venerdì 10 luglio 2009

Genova

zena

Siamo stati a Genova, per qualche giorno: saran due settimane, sabato.
(Trattasi in effetti di comunicazione poco tempestiva, ma c’è che la ‘diretta’ non mi riesce bene e vado più spesso in differita).
L’abbiamo ristretta al centro storico e ce la siamo girata piano piano, seguendo gli indizi degli amici, perchè ci piace, fra le varie piste, seguire quelle collaudate dagli affetti.

Mi piace Genova, sapete?

Mi piace per via del nome, anche: lì mi sento chiamare dappertutto, mi vedo scritta in ogni luogo, perché Genova suona 'zena' in dialetto, con quella zeta non molto affilata, comune ai suoni della mia parlata. Più a casa di così, certo non si può.

Mi piace per il suo cuore vecchio di strade e di stradine, che si aprono e si stringono: quelle grandi dicono dei fasti del passato, con l’affacciarsi dei Palazzi dei Rolli, ma quelle piccole, i carugi, ancora conservano tracce di antichi mestieri, di tutti i mestieri, anche di quelli che richiedono l’attesa, il muro alle spalle come appoggio.

Mi piace per Rubens che incontro nella Chiesa del Gesù, opulento nelle forme e nei colori.
E per la varia, colorata umanità che circonda il porto, in una mezza luna di portici all’odore di panissa.

Mi piace per una certa aria di tolleranza che ho respirato (magari potrò essere contraddetta da centinaia di esempi in direzione contraria…), mentre ammiravo un robusto, attempato camallo seduto a un’osteria, vicino a piazza Bianchi, con la sua bella parrucca fuxia, a pelo lungo, nella totale non-sorpresa di chi gli passava accanto.
Un assaggio della libertà che i grandi numeri talvolta consentono…


P.S. Le immagini. Un particolare del quadro di Rubens "Miracoli di Sant'Ignazio" (1615-20) nella Chiesa del Gesù. Una incisione del Settecento inglese con la pianta di Genova. Appartiene alla Collezione Conway della Courtauld Gallery di Londra. (s)

10 commenti:

zena ha detto...

grazie, Primo!
Del miracolo Sant'Ignazio son proprio i volumi e i riflessi cangianti dell'abito a incantarmi:)
Sono felice di questa scelta: grazie grazie ancora.

mazapegul ha detto...

E' tanto che non vado a Genova, cara Zena. Me la ricordo come la piu' mediterranea delle nostre citta': piu' di Napoli, piu' della stessa Venezia. Forse la sensazione di liberta' ha anche a che fare con quello: con l'apertura che solo l'affaccciarsi di un porto sul mare puo' dare.

Maz

annarita ha detto...

L'ultimo passaggio a Genova risale al trascorso ponte di Ognissanti, ma confesso che non abbiamo dedicato tempo al centro storico, ai carrugi e a tutto ciò che di invitante tu descrivi, presi tra una piccola fiera libraria e le vasche dell'Acquario. Mi fai venire voglia di tornare e assaporare l'atmosfera che hai così bene descritto. Salutissimi, Annarita

zena ha detto...

Eravamo in un albergo carino,al terzo piano, fra i tetti: al primo piano la CGIL, a fianco l'UDI. Rivista da leggere: L'Internazionale!
Insomma, mi sentivo protetta assai.
Coi ragazzi gentili della reception che suggerivano per il gusto di far scoprire le cose.
E così si è arrivati anche da Maria, mitica osteria, la cui la vecchia proprietaria era nota e amatissima: dava da mangiare a tutti, anche a chi non pagava.
Ancora adesso è rimasta la stessa impronta spartana e semplice: gli avventori si siedono a tavoli comuni, spartiscono il pane e si passano l'acqua.
Si parla e si mangia, in confidenza.
Un primo e un secondo(a scelta e la scelta è tanta: cose semplici e buone)a nove euro!

Silvia ha detto...

Se io penso ad un porto penso a quello di Genova. Se penso ai viaggi penso al porto di Genova. Sarà perchè è la città natale di Cristoforo Colombo e di De Andrè e questi due di viaggi ne capivano qualcosa, ognuno a modo suo.
Se penso ad un luogo aperto al mondo penso a Genova, che credo sia capace di accoglierlo e riportarlo in giro, se fosse necessario, satollo di ravioli di patate al pesto.
Genova ha un buon profumo anche se puzza, perchè ha in sè la tradizione del dialetto (difficilissimo) genovese e le lingue bagnate dagli oceani. Che i Genovesi, anche se vivono su un mare "chiuso", da tempo lontano veleggiano solcando gli oceani, verso l'ignoto. Penso a Genova come città più internazionale di NY, anche perchè è in Europa e ne porta la storia e perchè i blue-jeans in origine sono genovesi.
Più internazionali di così!
ciao bella donna:)

Silvia ha detto...

p.s.lascio una noticina di servizio.
Per chi non l'avesse ancora fatto, consiglio di passare da Habanera non-blog e leggere la delizia del post "Il ballo della vita umana"(2)di Solimano.
Una piccola delizia.

Amfortas ha detto...

Conosco poco Genova, ma quando ci sono stato mi sentivo a casa. Vista dal mare è molto simile a Trieste e le persone hanno la ruvidezza docile di certi triestini che vanno scomparendo.
Dovrei tornarci in autunno, ma sempre per poche ore, purtroppo.
Ciao.

Habanera ha detto...

Per assurdo, io che vivo tre mesi l'anno qui a Santa Margherita, a pochi chilometri da Genova, quasi non la conosco.
In verità ogni estate mi riprometto di trascorrere almeno una giornata alla scoperta di Zena ma non trovo mai il momento giusto. Se piove non si ha voglia di andare in giro, se fa troppo caldo men che meno; se invece è una giornata perfetta, calda, ventilata e senza afa, perchè mai dovrei rinunciare ad una splendida giornata di mare per andare in città?
Chissà, magari prima o poi troverò quel momento, se non altro per il Rubens nella Chiesa del Gesù e per l'osteria della Maria...

Ciao, Zena
bacio
H.

zena ha detto...

Allora, carissimi, rilancio: antica osteria di Vico Palla, vicino ai Magazzini dell'Abbondanza. Il menu è su una lavagnetta.
Mandilli (che poi erano i fazzoletti che i marinai si mettevano al collo) al miglior pesto. E certi frittini come antipasto, di merluzzo e verdure, e il polpo tiepido sulle patate schiacciate...
E il latte dolce fritto.
Chiaro, neh, perchè Genova mi piace tanto:)
Per non parlare delle spille vintage, che sono la mia passione, in botteghine dove avrei comprato tutto. Tutto.
Abbracci assortiti.

Solimano ha detto...

Eh, l'effetto del mare sulla civiltà! Mi capitò una esperienza strana.
Giravamo per la Toscana e per tutta una mattina ci fermammo a Pisa. In genere non guardo le guide turistiche durante le visite, preferisco documentarmi dopo, per essere mentalmente (soprattutto percettivamente) più libero, quasi indifeso.
Nel pomeriggio andammo a San Gimignano, che non è molto distante.
Tutta l'impressione fu che San Gimignano fosse stata edificata prima di Pisa: case, chiese, palazzi, vie. Invece è esattamente il contrario e non di pochi anni, di un secolo e più. Il Duomo, la Torre e il Battistero di Pisa sono sorti molto prima delle torri di San Gimignano, posto bellissimo sì, ma che sembra (ed è) una espressione del Medioevo. Guardate le date se non ci credete.
Un'altra singolarità è che tutte le più grandi bellezze di Pisa sono state edificate quando i giochi erano già fatti: Pisa era stata sconfitta proprio da Genova nella battaglia della Meloria.

Di Genova amo in particolare le gallerie di Palazzo Bianco e di Palazzo Rosso, molto meno conosciute di quel che dovrebbe essere e una delle strade più belle e più coerenti, che chissà perché si chiama Corso Garibaldi. Non potevano lasciarle il nome storico?
Ma tutto il centro di Genova è affascinante, una impressione di grande modernità e grande radicamento mischiati insieme.
Il guaio era che per lavoro mi toccava andarci in macchina, e quell'autostrada è da far tremare le vene e i polsi (anche qualcosa d'altro).
Dei genovesi apprezzo l'umorismo un po' grottesco, noi emiliani siamo più scoperti, più pulcini nella stoppa. Gente con l'aria triste, ma non è vero, dentro spesso sono allegri. Chissà se qualcuno di voi ha visto mai alcune commedie di Gilberto Govi. Compagnie un po' amatoriali, niente regie o scene à la page, ma lui riusciva a far ridere per cinque minuti di seguito senza dire neppure una parola.
Zena, sono contento che ti piaccia Rubens, forse il pittore che in assoluto amo di più. Che forza e che curiosità! Viene in Italia giovane. Si esercita continuamente copiando tutti i quadri che gli interessano. E' affascinato dal Caravaggio, lo si vede benissimo nel quadro di Sant'Ignazio. Eppure è sempre lui, Rubens. Quelli veramente grandi sapevano imparare e non sentivano il bisogno di arroccarsi. Pennellata per pennellata senti che il Caravaggio l'ha studiato bene (anche nella scelta della fisionomica). Eppure è lui, una personalità che resiste imparando continuamente. Ma mi fermo... quando in ballo c'è Rubens non smetterei più. Gli si potrebbe appplicare una frase di Carlo Emilio Gadda: "Non sono io che sono barocco, è il mondo ad esserlo".

grazie Zena e saludos
Solimano