero eleggere il loro capo, mentre oggi c'è tutta una burocrazia che sta sopra, col fiato sul collo dei Circoli.
L'intendance suivra è una frase militaresca. I combattenti hanno le loro ragioni, che spesso si scontrano con quelle logistiche ed organizzative. L'intendenza seguirà significa che devono essere quelli che stanno dietro a organizzarsi in funzione delle decisioni di quelli che stanno davanti, non viceversa.
Nella situazione attuale, i Ctrcoli spesso non danno priorità a quello che dovrebbe essere il loro obiettivo: essere visibili es ascoltati dai cittadini che non fanno parte del partito.
Sulla carta, sono discorsi semplici, ma nei fatti c'è un problema di potere quasi insuperabile: nessuno fa un passo indietro se non è costretto, per questo parlo di bprise du pouvoir, che è un atto che ha un che di eversivo.

grazie e saludos
Solimano

sabrinamanca ha detto...

Altroché se hai ragione Primo. Non solo si poteva spedire le mail per ringraziare ma si avevano tre milioni e mezzo di indirizzi di votanti, persone che liberamente avevano scelto di fornire i loro dati. Non utilizzare quei dati rivela una miopia che del resto non stupisce se no non saremmo a questo punto. Io devo dire che ho votato a Parigi e mi hanno subito inserito nella newsletter del pd, ricevo quindi ogni tanto inviti a riunioni o informazioni varie.
Un saluto dalla città più calda d'Italia (Sassari, 22 luglio 2009)

zena ha detto...

(caro Solimano, accomunati nel crocione veloce... e nella speranza nella prepolitica)

Silvia ha detto...

Curioso che Sabrina che risiede a Parigi venga informata e quelli che stanno ad un metro dalla sezione no. Io mi stupii per l'iniziativa devo ammettere, quando mi chiesero i dati, e fornii con piacere, contrariamente al solito. Poi non ci pensai più. Mi ci hai fatto pensare tu Solimano adesso, che non mi è mai arrivato niente di niente.
Ma avevamo firmato anche per il consenso sul trattamento dei dati personali? Non mi ricordo davvero.

annarita ha detto...

Neppure a me è arrivato mai nulla da parte del PD e sì che quel giorno c'era un fermento che faceva piacere, sembrava, dico sembrava, che si dovessero fare grandi cose. Non si è visto niente di niente, le varie e malaccoppiate anime del PD hanno fatto e continuano a fare i capricci e poi ci si ritrova impastoiati in una palude imbarazzante come quella del caso Grillo. Ma i problemi se li vanno a cercare col lanternino? Boh!
Salutissimi, Annarita

Solimano ha detto...

Sulla prepolitica, mi ricordo la domanda in fondo ingenua (ma anche sfottente) che mi facevano a suo tempo: "Cos'è la prepolitica?".
Ma ora non me la fanno più perché la risposta giusta l'ho trovata: "Non ti so dire cosa sia la prepolitica, però so che cos'è la politica: la post-prepolitica". Capiscono, se la prendono, ma capiscono.
La situazione della lotta congressuale nel Pd fra Bersani, Franceschini e Marino è degna di Ionesco: una agitazione frenetica che non porta da nessuna parte. In termini di pragmatica della comunicazione rientra nella casistica ben conosciuta del plus ça change plus c'est la même chose. Più cambia più è la stessa cosa.
Ricordo bene che dopo Piazza Navona scattò nei DS il riflesso condizionato: convochiamo i nostri intellettuali. Ma Nanni Moretti non andò a quella riunione voluta da Fassino, e fece benissimo a non andare. Mi piacerebbe avere l'elenco di quelli che andarono alla riunione e fare delle considerazioni su quello che è successo negli anni dopo ad ognuno di loro, allora fieri di essere gli intellettuali di riferimento del partito. La situazione è talmente grave che sono fiducioso che si possa risolvere. La gravità è evidente: trovatene uno che dica: "Sono fiero di essere iscritto al Pd".

grazie e saludos
Solimano